Decluttering? Preferisco dire sobrietà

Adesso va di moda chiamarlo decluttering. Si tratta, in sostanza, del “fare pulizia”: liberare armadi, librerie, case e scantinati (ma più in generale la propria vita!) dagli oggetti in eccesso. Da quella miriade di “cose”, di cianfrusaglie (in inglese clutter, appunto), di cui non abbiamo realmente bisogno, ma che ci sottraggono spazio e richiedono tempo ed energia per essere periodicamente pulite, sistemate, spostate e ricollocate. Cappotti che non indossiamo da 5 anni, libri che non leggeremo mai, soprammobili buoni solo per accumulare polvere e chi più ne ha più ne metta.

Io preferisco parlare più semplicemente di sobrietà e di etica del consumo. Prevenire il decluttering, per così dire. Fare in modo che il ciarpame non possa neanche provarci, a prendere il sopravvento sulla mia vita. Possedere troppe cose, comprare e consumare troppe cose, dal mio personale punto di vista, non solo non è necessario, ma non è neanche molto ecologico. Soprattutto, non capisco perché i bambini occidentali debbano essere proprietari di così tanti oggetti: guardaroba da fare invidia a una diva di Hollywood, scarpe da abbinare alle varie mise (scordatevi che io dica outfit, sia chiaro), giocattoli che neanche usano, accessori e ammennicoli dal costo improbabile.

Una babele dell’eccesso, uno schiaffo alla miseria che secondo me manca di rispetto ai miliardi di umani che di scarpe non ne hanno neanche un paio. I bambini, in fondo, nascono con pochissimi bisogni materiali: abiti comodi e puliti, calzature che rispettino la loro fisiologia, qualche gioco semplice che li aiuti a crescere. Mi sembra, senza con questo voler giudicare nessun genitore (ognuno fa per i suoi figli quello che ritiene essere il meglio, ci mancherebbe) che rischiamo di creare nei nostri figli bisogni artificiali, insostenibili e fuori controllo. Che facciamo di tutto per convincerli che occorre riempirsi la vita (e le case!) di cose per essere felici.

Le “cose” sono importanti, per come la vedo io, soltanto se diventano strumenti per costruire esperienze da ricordare per tutta la vita. Se sono troppe, ridondanti, replicate, fini a se stesse, confondono e isolano. Io ricordo ancora il nome dei miei pupazzi preferiti. Conservo il drago di gomma con cui giocavo da piccola, in qualche caso sono ancora in grado di dire, a distanza di trent’anni o quasi, chi mi abbia regalato cosa e per quale occasione. Non cambierei mai la mia infanzia morigerata con l’opulenza triste di tanti bambini di oggi.

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11 Commenti

tsukina83 25 Marzo 2014 - 15:48

concordo in pieno su tutta la linea…anche se nella pratica mi porto dietro un sacco di cianfrusaglie con valore più o meno affettivo…ma se una settimana i santi nonni si prenderanno la nipote per una bella vacanza allora mi mettrò a eliminare ( e riciclare cose che possono servire ad altri) tutto quello che ho di superfluo…prima magari che Marghrita si tiri sulla testa pile di rolling stone che non credo di aver mai letto per intero…:)

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Silvana - Una mamma green 26 Marzo 2014 - 11:33

È sempre la questione affettiva, a fregarci…

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Lucia Malanotteno 25 Marzo 2014 - 16:03

verissimo tutto quanto! io sto cercando di prevenire il più possibile, dando spazio se posso a giochi in cui la cosa più importante sia la manualità e con meno plastica possibile. Il prossimo natale contingeteremo i regali, e non sto scherzando!

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Silvana - Una mamma green 26 Marzo 2014 - 11:32

Ecco vedi, ci pensavo anche io, ma quando l’ho accennato mi hanno dato della talebana…

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Lucia Malanotteno 26 Marzo 2014 - 11:43

dai, facciamo insieme natale prossimo, così ci consoliamo e facciamo forza a vicenda!

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uesciva 26 Marzo 2014 - 11:51

io sposo questa filosofia a piene mani… però sono un’inguaribile accumulatrice di “clutter”. Ogni tanto penso che sia proprio colpa del fatto che son cresciuta in un austero regime di sobrietà (per dirne una, in casa mia non si è avuta la TV fino a poco tempo fa, e ora i miei genitori ne hanno una che è più che altro un pezzo di modernariato), un regime a cui sono molto grata per molteplici motivi, ora e solo ora ne vedo i vantaggi, ma ricordo che da bambina e da ragazza ne soffrivo… e mi rendo conto che con Sofia vige un po’ la legge del contrappasso, certe volte, e solo per certe cose (non per i giochi per esempio, non le compro quasi nulla io, ma essendo la prima nipote in una numerosa famiglia arrivano sempre troppe cose…) mi viene proprio voglia di “lasciarmi andare”… quindi in sintesi, sono scissa….

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pietro dalla 28 Marzo 2014 - 17:38

outfit giammai! però mise va bene. non sarebbe meglio l’italiano tenuta o abito!
decluttering o pulizie pasquali? meglio pulizie!

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Silvana - Una mamma green 28 Marzo 2014 - 22:28

Hai ragione. Infatti invece di decluttering dico sobrietà e consumo responsabile. Però mise mi piace, sa di vecchio, lo usiamo da decenni. Perdonami 🙂

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Come vivere in una casa piccola ed essere felici | Una mamma green 8 Aprile 2014 - 11:16

[…] a non comprare cose inutili e a disfarsi senza esitazione di quelle che non servono […]

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Pelle d’oca | Una mamma green 15 Aprile 2014 - 15:02

[…] Più dei falsi bisogni e delle sovrastrutture imposte dalla cultura e dai tempi. Più delle proprietà materiali, più delle esperienze strutturate e complesse. Le esperienze più semplici, più universali e […]

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» Entropia 20 Aprile 2015 - 14:05

[…] dire che lo faccio perché il decluttering è una pratica sostenibile ed ecologica, promuove il riciclo e favorisce il consumo consapevole. […]

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