Sono una orgogliosa utilizzatrice di un lettore di libri digitali da circa un decennio. Ho deciso di passare agli ebook molto precocemente, quando in Italia era ancora difficile anche solo procurarsi un e-reader (il mio primo Kindle, infatti, l’ho acquistato direttamente dagli USA). Da allora, sono diventata una sostenitrice sempre più convinta dei libri digitali, nonostante la diffusa scuola di pensiero che vede i libri cartacei come “più romantici”, più fascinosi e così via. E che ritiene “l’odore della carta” come un fattore irrinunciabile. Io, invece, sono convinta che dei libri la cosa importante sia il contenuto e non il contenitore, e preferisco cercare piuttosto soluzioni concrete per riuscire a leggere di più e in modo più confortevole (visto anche che il tempo libero scarseggia). Ormai acquisto su carta solo i libri per Davide e Flavia (“solo” si fa per dire, visto che ne hanno centinaia!), le guide turistiche e i fumetti. Senza avere la pretesa di tentare di convincere i più scettici, vi spiego volentieri i miei otto motivi per passare agli ebook!
risparmio energetico
A casa nostra è tempo di ristrutturare la cameretta, e di farlo nel modo più funzionale possibile, ma anche, nelle nostre intenzioni, ecologico e sostenibile. Dalla carta da parati ecologica e compostabile alle soluzioni salvaspazio, in questo periodo sto vagliando una serie di alternative per sistemare finalmente la cameretta che i miei figli condividono da sempre, e per farlo in modo green.
Per noi si tratta di una esigenza non più rimandabile, visto che Davide e Flavia, allo stato attuale, non dispongono nemmeno di una postazione adeguata per studiare (il che, in tempi di didattica a distanza, ci ha costretti a soluzioni molto fantasiose come il comò trasformato in scrivania).
Vorremmo dedicarci al progetto di ristrutturazione della cameretta nei prossimi mesi, cercando di puntare a soluzioni il più possibile sostenibili ed efficienti. Ecco cinque idee che ho appuntato per una cameretta confortevole e amica dell’ambiente.
1. Carta da parati ecologica
Io sono cresciuta in una casa con la carta da parati e negli anni mi è capitato spesso anche di dare una mano nelle operazioni di applicazione e sostituzione delle carte. Sono dunque in qualche modo affezionata a questo elemento di arredo e decorazione che negli ultimi anni, dopo qualche decennio in sordina, è diventato molto cool e contemporaneo. L’opzione più green è probabilmente la carta da parati completamente compostabile, realizzata con materie prime vegetali senza l’uso di agenti leganti convenzionali né coloranti artificiali. Composta principalmente di fibre di lino, la carta da parati ecologica mi sembra perfetta per realizzare una “base neutra” alla quale aggiungere poi mobili, complementi e decorazioni colorate per la camera dei bambini.
2. Letti salvaspazio
Prima di imbarcarci nella ristrutturazione della cameretta (e di rimanere tappati in casa per via del lockdown) avevamo preso in considerazione l’idea di trasferirci in una casa più grande. Tra le tante ragioni che ci hanno convinto a rimandare il progetto di trasloco, c’è anche la consapevolezza che una casa più piccola si rivela spesso più green: minor consumo di suolo, dispendio energetico ridotto, inferiore quantità di detergenti e altri prodotti per l’igiene e la manutenzione. Questo, però, comporta soluzioni ingegnose per ottimizzare lo spazio e riuscire a garantire il benessere a tutti. Tra le idee salvaspazio per la cameretta che stiamo vagliando ci sono in primis i letti a soppalco, che sarebbero perfetti per il nostro appartamento, in cui i soffitti sono alti più di tre metri e l’esposizione favorevole rende gli ambienti molto luminosi.
3. Tessili in cotone organico
Non solo la carta da parati ecologica: anche i tessili per l’arredamento possono essere green, se realizzati con fibre organiche (cotone, lino ma anche canapa o fibra di bambù) o riciclate. Mi riferisco in primis alle tende, che in casa mia sono irrinunciabili, visto che le finestre guardano a sud-ovest e in estate ricevono luce e calore dalla tarda mattinata fino al tramonto. Ma anche a tappeti, rivestimenti per cuscini e biancheria.
4. Illuminazione a risparmio energetico
L’illuminazione della cameretta di Davide e Flavia andrà in parte rivista, per introdurre dei nuovi punti luce in corrispondenza dei nuovi letti e delle scrivanie. Conto di utilizzare il più possibile soluzioni mobili e flessibili come faretti a pinza o a morsetto, in modo da non dover forare le pareti. Per le lampade da studio e da lettura credo che punterò sui LED, mentre per l’illuminazione generale preferisco ancora le lampadine a risparmio energetico, perché mi sembra che offrano una luce più calda, naturale e confortevole.
5. Cameretta senza schermi
Coerentemente con le nostre scelte in fatto di tecnologia e televisione, nella cameretta di Davide e Flavia continueranno, anche dopo la ristrutturazione, a non esserci televisore né computer (potranno usarlo, ovviamente, se avranno ancora bisogno di seguire le lezioni scolastiche a distanza). I nostri figli, al momento, hanno 7 e 5 anni e, anche se guardano la TV ogni giorno e cominciano a saper utilizzare il computer (specie il primogenito) preferiamo che non abbiano ancora libero e incontrollato accesso agli schermi e, soprattutto, che non finiscano col guardare i cartoni a letto, magari fino a un minuto prima di dormire. Ci sembrerebbe, insomma, un po’ contraddittorio puntare sulla carta da parati ecologica e sulle fibre biologiche e poi compromettere l’igiene del sonno, ora che i bambini sono ancora relativamente piccoli.
Voi cosa ne pensate? Avete adottato soluzioni green per la cameretta dei vostri figli? Scrivetemi pure altri spunti nei commenti o sulla mia pagina Facebook.
Post realizzato con l’assistenza di Carta da Parati degli anni ’70.
Negli ultimi dieci anni ho modificato profondamente il mio stile di vita nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale, introducendo abitudini più “ecologiche” rispetto a quelle di un tempo.
Stile di vita green: quello che ho fatto finora
Attualmente utilizzo detergenti ecologici made in Italy (acquistati in taniche da 5 o 10 litri per ridurre la produzione di plastica) e cosmetici bio, ho ridotto il più possibile la quantità e le tipologie di prodotti chimici impiegati (niente ammorbidente, disinfettanti solo in casi eccezionali, anticalcare fatto in casa con acido citrico, etc), lavo il bucato a trenta gradi, uso ogni mese la mia coppetta mestruale e il mio kit di salvaslip e assorbenti di stoffa, ho comprato un’auto a GPL, che cerco comunque di usare il meno possibile. Negli ultimi due anni ho abbandonato progressivamente il fast fashion per votarmi all’abbigliamento sostenibile o usato (per i bambini ricicliamo a tutto spiano, grazie a zii e amici che ci passano interi guardaroba), ho perseverato nella mia scelta di bere solo acqua di rubinetto e usare borracce o bottiglie di vetro, di lavare i piatti a mano e di asciugare i panni al sole. Per struccarmi sono passata ai dischetti lavabili, per la depilazione uso un rasoio con lamette intercambiabili e ho il mio stesso spazzolino elettrico (ricaricabile) da anni, il che mi permette di sostituire solo la parte della testina, peraltro meno spesso di quanto facevo con gli spazzolini tradizionali. Ho investito qualche euro in una postazione di ricarica per batterie, che utilizzo ogni giorno per le mie candele a Led e per i giocattoli a pila dei bambini. Cerco di comprare prodotti locali e di stagione, possibilmente biologici. Ho ridotto considerevolmente l’uso di pellicola per alimenti, fogli di alluminio (utilizzo contenitori in vetro o plastica e, da qualche tempo, “fogli” protettivi di cotone e c’era d’api) e cannucce. E faccio di tutto per evitare il più possibile gli sprechi di cibo, incluso nutrire con gli avanzi la colonia di gatti che vive nei giardini sotto casa. Per soffiarci il naso usiamo fazzoletti di carta (ho lavato per anni pannolini pieni di cacca, ma il moccio è un mio limite al momento invalicabile), ma in casa utilizziamo le scatole con i fazzolettini sfusi. Naturalmente facciamo una raccolta differenziata scrupolosa, abbiamo in casa lampadine a risparmio energetico, elettrodomestici efficienti, infissi molto isolanti e rompigetto ai rubinetti. Porto con me le borse riutilizzabili quando vado a fare la spesa e cerco di contenere la passione di mio marito per l’aria condizionata (alimentata dal fatto che viviamo in una casa caldissima con esposizione a sud-ovest). Oltre a questo, cerco di passare all’aperto più tempo possibile, preferendo, quando riesco, il suono del mare o un’amaca con supporto a centri commerciali e negozi.
Tanti sforzi, devo riconoscerlo. Che di certo hanno cambiato nel complesso lo stile di vita della mia famiglia, dandogli un’impronta più green e indirizzando, almeno per il momento, la visione dei miei figli. Ma tanto c’è ancora da fare, e mi sembra davvero giunto il momento di passare a una fase successiva, con un ulteriore impegno nella direzione della sostenibilità. Ecco, dunque, cosa vorrei fare per alleggerire la mia impronta ecologica e quella della mia famiglia.
1. Ridurre ancora di più il consumo di carne
Come ho raccontato più volte sul blog e sui miei profili social, io non sono vegetariana. Mangio poca carne (pollame biologico, per lo più) e cerco di privilegiare prodotti a minore impatto ambientale, ma vorrei provare a ridurne ulteriormente il consumo, in particolare per quanto riguarda i mammiferi. Anche a proposito del pesce sento di dover ponderare meglio le mie scelte, orientandomi su prodotti e marchi più sostenibili. E dare un taglio drastico, per tante ragioni diverse, al mio amatissimo sushi.
2. Ritornare ai tovaglioli di stoffa
Per anni in casa abbiamo usato soltanto tovaglioli di cotone, ma con i bimbi piccoli abbiamo alla fine ceduto alla praticità dell’usa e getta. Mi sembra giunto il momento, però di recuperare la sana abitudine dei tovaglioli di stoffa. Che, per inciso, sono anche decisamente più belli.
3. Ridurre il ricorso allo shopping online
Io detesto andare per negozi. E purtroppo non ho molta disponibilità di botteghe locali nei dintorni, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento etico e sostenibile. Spesso, inoltre, non resisto alle lusinghe dei prezzi più bassi, specie per quanto riguarda i libri (di cui siamo grandi acquirenti). Non sono pronta, insomma, a rinunciare del tutto allo shopping online, né sono sicura che abbia senso farlo in maniera “oltranzista”. Però voglio acquistare in maniera sempre più consapevole, valutando sempre le alternative e, soprattutto, evitando a monte gli acquisti non necessari.
4. Ridurre l’acquisto di monoporzioni e cibi confezionati
Non sono contraria a priori alle piccole porzioni: se l’alternativa deve essere quella di sprecare cibo, meglio, a mio parere, puntare sulle quantità ridotte e sulle monoporzioni, anche se questo finisce col far aumentare il volume degli imballaggi. In casa nostra, per esempio, mangiamo spesso tutti cose diverse, e per ragioni di salute tendiamo a non eccedere con le quantità, perlomeno noi adulti. Piuttosto che gettare via del formaggio ammuffito, tanto per dire, preferisco comprarne una razione più piccola. Quindi non credo di poter eliminare a prescindere le piccole confezioni (che comunque faccio attenzione a riciclare al meglio), però riconosco di dover fare uno sforzo nella riduzione a monte dei rifiuti da imballaggio. Mi piacerebbe anche preparare in casa più cose, a cominciare dalla merenda di Davide e Flavia, per cui mi riduco quasi sempre a prodotti confezionati.
5. Migliorare la dieta di Artù
Non tanto per quanto riguarda gli alimenti in senso stretto (scegliamo già marchi cruelty free e attenti alla sostenibilità), quanto per i loro imballaggi. Vorrei passare, se micio collabora, a confezioni più grandi e solo in metallo. Il problema sono i suoi gusti estremamente complicati e la sua leggendaria voracità. Ho provato in passato anche a somministrargli pasti preparati in casa, ma purtroppo non ha funzionato come sperassi.
6. Acquistare una bicicletta
Io (e di conseguenza Davide e Flavia) cammino molto a piedi, ma ricorro alla macchina quando le distanze sono proibitive. Mi piacerebbe da tempo avere un’alternativa più green, e le crescenti abilità ciclistiche dei miei figli potrebbero essere l’occasione giusta per votarsi alle due ruote.
7. Comprare candele ecologiche
Ho un debole per le candele, l’ho dichiarato spesso e volentieri. Le uso quotidianamente, e non mi sento pronta a farne a meno. Ma se per quelle a Led ho risolto con una partita di batterie ricaricabili, per quelle “a fiamma” non ho ancora trovato una soluzione che sia sostenibile economicamente. Le candele naturali sono fantastiche, ma anche molto più costose rispetto a quelle convenzionali a base di paraffina, e per chi, come me, ne fa un largo uso, la differenza sul lungo periodo pesa parecchio. Per ora mi sto imponendo di tenerle accese un po’ meno, ma mi riprometto di trovare risorse sufficienti per comprarne di più ecologiche. Nel frattempo, se voleste farmi un regalo, sapete cosa scegliere. 😉
8. Viaggiare un po’ meno in aereo
Il mio peccato più grave, probabilmente. Anni fa – beata ingenuità – avevo sottoscritto un impegno online a non fare più di un viaggio aereo l’anno per ragioni “di piacere”. Non ho problemi a dire di aver disatteso la mia promessa, e per il momento non mi sento di reiterarla. Sarei ipocrita e mi imporrei una sofferenza cui non voglio sottopormi. Però voglio impegnarmi a non prendere l’aereo per viaggi della durata di pochissimi giorni. E a scegliere, una volta l’anno, destinazioni vicine, raggiungibili in treno. Visto che poi i viaggi intercontinentali impattano, in proporzione, meno di quelli a medio raggio, confido di visitare molte mete esotiche per sentirmi meno in colpa! (Ovviamente l’ultima affermazione è uno scherzo. O forse no!).
Se mi seguite, lo sapete già: io ho smesso di stirare da molti anni e non ne sento in alcun modo la mancanza. So che molti non potrebbero invece mai farne a meno, e rispetto naturalmente un punto di vista così distante dal mio. Ma se invece appartenete alla schiera degli indecisi, di quelli che stirano malvolentieri, ma non riescono a convincersi a mollare finalmente il ferro da stiro, eccomi pronta con le ragioni per cui, secondo me, tutti dovreste smettere di stirare. 🙂
1. Il risparmio energetico
L’ecologia è davvero una gran bella scusa per smettere di stirare. E per dirla tutta non è nemmeno una scusa: mandare in pensione il ferro da stiro è davvero un sistema semplice ed efficace per risparmiare energia.
2. Il risparmio economico
Diretto corollario del punto 1: meno elettricità consumata significa anche una bolletta più leggera. Magari, sul singolo bimestre di consumi, la differenza sarà marginale, ma sommando il risparmio di mese in mese, sul lungo periodo anche questo può fare la differenza. Se poi si riesce a fare anche a meno dell’asciugatrice, utilizzando magari un sistema di stenditura del bucato bello e funzionale come il quadro magico Giotto Magic (che permette di ridurre i tempi di asciugatura e la formazione di pieghe e grinze sui panni) il risparmio economico può diventare davvero notevole.
3. Il rispetto dei tessuti
Sempre nell’ottica di una maggiore sostenibilità dei consumi, ma anche di un alleggerimento del budget familiare, tenete presente che smettere di stirare permette di ridurre l’usura dei tessuti. I vostri indumenti, in altri termini, dureranno più a lungo, con ripercussioni positive sull’ambiente e anche sul vostro conto in banca.
4. La sicurezza
Non so voi, ma a me stirare ha sempre fatto un po’ paura. La piastra rovente, le nuvole di vapore, le goccioline bollenti: non mi sono mai sentita a mio agio tra l’asse e il ferro da stiro e, soprattutto da quando convivo con un gatto e due bambini, stirare mi è sempre parsa un’operazione non del tutto esente da rischi. Niente di drammatico, sia chiaro, ma tagliare la testa al toro, smettendo semplicemente di stirare, mi ha sollevato per sempre da una preoccupazione.
5. Il tempo libero
La considerazione finale è forse la più importante, almeno a mio parere: avete mai fatto una stima approssimativa del tempo che occorre per stirare? Rinunciare a farlo, o almeno limitarsi a passare sotto il ferro da stiro soltanto le camicie o poco altro, permette di recuperare una quantità considerevole di tempo, nonché di energia, di serenità e di benessere. Su come impiegare il tempo recuperato smettendo di stirare, scommetto che nessuno di voi ha bisogno dei miei suggerimenti.
Se invece avete bisogno di qualche dritta pratica su come fare, in concreto, per smettere di stirare, vi consiglio di leggere questo mio post. E di dare un’occhiata al sito di Giotto Magic, uno stendino bellissimo e personalizzabile che permette di stendere il bucato in modo “studiato”, così da limitare la formazione di pieghe e grinze. Se volete provarlo, è attivo il codice 2018mammagreen, che vale 20 euro di sconto sugli Starter Kit da 145 e 155 euro. Sul sito Giotto Magic, comunque, trovate anche una nuova versione base di colore bianco che costa 80 euro.
Post in collaborazione con Giotto Magic
Gli equilibri climatici sono saltati, con conseguenze spesso catastrofiche. l’inquinamento non fa che peggiorare, i rifiuti sono un problema sempre più pressante. La questione ambientale è un fenomeno globale. Eppure, la risposta ai mali della Terra non può venire solo dalle grandi scelte politiche, ma anche e soprattutto dalle buone pratiche quotidiane che tutti possiamo mettere in atto, a cominciare dalla nostra casa. Spesso bastano piccoli gesti, accorgimenti semplici che però possono fare la differenza. Io ne ho individuati 8, ma voi potete continuare la lista!
1. Abbassare il termostato
Il riscaldamento è una fonte importante di inquinamento in ambiente urbano, oltre al fatto di consumare combustibili fossili che contribuiscono al cambiamento climatico su scala globale. Non tutti ne sono al corrente, ma la normativa italiana e quella comunitaria prevedono che la temperatura interna delle case, in inverno, non superi la media di 20 gradi centigradi (con due gradi di tolleranza). Se avvertite “freddo”, perché magari passate molte ore seduti al computer come me, basta indossare un maglione in più, oppure coprirsi con un bel plaid di lana.
2. Smettere di stirare
Un modo semplice per risparmiare energia elettrica, che per giunta permette di guadagnare tempo e risparmiarsi quella che per la maggior parte della gente rappresenta una colossale seccatura. In un altro post vi ho già raccontato quali sono i miei trucchi per smettere di stirare, a cominciare dalla scelta di uno stendino ad hoc come il quadro magico Giotto Magic, che consente di stendere il bucato (dentro o fuori casa) in maniera tale da minimizzare la necessità della stiratura.
3. Usare pile ricaricabili
Tra i giochi dei bambini, le mie candele a Led e i walkie tolkie di Davide, in casa nostra si fa un grande uso di batterie. Ho risolto con un piccolo investimento in pile ricaribili e una comoda stazione di ricarica (io ho scelto quella di Ikea con 12 alloggiamenti). E naturalmente, giunte a fine vita, le batterie finiscono nella differenziata.
4. Usare la coppetta mestruale o gli assorbenti lavabili
Rinunciare per sempre agli assorbenti usa e getta significa non solo evitare di produrre chili e chili di rifiuti non riciclabili, ma anche risparmiare materie prime, acqua, energia e sostanze inquinanti necessarie per la produzione dei prodotti monouso. Oltre a questo, la comodità e la salubrità della coppetta e degli assorbenti lavabili sono insuperabili. Se volete più informazioni sulla coppetta mestruale potete leggere questo post.
5. Rinunciare all’asciugatrice
L’asciugatrice è sempre più diffusa nelle case italiane, e mi rendo conto che in determinate condizioni climatiche può risultare davvero una comodità. Però vi garantisco, per esperienza personale, che se ne può fare tranquillamente a meno, se non altro alle latitudini a cui vivo io (Napoli). Un aiuto concreto può venire anche in questo caso da Giotto Magic, lo stendino richiudibile progettato per accelerare i tempi di asciugatura del bucato, anche in casa e anche in notturna. Se ritenete di non poter fare a meno dell’asciugatrice, optate comunque per un modello a basso consumo energetico.
6. Bere acqua di rubinetto
Fate caso alla quantità di bottiglie di plastica che gettate ogni settimana nella differenziata, e moltiplicatela idealmente per tutte le famiglie italiane: una vera e propria montagna di spazzatura, che per quanto sia riciclabile ha comunque un impatto notevole sull’ambiente. Per evitarne a monte la produzione, basta bere acqua di rubinetto, che, salvo situazioni particolari, è potabile e controllata. Se non gradite il sapore, o la trovate troppo calcarea, potete dotarvi di filtri o di caraffe filtranti per renderla più gradevole (e più dolce). E per i bambini, prendete l’abitudine di tenere in borsa una borraccia di alluminio: vedrete quante bottigline di plastica (e quanti soldi!) riuscirete a risparmiare in un anno.
7. Usare detergenti ecologici
I detersivi ecologici, così come i detergenti per l’igiene personale e i cosmetici ecobio, sono più “gentili” con l’ambiente, sia in fase di produzione che di smaltimento. E sono di norma meno aggressivi per la pelle, per le mucose e più in generale per l’organismo. Con qualche accorgimento – scegliere marchi made in Italy, puntare su confezioni maxi e ridurre le quantità di prodotto usato – rappresentano anche una svolta economica, oltre che ecologica. Se volete qualche consiglio per eliminare l’ammorbidente sintetico, in questo post trovate delle alternative green che, per la mia esperienza, sono anche più “gentili” con il bucato, e permettono di limitare il ricorso al ferro da stiro (specie se per stendere si usa un supporto ad hoc come Giotto Magic).
8. Fare acquisti consapevoli
Le nostre scelte di consumo sono fondamentali per ridurre l’impatto quotidiano della nostra vita sull’ambiente. Ogni volta che scegliete un prodotto da acquistare, interrogatevi sulla sua sostenibilità, provando a privilegiare i prodotti artigianali, quelli durevoli, il biologico, il chilometro zero etc. Ogni passo nella direzione della sostenibilità è un contributo prezioso per il futuro dei nostri figli.
Voi cosa fate per rendere la vostra vita quotidiana più green? Mi date qualche altro spunto?
Post in collaborazione con Giotto Magic, il “quadro magico” bello, funzionale e personalizzabile che permette di stendere il bucato in qualsiasi ambiente della casa. Grazie al suo esclusivo design, Giotto Magic accorcia i tempi di asciugatura ed evita la formazione di pieghe e grinze, permettendo di risparmiare tempo ed energia (no ad asciugatrice e ferro da stiro).
Per voi che mi leggete, è attivo il codice 2018mammagreen, che vale 20 euro di sconto sugli Starter Kit da 145 e 155 euro. Sul sito Giotto Magic, comunque, trovate anche una nuova versione base di colore bianco che costa 80 euro.
Se mi seguite da un po’ di tempo, forse lo avrete già scoperto: da anni ho scelto di smettere di stirare. Ci ho provato, per un po’. Attrezzando improbabili tavole da stiro negli appartamenti in cui vivevo da studentessa e poi lavoratrice fuori sede, oppure cimentandomi nei primissimi mesi del mio matrimonio. Ma ben presto ho deciso di dire basta. E non sono mai tornata indietro, pur non avendo mai acquistato un’asciugatrice. Adesso ho trovato anche un nuovo alleato in questo processo di liberazione ed emancipazione dal ferro da stiro: il quadro magico Giotto Magic. In questo post vi spiego di che si tratta, ma soprattutto condivido con voi le mie strategie e i consigli su come smettere di stirare. Per sempre.
1. Come smettere di stirare: i vestiti giusti
Se vuoi smettere di stirare, è importante ragionare in quest’ottica fin dalla scelta dei tessuti e dei modelli che dovrai indossare. Se, come me, non hai un particolare dress code da seguire al lavoro, puoi per esempio ridurre il più possibile l’uso di camicie e polo, e sceglierle solo in tessuti che non si stropicciano troppo. Importante anche la scelta dei modelli di pantaloni, perché non tutti si prestano allo stesso modo alla rinuncia al ferro da stiro: vanno bene anche quelli ampi, ma dipende dal tessuto. A proposito di materiali strategici, il lino e il raso sono sono “nemici” di chi punta a smettere di stirare, mentre velluto, denim, cotone e filati (di buona qualità) si prestano di norma ad essere gestiti senza l’uso del ferro da stiro. Scegliere pantaloni, treggings e jeans con una minima percentuale di elastane aiuta a “stirarseli” addosso, facendo sparire le grinze all’istante. Se non potete, o non riuscite, a rinunciare a camicia e tailleur, potete comunque adottare degli accorgimenti per evitare di stirare il resto del bucato. E magari quello che vi serve è proprio Giotto Magic.
2. Come smettere di stirare: fare il bucato
La fase del lavaggio è importantissima per capire come smettere di stirare per sempre. I miei consigli prevedono innanzitutto la scelta di un detersivo non particolarmente aggressivo (io mi trovo bene con prodotti ad alta biodegradabilità e a basso impatto ambientale) e poi ridurre l’intensità della centrifuga, non superando i 600/800 giri al minuto. Questo naturalmente allungherebbe i tempi di asciugatura, ma con alcuni accorgimenti, e con lo stendino giusto, si può ovviare anche a questo inconveniente. L’ammorbidente non è affatto indispensabile, e parlo per esperienza personale: da molti anni l’ho sostituito con una soluzione di acido citrico che preparo io stessa, aggiungendo qualche goccia di olio essenziale per avere un po’ di profumo “di natura” e riesco comunque a non stirare praticamente più niente. L’ambiente, il portafogli e i tessuti stessi ringraziano. Chi ne ha la possibilità, infine, dovrebbe evitare di fare il bucato solo nel weekend, perché lasciare per troppo tempo il bucato ammucchiato nella cesta rende le grinze più ostinate (cercate comunque di non far partire la lavatrice troppo vuota, per evitare sprechi).
3. Come smettere di stirare: stendere i panni
La fase più cruciale, nella gestione del bucato, è probabilmente la stenditura. Intanto, è importante procedere il prima possibile, dopo che la lavatrice ha completato il suo lavoro. Anche di sera. Per quanto riguarda le tecniche di stenditura per smettere di stirare, non c’è bisogno di perdere troppo tempo, né fare fatica “extra”, si tratta solo di usare alcuni semplici accorgimenti per fare in modo che i panni si asciughino nel miglior modo possibile. Intanto, è utile non “ammassare” i panni sullo stendino, e dare una energica scrollata a ogni capo per distendere il tessuto prima di appenderlo (attenzione ai delicati, però). Per maglie e capispalla è preferibile utilizzare le grucce appendiabiti, o in ogni caso mollette e pinze che non lascino segni esagerati sulle fibre. Personalmente, faccio anche attenzione a dove “pinzare”, preferendo punti strategici come i passanti dei pantaloni o, per maglioni e t-shirt, in corrispondenza delle ascelle. L’uso di uno stendino ad hoc come Giotto Magic può risolvere i problemi di asciugatura del bucato, e ridurre la formazione di pieghe e grinze. Oltre a permettere di risparmiare spazio in casa ed essere molto bello da vedere, Giotto Magic è infatti concepito per consentire di stendere i panni nel migliore dei modi. Del tutto simile a un quadro quando è chiuso (personalizzabile con le proprie foto – io ho scelto uno scatto del nostro viaggio in Lapponia – e installabile sia negli ambienti interni che in balcone o terrazzo), una volta aperto diventa uno stendino salvaspazio che sfrutta la naturale ventilazione presente in casa e aiuta a stendere efficientemente i panni in qualsiasi ambiente della casa, riducendo i tempi di asciugatura rispetto a uno stendino tradizionale. E, soprattutto, di smettere di stirare.
4. Cambiare mentalità per smettere di stirare
I consigli pratici sono a mio parere molto importanti per capire come smettere di stirare per sempre. La scelta degli abiti, la potenza della centrifuga, lo stendino giusto possono fare davvero la differenza in termini di resa finale di un capo di abbigliamento e di riduzione delle pieghe. Ma quello che serve, in definitiva, per riuscire a smettere di stirare, è un cambiamento radicale della propria mentalità. Convincersi che non ci sia proprio niente di inappropriato, sgradevole o sconveniente nell’indossare una maglia pulita, comoda, di nostro gusto ma che non magari non è maniacalmente liscia. Sdoganare le pieghe residue. E ricordare a noi stessi in quanti modi fantastici possiamo impiegare il prezioso tempo risparmiato decidendo di smettere di stirare. Per sempre.
Post in collaborazione con Giotto Magic
Per voi che mi leggete, è attivo il codice 2018mammagreen, che vale 20 euro di sconto sugli Starter Kit da 145 e 155 euro. Sul sito Giotto Magic, comunque, trovate anche una nuova versione base di colore bianco che costa 80 euro.
La nostra famiglia, dal punto di vista della regolazione termica, è sempre stata un vero cliché. Io sono quella coi piedi ghiacciati (piazzati impunemente sui reni dell’inquilino caloroso), lui quello che suda a dicembre. Io quella che si accuccia nel plaid mentre guardiamo l’ennesima serie TV, lui quello che “la maglia intima proprio no”. Io con le tisane da novembre a marzo, lui con l’acqua gelata anche a Natale.
Va da sé che quando abbiamo ristrutturato il nostro appartamento, io ero quella che si preoccupava dell’isolamento termico degli infissi e lui quello che ha preteso il condizionatore in camera da letto e in cucina.
Da allora, l’uso del clima si fonda su un pacifico ma quotidiano braccio di ferro tra la femmina marsupiale fissata col cambiamento climatico e il maschio a sangue (troppo) caldo che starebbe bene forse solo in Alaska.
Scena tipica in un qualsiasi pomeriggio torrido di un qualsiasi giorno lavorativo d’estate. Lui che rientra dal lavoro, trovando me nel mio antro/studio e Davide ancora addormentato in camera da letto.
«Ciao! Come va? Ma fa caldissimo!!» (e intanto via la polo) «Perché non hai acceso il condizionatore??» (via il jeans con un duplice colpo di caviglia ben assestato).
«Non ne avevo bisogno, ho il mio ventilatore. E poi ho chiuso le tende parasole…».
Lui termina il suo spogliarello sudato e si avventa (non sulla sua moglie freelance…) sul telecomando dell’inverter della cucina. “Ti-ri-ti-rì!” canta il condizionatore, e lui, sollevato «Ahhhhhh!».
Il resto della giornata – e la prima parte della notte – trascorre di solito in un susseguirsi di:
«Ma qui si gela! A quanti gradi siamo? 26??? Sei impazzito?! E le alette? Ti ho detto che devono essere rivolte verso il soffitto… Abbassa la potenza, però! Chiudi le persiane! La porta! Le doghe! Le tende!!!».
Cui le risposte più usuali sono: «Uff… Sgrunt! Arf!» e una vasta gamma di simili onomatopee sudaticce.
Da quando c’è Davide (che finora tende ad essere caloroso e traspirante proprio come suo padre) l’equilibrio instabile del nostro microclima domestico si è arricchito di amene dissertazioni pregne di considerazioni scientifiche, che a onor del vero coinvolgono entrambi i membri adulti della nostra (termicamente) sregolata comunità. «Sta sudando troppo. Ha le gambe gelate! Ma ha gli occhi un po’ rossi? Oggi mi sembra leggermente disidratato».
Però, da mamma inquilina di una casa di tufo esposta a ovest, in cui sembra che ci sia sempre un camino acceso in ogni stanza, devo ammettere che qualche ora di refrigerio ogni tanto è veramente salvifica. Via libera, dunque, se le condizioni lo richiedono, al condizionatore, anche (anzi, soprattutto) se in casa ci sono dei bambini piccoli. A patto però che non si scenda sotto i 27 gradi e che si posizionino bene le alette! 😉
E per chi ha a cuore le sorti del pianeta, e magari ha dei bambini intorno, ecco qualche consiglio pratico sulla gestione dell’aria condizionata:
- Evitate di scegliere condizionatori sovradimensionati alle vostre esigenze. Se possibile, concedetevi un modello inverter, che costa un po’ di più ma permette di abbattere i consumi energetici almeno del 30%
- Non posizionate il condizionatore al di sopra di finestre o vetrate: l’aria fresca, più pesante, tende a scivolare verso il basso e finirebbe col surriscaldarsi di nuovo passando davanti alla superficie di vetro.
- Pulite i filtri regolarmente, per contenere i consumi e migliorare la salubrità dell’aria.
- Non regolate mai la temperatura a meno di 3-4 gradi rispetto a quella esterna. In qualche caso, basta usare la funzione “deumidificatore” per trovare sollievo dall’afa.
- Fate in modo che l’aria fresca non finisca direttamente sulle persone, specie mentre dormono! E questo vale ancora di più per i bambini.
- Chiudete porte e finestre degli ambienti con l’aria condizionata in funzione, per evitare sprechi di energia (arieggiate le stanze regolarmente, però!).
- Prima ancora di installare un climatizzatore, cercate di migliorare l’isolamento termico di casa vostra: schermate le finestre esposte al sole con tende o veneziane, sigillate gli “spifferi” e, se potete, installate infissi a risparmio energetico. Evitate il più possibile di usare forni, lampade e altri elettrodomestici che rilasciano calore nell’ambiente. Usate solo lampadine “fredde”, a LED o a fluorescenza.
- Prima di accendere l’aria condizionata, provate comunque a cavarvela con un semplice ventilatore, che consuma circa 15 volte di meno.
La strada verso la sostenibilità è lastricata di sacchetti di plastica e vaschette di alluminio. Nonostante il titolo perentorio di questo blog, in effetti, la mia greenitudine è in continuo divenire, piena di crepe e di incoerenze grandi e piccole, che prima o poi dovrò guardare negli occhi e decidere se e come affrontare. La lista delle mie mancanze è lunga e articolata e comprende peccati veniali ed eco-colpe davvero mortali.
Lo spazzolino elettrico
Ora, io sono una che non va dall’estetista, si trucca pochissimo e si mangia le unghie. Ma coi denti sono davvero un po’ fissata. Mi piace sentirli sempre puliti, non sopporto di passarci sopra la lingua e non trovarli perfettamente lisci. E poi sugli spazzolini manuali mi accanisco con ferocia assassina: li mastico, li deformo, ne appiattisco le setole. Una volta ne ho perfino spezzato uno mentre mi lavavo i denti (in un’altra vita, secondo me, sono stata un batterio della carie). Allora via di spazzolino elettrico, che consuma energia, certo, ma magari ne fa risparmiare un po’ al mio dentista quando vado a fare la mia brava pulizia semestrale. A mia discolpa posso dire che spremiagrumi, grattugia e altre amenità del genere, in casa nostra, sono tutte rigorosamente manuali. Non mi sognerei mai, per dire, di comprare un levapelucchi a batteria.
Le pappe di Artù
Il micio di casa pesa sette chili e mezzo (tutti big, in questa famiglia…). È grande come una Panda e famelico come un panda, e fin qui non ci sarebbe niente di male. Il fatto è che Artù è pure mordace come un piranha, soprattutto quando è affamato. Ed è di palato fine, anche. Quindi – mea culpa, mea maxima culpa – viene nutrito quotidianamente con succulente monodosi di pappe umide dagli olezzi improbabili, ma che lui trova quanto mai appetitose. Ne è dipendente, si può dire, e visto che l’unica alternativa che ammette sono i miei polpacci, ne sono ormai drogata anche io. Una volta ha anche vinto una fornitura di bustine al tonno che lui avrebbe volentieri ingollato con tutta la plastica. Tutta roba naturale e priva di additivi, comunque, ma pur sempre confezionata in bustine di plastica o lattine di alluminio minuscole. Per espiare, giuro solennemente che i rifiuti vengono rigorosamente differenziati, e che i croccantini, almeno, li acquistiamo in confezioni giganti da oltre un chilo.
Un altro mondo, o, più semplicemente, un’altra Italia. Ammetterlo non è indolore, ma la mia recente vacanza in Trentino Alto Adige mi ha restituito (o forse sarebbe più corretto dire confermato) la sensazione che il resto della Penisola abbia da colmare un abisso, in quanto a sensibilità ambientale, rispetto a questa terra di fiumi, abetaie e rocce rosa strappate al mare. Prendersi cura della natura, evitare gli sprechi e insegnare ai bambini l’educazione alla sostenibilità, da quelle parti, è semplicemente un fatto normale. Non è questione di premi o di concorsi a tema, ma un aspetto irrinunciabile e naturale – perdonerete il gioco di parole – del senso civico che accomuna cittadini, amministrazioni e imprese.
Tanto per cominciare, per la prima volta nei miei non pochi viaggi, ho avuto la possibilità di fare la raccolta differenziata in albergo (l’hotel Olimpionico di Castello di Fiemme, ndr):
Restando in tema di rifiuti, nella centralissima – e molto glamour – Via dei Portici di Bolzano, tra un negozio di abiti alla moda e una fornita libreria per bambini c’era questa vetrina:
Per la serie: “Oggi ho fatto un po’ di shopping, ho preso i sacchetti per la plastica, un paio di detergenti ecologici e un nuovo secchio per l’umido”.
In tema di mobilità, invece, vi basti sapere che sulla salita per il mitico Passo Pordoi c’era una stazione di ricarica per auto elettriche. E che i numerosi ciclisti urbani di Bolzano possono contare su un compressore pubblico per gonfiare le gomme delle biciclette. Gratis, ovviamente.
Sarà anche per questo, oltre che per le onnipresenti piste ciclabili – bellissima quella sul lungolago di Riva del Garda -, le “Zone 30” (aree urbane in cui il limite di velocità è fissato a 30 chilometri orari) e le innumerevoli proposte di cicloturismo per grandi e piccini, che di gente in bicicletta, sia in Trentino che in Alto Adige, se ne vede davvero tanta. E non è che le strade siano esattamente pianeggianti, lassù!
Per finire, ma potrei andare avanti ancora a lungo, qualche esempio dell’attenzione alla sostenibilità in tema di alimentazione. Questo era l’angolo biologico della colazione servita ogni giorno dal nostro albergo (che presenta in tavola, come quasi tutti i ristoranti che ho frequentato, acqua di rubinetto):
Le ultime foto, che non ho scattato io ma mia cugina, in vacanza nella stessa zona, si riferiscono a un ristorante di Predazzo che ha fatto dell’ecosostenibilità il proprio marchio di fabbrica.
Dell’attenzione riservata ai bambini in vacanza, invece, neanche vi parlo. Perché lo farò in un altro post.