Abbigliamento sostenibile, la mia strategia low cost in 10 punti

by Silvana Santo - Una mamma green
abbigliamento sostenibile low cost

La moda non è mai stata una mia passione, e ho sempre cercato di limitare i miei acquisti al necessario. In fatto di abbigliamento sostenibile, però, non sono sempre stata molto attenta. Negli ultimi mesi, complice un cambio di taglia e la necessità di rimpiazzare abiti logorati da gravidanze e lunghi allattamenti, ho deciso di rendere più consapevole il mio guardaroba, cercando però delle soluzioni low cost. Ecco, in 10 punti , la mia strategia per un abbigliamento sostenibile low cost.

1. Prima strategia: pochi acquisti mirati

La cosa fondamentale, nella transizione verso un abbigliamento sostenibile, consiste nell’abituarsi ad acquistare poco, e solo quando è davvero necessario. Entrare nell’ottica che non occorre avere due paia di stivali neri nell’armadio, o cinque maglioni nelle tonalità del grigio. Che prima di comprare un cappotto o l’ennesimo jeans, sia importante chiedersi: mi serve davvero? Non è semplice, anche perché le lusinghe del fast fashion, coi suoi capi accattivanti in vendita per pochi spiccioli, sono davvero irresistibili. Ma una maggiore morigeratezza è la soluzione principale per una maggiore sostenibilità. Comprare meno, inoltre, permette di comprare “meglio”, concendendosi acquisti di maggiore qualità. Meglio un solo maglione di pura lana destinato a essere indossato per dieci o vent’anni, che cinque capi sintetici che finiranno nella spazzatura nel giro di un paio di stagioni.

2. Studiare il guardaroba

Acquistare meno significa anche studiare bene il proprio guardaroba, rendendolo essenziale e versatile. Io non sono affatto esperta di moda e abbinamenti, ma la mia strategia low cost per un abbigliamento più sostenibile è partita, specie per la stagione invernale, dalla definizione di un guardaroba minimal con pezzi tutti abbinabili tra loro. Partendo dai colori base di pantaloni e gonne (denim e blu, nero, grigio, marrone, vinaccia/bordeaux) ho selezionato poche maglie e cardigan di colori utilizzabili con la maggior parte dei “sotto”: rosa polvere, verde smeraldo, cammello, nero, bianco sporco, blu, viola. La consapevolezza di poter abbinare facilmente i miei vestiti sarà il discrimine fondamentale per tutti i miei prossimi acquisti.

3. Abbigliamento per bambini: riciclare a tutta forza

Per i bambini, che crescono a vista d’occhio, cambiando taglia dopo appena una stagione, e che devono potersi sporcare, correre e arrampicarsi senza l’ansia di rovinare i vestiti, trovo che la soluzione più efficace per un abbigliamento sostenibile consista nel riciclo spietato. Noi siamo molto fortunati, perché Flavia e Davide ereditano a ogni cambio di stagione il guardaroba delle cugine più grandi e del figlio di amici. A mia volta, quando è il momento di dismettere i vestiti dei bambini, li passo ad amiche con figli più piccoli dei miei, oppure a un centro di raccolta della mia zona. Quando si tratta di fare acquisti, confesso di rivolgermi comunque alla grande distribuzione, ma cerco di scegliere le linee low cost più “sostenibili” (tipo H&M conscious o ), prodotte in particolare con cotone organico.

cora happywear abbigliamento naturale

4. Abbigliamento sostenibile: materie prime naturali

Per quanto riguarda l’abbigliamento estivo, avevo già progressivamente abbandonato le fibre sintetiche, che trovo del tutto inutilizzabili: sudore, cattivi odori (che magari ricompaiono subito dopo il lavaggio), pruriti e via. In estate solo cotone e lino (questo con moderazione, dal momento che a casa mia non si stira!), meglio se provenienti dalla filiera biologica. Capita ancora di acquistare qualche abito sintetico, magari realizzato con fibre riciclate, ma solo se mi sembra che siano capi relativamente traspiranti, e comunque destinati a un uso non intensivo e nemmeno quotidiano. Per quanto riguarda la maglieria autunnale e invernale, la mia strategia per un abbigliamento sostenibile consiste nell’abbandono del sintetico, che fa sudare ma non scalda a sufficienza, che ha una durata relativa e una scarsa resistenza ai lavaggi. La lana, per quanto mi riguarda, è la risposta. Una lana che possibilmente sia cruelty free (mulesing free, ovvero ottenuta senza la pratica molto dolorosa dello scuoiamento perianale delle pecore) e ancora meglio se organica. Una scelta costosa, certo, ma che può diventare low cost grazie agli accorgimenti che vi racconto più avanti.

5. Intimo biologico

Per quanto riguarda la biancheria intima (slip, reggiseni, maglie intime), oltre che acquistare solo capi in 100% cotone, mi sono orientata da tempo sul biologico. Da quest’anno, ho puntato sul bio anche per le calzamaglie di Flavia, che in estate, a causa dei collant, ha sofferto di dermatite nella zona dietro le ginocchia. Da quando sono passata al cotone organico la situazione è drasticamente migliorata.

abbigliamento intimo sostenibile

6. Abbigliamento sostenibile low cost: usato e vintage

Per la prima volta, nei giorni scorsi, ho acquistato dei capi usati su Depop, scoperto grazie alla dritta della mia amica Sabina di The Swinging Mom. Si tratta di un’app (ma c’è anche il sito web) nato proprio per lo swap e la compravendita di capi usati, di buona qualità ma anche della grande distribuzione. Grazie alle recensioni per venditori e acquirenti, è possibile stare abbastanza tranquilli, la mia prima esperienza è stata davvero positiva. Il mio consiglio è quello di fare ricerche mirate, utilizzando i filtri che l’app consente di applicare. Naturalmente, vale anche la regola di saccheggiare gli armadi di mamme, zie e nonne, oltre che mercatini e negozietti vintage. Il mio guardaroba, già da qualche anno, include una giacca di montone appartenuta a mia madre negli anni ’80, un paio di piccole borse di cuoio sempre sue e una di cui sono particolarmente orgogliosa, acquistata su una bancarella di Portobello Road tanto tempo fa.

7. Scarpe, borse e giacche: no all’usa e getta

Uno dei limiti più importanti del mio vecchio guardaroba low cost era la scarsa durevolezza degli indumenti e degli accessori. Da qualche anno mi sto sforzando di resistere agli acquisti impulsivi e a basso costo, puntando a pochi pezzi che siano però di buona qualità, a prescindere dal brand più o meno blasonato. Per le calzature, in particolare, non essendo vegana, non ho problemi ad acquistare scarpe e stivali in pelle, che riesco poi a sfruttare per molti anni. La filosofia si basa sempre sull’evitare il più possibile il superfluo: non mi servono tre borse nere, se ho già un paio di sandali flat marroni nella scarpiera, non sto a comprarne degli altri.

ABBIGLIAMENTO SOSTENIBILE SCARPE

8. Moda sostenibile: come risparmiare

Diciamo che per acquistare abbigliamento sostenibile senza spendere troppo, bisogna investire un po’ di tempo e di pazienza alla ricerca di affari e sconti. Vale naturalmente il consiglio di approfittare di saldi e promozioni particolari, tipo Black Friday. Se avete vicino un outlet multimarca vale la pena provare a cercare qualcosa lì, soprattutto se vestite una taglia non molto richieste. Anche su Amazon, se non siete tra quelli che lo boicottano, è possibile trovare offerte a tempo particolarmente convenienti (io ho comprato di recente una blusa del marchio sostenibile svedese Filippa K pagandola meno di 30 euro). Infine, se avete le necessarie competenze tecniche potete puntare senza dubbio sull’autoproduzione: niente è più sostenibile del fai da te.

9. Abbigliamento sostenibile: marchi e siti

La premessa è che io non sono certo una fashion addict e che pertanto non sono esperta in fatto di marchi e siti in cui fare acquisti. Però sono felice di condividere con voi l’esito delle ricerche che ho fatto nelle ultime settimane. Per quanto riguarda l’abbigliamento sostenibile ed etico (materiali naturali, filiera organica, cruelty free etc) potete dare un’occhiata a Twothirds (coi saldi e col preordine si possono fare buoni affari, e la spedizione è gratuita), Altramoda (consigliato in particolare per intimo e lana merinos, anche qui ci sono offerte periodiche molto interessanti), Altromercato (io sono riuscita a prendere dei vestiti nella sezione outlet per pochi spiccioli), Zalando sostenibile, Cora Happywear, Filippa K, People Tree, Komodo, Dale of Norway e molto altro ancora. Anche i marchi Patagonia e Fjallraven, specializzati in abbigliamento outdoor, hanno politiche di sostenibilità molto apprezzabili (guardate su Snowinn e su SportOkay potete fare buoni affari). Vi segnalo inoltre il brand svedese Happy Socks, che produce calzini colorati, intimo e costumi, e che di solito propone sconti interessanti per il black friday. Per i bambini, esistono molti marchi, specie nord europei, che producono abbigliamento in cotone organico e lana merinos. Non sempre è facile trovarli a prezzi abbordabili, specie considerando la spedizione in Italia, ma con un po’ di impegno si possono fare buoni affari: io vi consiglio di seguire il sito Atomic Baby per abbigliamento per bambini piccoli (Frugi, Maxomorra, Duns e molto altro) e quello di Bimbiallaria per lana merinos e capi outdoor. Per le calzature sono meno ferrata, ma ho appena scoperto, grazie a una collaborazione professionale, il marchio Wildling Shoes, che mi ha sinceramente colpito per la comodità delle scarpe e la qualità altissima dei materiali. Per quanto riguarda l’usato per i bimbi, vi consiglio i negozi Baby Bazar (in passato ho utilizzato anche il sito Armadio Verde).

lana sostenibile

Naturalmente, questo post non è neanche lontanamente da considerarsi esaustivo. Anzi, vi chiedo di condividere dritte, siti, marchi e soluzioni in tema di moda etica e sostenibile, soprattutto se low cost!

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7 Commenti

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Marlene 18 Aprile 2019 - 11:20

Ciao, anche io mi sono data una svegliata dal punto di vista dell’abbigliamento. E non perché non ho mai seguito la moda, ma proprio perché sono una shoipper compulsiva. Ho smesso proprio per l’arrivo di Lolò, che ha stravolto taglie, ma anche l’economia domestica. Se ti interessa ne avevo scritto anche io qui https://www.lastanzadimarlene.com/2015/04/riciclo-roba-da-bimbi-scelta-green-e-non-solo/
E sappi che condivido molto le tue scelte.

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Silvana - Una mamma green 30 Aprile 2019 - 12:56

Grazie mille, vengo a leggere subito (e scusa il ritardo, ero in viaggio!)

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Tiziana Colasanti 9 Giugno 2019 - 11:09

Diventa difficile per chi ha uno stipendio fisso. I consigli di massima sono buoni ma hai omesso che molte cose di buona qualità, anche se fuori moda, si trovano nei mercatini. È un po’ un discorso da bianchi (direbbero negli Stati Uniti), andarsi a cercare le Marche green, il discorso sulla lana cruelty free è proprio da milanese borghese. Molti non hanno la carta di credito per fare acquisti on line, ci hai pensato?

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Silvana - Una mamma green 12 Giugno 2019 - 13:16

Posto che sono tutto fuorché milanese, l’abbigliamento etico non è per forza una roba “da ricchi”, tutto sta nel dosare le quantità. Ti assicuro che io spendo in shopping infinitamente meno della stragrande maggioranza delle persone che conosco (a loro volta né milanesi né borghesi), solo che io in un anno compro due maglioni di lana e un paio di scarpe buone, gli altri comprano decine di capi fast fashion, scarpe usa e getta, cappottini “alla moda” etc. Non ho mercatini vicino casa, quindi non posso purtroppo raccontare anche questa esperienza. Quanto alla carta di credito (in realtà basta una ricaricabile o un conto paypal, che è gratuito), oramai è davvero alla portata di tutti o quasi. Dubito che una persona interessata a fare acquisti sostenibili non sia in condizioni di pagare online.

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Davide 12 Dicembre 2019 - 18:29

Grazie per le utili informazioni

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