Mio caro fratello maggiore,
ti conosco da appena cinque mesi, e a dire il vero non penso di esserti ancora troppo simpatica (ma ti capisco, anche io sarei un bel po’ incavolata se all’improvviso comparisse in casa mia un bambino più piccolo e più esigente di me), ma ho bisogno lo stesso di dirti grazie.
Grazie perché è a te che devo una grossa fetta della mia felicità, agli errori che hai subito tu e che, proprio per questo, mi sono stati risparmiati. Grazie perché sei riuscito a insegnare ai nostri genitori il linguaggio che parlo anche io, che poi è lo stesso di tutte le persone quando sono piccole, solo che crescendo di solito se lo dimenticano. Così per me è stato più facile farmi capire, fin dal primo giorno.
Grazie anche perché hai aiutato la mamma a fare tanto latte zuccherino. L’ho sentita, un giorno, raccontare che tu e lei avete fatto tanta fatica, all’inizio. Che avete dovuto provare e riprovare, che tu piangevi per la fame e lei per il dolore. Che qualcuno le diceva che non sareste mai riusciti a farcela. Per me, invece, è stato molto semplice. Ho sentito il profumo del latte e ho trovato un seno caldo e già gonfio. Un seno che tu avevi faticosamente preparato per me.
Grazie perché hai pianto tanto e forte, quando avevi la mia età. E piangendo hai spiegato a mamma e papà di cosa avevi bisogno. Penso che non sia stato facile, con tutte quelle persone che ti parlavano sopra. Loro credevano di sapere cosa andasse bene per te, ma non lo ricordavano proprio, il linguaggio dei piccoli. All’inizio la mamma si era quasi convinta che avessero ragione, e tu hai dovuto strillare ancora più forte. Sai che fatica, fratellone, sei stato davvero molto coraggioso! E meno male, perché finalmente nostra madre ha capito, e così ora non ho quasi mai bisogno di piangere per spiegarle cosa mi serve, mi basta un piccolo vagito, un gridolino, un versetto deciso.
Fortuna che ci hai pensato tu, a farle cambiare idea su tante cose. Non so se io avrei avuto la tua stessa pazienza, nel farle capire che stringerti al suo seno non serviva solo a riempirti la pancia, ma anche a farti passare il freddo, la sete e la paura. A non farti sentire solo. Addormentarti senza quella paura tremenda di essere abbandonato. Non sono certa che sarei stata capace di spiegare a lei e a papà che noi piccoli non piangiamo mica per farli innervosire, o dispiacere. Non siamo certo capaci di mentire, noi, o di fare ricatti e prepotenze (mi sa che quello purtroppo ce lo insegnano i grandi, però). Noi chiediamo quello di cui abbiamo bisogno, nel solo modo che conosciamo. Stare in braccio, ad esempio, ci fa sentire felici, amati, protetti. Perché non dovremmo chiederlo? Non è mica che vogliamo dar fastidio alla mamma, anzi: è proprio perché la amiamo tanto, che facciamo così!
Il capolavoro comunque lo hai fatto di notte. Ero un po’ preoccupata, pensavo che sarebbero rimasti male quando mi sarei svegliata. Io lo so che sono stanchi, ma ho bisogno di un po’ di tempo per imparare a dormire… Per fortuna non si sono meravigliati, e sai perché? Perché glielo avevi già spiegato tu, fratellone, e scommetto che invece con te si erano un po’ innervositi. Magari avevano anche provato a farti piangere da solo per un po’… Pensa che io sto sempre accanto a uno di loro, quando è buio, così mi riaddormento subito e riposiamo tutti molto di più (tu intanto dormi tantissimo, perché ormai hai imparato davvero bene!).
In realtà hai cominciato a spianarmi la strada già nel pancione della mamma, ora che ci penso. Hai dovuto farti spazio, convincerla che non eri lì per rovinarle la vita e il girovita. Difenderti dalle sciocchezze che le dicevano tante persone, e che la facevano soffrire, avvelenando la tua bella piscina calda. Io invece sono stata protetta. Ho nuotato al ritmo del suo cuore calmo, ho respirato la sua serenità, ascoltato la tua voce e la sua che cantava per te (e non le chiacchiere invadenti della gente). Anche questo lo devo a te, fratello mio adorato.
E ora che ti osservo da vicino lo vedo bene, quanto ancora mi prepari la strada ogni giorno, e immagino quanto sarà più semplice per me. Caro fratello maggiore, sei stato, senza offesa, la prova generale migliore che i nostri genitori potessero mai fare, ed è solo grazie a te se il mio debutto è stato da standing ovation.
I giocattoli te li ruberò lo stesso, non ti illudere, ma ti giuro che avrai per sempre la mia immensa gratitudine.
Con tanto amore,
la tua sorellina
Foto di Francesco Rastelli