Selvatica.
Scalza tutte le volte che puoi, e tutte quelle in cui non potresti ma io non riesco a impedirtelo. Nuda a sproposito, indifferente al freddo.
A tuo agio coperta di sabbia, di erba, di terra. Inesorabilmente attratta dalle pozzanghere, dalla pioggia, dalle grotte, dagli anfratti inaccessibili.
Furiosa. Capace di una rabbia senza ritegno, che manifesti con l’incontenibilità dei gesti, più che con argomentazioni verbali.
Famelica in momenti sempre diversi, imprevedibili, spesso improbabili, fin da quando il mio latte era il tuo unico sostentamento: asservita ai tuoi istinti primordiali, alla pancia più che alla testa, alla pelle più che al pensiero.
Urlatrice. Con quanto fiato hai in corpo. Senza alcun controllo, senza pudore, senza vergogna. Urlatrice con urgenza di urlare. Con tutto il fiato che ha in corpo.
Lunatica. Di umore ballerino e cangiante, come le ali delle farfalle che tanto ti piacciono. Eppure irremovibile nei tuoi punti fermi. Ostinata e instancabile nel far valere le tue istanze.
Irragionevole. E incapace di mezze misure. Stoica o preda del panico, spietata o sensibile, dolcissima o crudele.
Quando eri piccolissima mi parevi una neonata meditativa, adesso so che eri e sei selvatica.
Indomabile, mi verrebbe quasi da dire. Di certo incontenibile.
Tanto che io ogni tanto mi chiedo fino a che punto sia giusto addomesticarti. Sei selvatica. E spero che una parte di te, da qualche parte, lo resti per sempre.