La mia solidarietà va a te, madre che corri trafelata e in ritardo verso la scuola dove tuo figlio ti aspetta ancora, rimasto solo insieme alle maestre. Perché una riunione imprevista ti ha trattenuto in ufficio, perché hai dovuto rispondere a una telefonata importante, perché hai dovuto coprire un collega ammalato. Domani andrà meglio e sarai puntualissima. Tuo figlio lo sa, e ti aspetta con fiducia incrollabile. Tutto il resto non ha alcuna importanza.
La mia solidarietà va tutta pure a te, madre che cerchi di convincere il tuo figlio urlante a camminare fino al supermercato. A smettere di fare i capricci, a infilarsi il cappotto, a tirarsi su da terra. Che cerchi di spiegargli, con le energie residue che ti restano dopo una giornata estenuante, che non può avere l’ennesimo giocattolo, e che non può pasteggiare a cioccolata e patatine fritte. Che provi ad essere autorevole senza diventare violenta, irremovibile senza cedere all’aggressività. Che cerchi di superare la crisi sotto lo sguardo della gente, che ti lancia occhiate di commiserazione o di biasimo, e magari azzarda pure un commento pieno di sarcasmo. Tieni duro, tra qualche minuto sarà passata e starete di nuovo bene. Tu lo sai, e degli altri non importa niente.
La mia solidarietà la meriti anche tu, madre col pancione che spinge un passeggino già pieno. La tua stanchezza senza redenzione, la paura di non bastare per entrambi i tuoi figli. Di non farcela. La preoccupazione di togliere qualcosa al tuo primogenito, o di non avere abbastanza risorse per chi deve ancora venire al mondo. I tuoi piedi gonfi e la tua schiena dolente, mentre sospingi con fatica quel piccolo universo vivente che pulsa d’amore di responsabilità.
La mia solidarietà ti arrivi cristallina, madre fresca di sala parto che sembri dover imparare a vivere da capo. Circondata dall’esperienza altrui, che a te serve a poco, ma pure ti fa sentire così inadeguata. Stremata, confusa, gonfia di ormoni e di umori. Timorosa di fare sbagli imperdonabili, di nuocere a quel figlio che tanto ti è costato, e che tanto ami. Il coro greco che ti circonda si affievolirà piano piano, perderà interesse verso la tua nuova famiglia. La tua voce acquisterà sempre più vigore, la tua mano sempre più sicurezza. Datti solo un po’ di tempo, e andrà tutto bene.
La mia solidarietà è per te, che sei una madre single. Che te ne vai per il mondo senza nessuno con cui condividere fino in fondo la responsabilità e la fatica più grandi che un essere umano possa trovarsi ad affrontare. Ti ammiro tantissimo, hai una forza che io non saprei dove andare a cercare. Il tuo lavoro immenso e coraggioso ti premierà.
La mia solidarietà arrivi pure a te, madre che non lavori per scelta. Che passi la tua giornata occupandoti incessantemente della tua famiglia e della casa in cui abitate. Che spesso ti senti guardata come una che non fa niente da mattina a sera, che si fa mantenere, che non ha ambizioni. O a te, che un lavoro ce lo avevi e lo hai perso, che non lo hai mai avuto eppure lo vorresti, ma non arriva, oppure non puoi permettertelo perché non riuscireste a far quadrare i conti con l’asilo o la baby sitter. Stringi i denti e guarda avanti, il tuo avvenire tornerà nelle tue mani, e tuo figlio sarà fiero di te a prescindere dall’etichetta che gli altri ti metteranno addosso.
La mia solidarietà è per te, madre di un solo figlio che non se la sente di metterne al mondo degli altri. Perché non hai aiuti, perché non hai soldi, perché già solo conciliare la tua vita e il tuo lavoro con l’impresa epocale di crescere un bambino è un compito estenuante. Ti giudicano, ti fanno domande che sono insinuazioni, ti feriscono. Ma tu guardati dentro e non avere paura. La tua famiglia è immensa e felice così com’è.
Sono solidale con te perché io sono come te. Perché io sono te. E tutto quello che oggi stai vivendo tu, mi è successo almeno una volta, e mi ha fatto male. Arrivare in ritardo all’asilo, essere sopraffatta da un capriccio, ritrovarmi sola e senza risorse. Sentirmi irrimediabilmente stanca, confusa, fragile. Definitivamente inadeguata. Perché succede a tutte, prima o poi. Anche a quelle che fingono – per troppa insicurezza o per arroganza, che poi spesso sono la stessa cosa – che a loro non capiti mai. Anche a chi punta il dito, a chi sgrana gli occhi, a chi dà di gomito alla vicina di pettegolezzo. Succede a tutte perché è normale, e non è un male. La mia solidarietà è per te, con tutto il cuore. Ti capisco e, se potessi, ti aiuterei volentieri a sopportare il tuo fardello. Perché domani, stanne certa, al posto tuo ci sarò io.