La Costiera Amalfitana è uno di quei posti in cui il tempo segue leggi insolite.
Quei posti in cui correre sembra quasi sacrilego, o per lo meno inutile. Perché la lentezza è davvero l’unica possibilità, una specie di imperativo morale, di legge non scritta cui è impossibile non adeguarsi.
La Costiera amalfitana, d’inverno, è uno scrigno di sole inaspettato. Una cassa armonica in cui la risacca romba senza posa e i ciottoli levigati dall’acqua cozzano gli uni sugli altri con un fragore rotondo e croccante. È una lunga striscia d’asfalto a picco sul mare, miracolosamente deserta e silenziosa. È una distesa di limoni luccicanti, una buganvillea che aspetta di fiorire, una macchia rossa di peperoncini piccanti. La Costiera Amalfitana d’inverno è una fila di barche capovolte e tirate in secca, mucchi di sartiame abbandonato e incrostato di salsedine, alberghi che dormono in attesa della primavera.
La Costiera Amalfitana è una bella donna in avanti con gli anni. Una donna procace, una mamma affettuosa, un’amante chiacchierona. È una canzone languida, un vestito fuori moda. La Costiera Amalfitana è una stanza in cui la luce filtra dalle persiane socchiuse. Un piatto sempre pieno, un letto profumato. È un film italiano degli anni Cinquanta, un turista inglese con un cappello estivo, una falce di luna appena sbiadita.
È sale e calcare. Verde, bianca e molto meno blu di quello che si potrebbe pensare. La Costiera Amalfitana, in inverno, è di molti colori, ma è soprattutto ocra. È una terra verticale e un po’ scivolosa, che dà le vertigini.
Un posto in cui stare fermi a guardare i gabbiani, gettare sassi nel mare e contare le nuvole che passano lente.
Mangiare piano, tenersi per mano e camminare in silenzio.