Tutti i modi in cui mio figlio tenta di ammazzarsi davanti ai miei occhi
Da quando è dotato di una qualche parvenza di autonomia motoria, Davide sembra passare il tempo a cercare di porre fine alla sua verdissima esistenza (verdissima nel senso di giovane, più che di ecologica). Vorrei proprio sapere cosa avrebbe da dire Freud in proposito. Anzi, no. Non voglio saperlo manco per niente. Comunque. Laddove c’è un pericolo, state certi che lui in qualche modo arriverà. Magari con sommo sforzo fisico e grazie a una selvaggia opposizione nei confronti del malcapitato adulto che tenta di salvarlo da se stesso. Le scale non le ha ancora scoperte, farmaci e detersivi sono sotto chiave e l’elettricità (ma lo dico piano-pianissimo) per il momento non sembra interessarlo. Per il resto, però, non ci facciamo mancare proprio niente:
Il fuoco
Il sacro timore nei confronti di frate foco dovrebbe essere iscritto a chiare lettere nel DNA di ogni Homo sapiens che si rispetti, da quando Prometeo fece quello che fece e ne pagò le conseguenze dinanzi a quell’incazzoso di Zeus. Eppure mio figlio sembra ignorare la sapienza derivante da millenni di evoluzione, mostrandosi attratto dal fuoco almeno quanto è innamorato dell’acqua. Tanto che ho temuto che, invece di soffiarvici sopra, la candelina del suo primo compleanno la spegnesse con un tuffo a volo d’angelo.
Le lame
Coltelli, taglierini, forbici, seghetti e rasoi. E punteruoli, attizzatoi, tagliacarte, trinciapollo e lamette. Niente esercita un fascino altrettanto irresistibile sul nostro BigD. Due sono le cose: o in una vita precedente era un ipertrofico esemplare di gazza ladra, oppure ambisce segretamente a un futuro da circense (senza animali, certamente). E io che speravo di vederlo trasformato in un cantante country. Nota bene: prima che qualcuno mi denunci ai servizi sociali, sappiate che quella in copertina è una paletta per dolci.
Gli agguati del gatto
La prima cosa che ho cercato di insegnare a mio figlio è la seguente: quando Artù si “nasconde” in un sacchetto di carta, nella cesta della biancheria, dietro una tenda, sotto il copridivano o in una borsa blu di Ikea (soprattutto nella borsa di Ikea!), tu, semplicemente, fingi di non vederlo. Ignoralo, passa oltre, stai alla larga. Fingiti morto. E invece, guarda un po’, provocare il gatto mentre sfoggia la sua modalità agguato cattivissimo è uno dei passatempi preferiti da BigD. Ogni volta la stessa storia: quel silenzio sospetto, un tonfo inquietante, ciuffi di pelo che svolazzano e un trionfo di risa croccanti. Fortuna che Artù, bontà sua, contiene enormemente la foga. Se ci provassi io, a tuffare le mani nella borsa di Ikea, ne uscirei più o meno come la ragazzina dell’Esorcista alla fine del film.
Il vetro
Gli piace la roba tagliente, gli piace l’acqua e tutto ciò che è trasparente, gli piacciono i corpi contundenti e frangibili. Vuoi che non abbia sviluppato un interesse morboso per il vetro? Il che, tra l’altro, è davvero un’ottima cosa, in una famiglia in cui si mangiano pappe fatte in casa, i cui barattolini – di vetro, che ve lo dico a fa’? – occupano ormai ogni centimetro quadrato disponibile dell’appartamento.
Il forno
Pulsanti sonori, manopole ticchettanti, un display luminoso e un grosso maniglione di metallo. Il forno che risolve la maggior parte delle nostre cene infrasettimanali è una specie di Las Vegas per bambini. Rigorosamente ad altezza Davide. Se non altro, adesso ho una scusa per pulirlo meno spesso, visto che tanto è costantemente tappezzato di sudaticce impronte bonsai.
PS: come provato dalla foto che segue, Davide non è l’unico intrepido di casa. Con immensa soddisfazione delle mie coronarie.