Da quando siamo entrati nella cosiddetta “fase 2” e ci è finalmente consentito girovagare entro i confini regionali, stiamo cercando di approfittare per goderci alcuni dei luoghi più suggestivi della Campania che solitamente sono gremiti di turisti italiani e stranieri. In particolare, sto cercando di selezionare località che consentano di rispettare un certo distanziamento sociale e di passare delle ore piacevoli all’aria aperta, possibilmente mettendo via la mascherina almeno per un po’. Impresa non sempre scontata, visto il territorio movimentato della nostra regione e il sovraffollamento di cui soffre. Il ponte del 2 giugno, in particolare, abbiamo cercato di viverlo come una piccola “vacanza dormendo a casa nostra”, anche per compensare parzialmente il viaggio all’estero che avremmo dovuto fare e che è saltato a causa della pandemia.
viaggiare con i bambini
Non ci vuole Freud, credo, per interpretare le mie scelte culinarie in tempo di quarantena.
Da quando siamo chiusi in casa (ufficialmente dal 5 di marzo, ma già la settimana di Carnevale qui c’erano state le sanificazioni a scuola e noi avevamo rinunciato ad andare in giro e incontrare gente) ho preparato per lo più pietanze straniere, più o meno “esotiche”.
Curry vari al latte di cocco, kanelbulle scandinavi, ravioli al vapore cinesi, chapati roll, crepes dolci e salate, cookie all’americana, riso cantonese. Ieri mi sono addirittura cimentata nel sushi, dopo aver ordinato online un kit di ingredienti e di accessori.
Mentre gli altri facevano incetta di lievito di birra e farina, io mi affannavo a rifornire la mia dispensa di riso originario e basmati, curcuma, latte di cocco, farina di riso, zenzero, salsa di soia, curry, cardamomo e via dicendo.
La verità è che la cosa che più mi risulta indigesta di questa quarantena è l’orizzonte ristretto nel quale mi sento imprigionata. Avere il mondo a disposizione, anche se solo in linea del tutto teorica, era un fattore determinante per il mio (pur intermittente) benessere mentale e per il mio (pur labile) equilibrio psico-emotivo. L’organizzazione meticolosa dei viaggi, anche quando solo sulla carta, scandiva da un paio di decenni la mia esistenza, segnava l’incedere delle stagioni più di ogni altra cosa. Mi rendeva accettabile l’essermi ritrovata a vivere in un posto che, per quanto sia “casa mia”, in ultima analisi non mi soddisfa appieno, per tutta una serie di ragioni che in questa sede e in questo momento non è il caso di elencare.
Pensare di avere il mondo a disposizione, poter immaginare l’incontro con l’altro, la scoperta del nuovo, il confronto con la diversità, l’esperienza della conoscenza mi mantiene viva. È ossigeno per il mio cuore. Consolazione nella tristezza, conforto nella paura e nella solitudine. Rifugio e diversivo per fronteggiare l’ansia. Sentirmi privata di questa possibilità mi fa sentire in trappola, molto più del divieto di uscire dal mio piccolo appartamento.
Per questo, molto banalmente, riempio la casa del profumo di spezie orientali. Per questo cerco di far viaggiare perlomeno il mio palato. Di celebrare, replicando ricette assaggiate in giro per il mondo, il ricordo di tantissimi momenti felici, e ringraziare per il privilegio che ho avuto finora di potermi dire viaggiatrice. Cerco di raccontarmi, preparando un piatto asiatico o scandinavo, che, anche se sono bloccata letteralmente in un posto (nel quale, e non certo da oggi, non sempre mi sento a mio agio), la mia mente è libera. Libera la mia memoria, libero il mio spirito, libera e indomita la mia voglia di conoscere, di sperimentare, di abbracciare la diversità. Che l’orizzonte fisico nel quale sono confinata, per certi versi da ben prima di questa primavera in quarantena, non ha niente a che vedere con l’orizzonte che abbraccia la mia mente, che posso ampliare a mio piacimento in ogni modo possibile, anche restando immobile.
Prima di partire per Zanzibar con i miei bambini di 7 e 5 anni, ero un po’ preoccupata che potessimo in qualche modo annoiarci. So che suona assurdo e anche abbastanza snob, ma la verità è che la nostra famiglia non è abituata alla classica villeggiatura balneare, e che, quando viaggiamo, tutti e quattro amiamo vivere esperienze variegate e complesse. Il quesito che si è posto per noi è dunque stato: cosa fare a Zanzibar con bambini, a parte andare al mare?
Ecco qualche risposta, sperimentata personalmente (anche) per voi.
Passeggiare per le strade di Stone Town
Tra le cose da fare a Zanzibar con bambini non può mancare la visita di Stone Town, il caratteristico centro storico della capitale Zanzibar City che da anni è patrimonio dell’Unesco: vicoli labirintici, antichi palazzi, edifici coloniali, balconi di legno e, soprattutto, le celeberrime porte zanzibarine intarsiate (che a me hanno ricordato, non a caso, le “sorelle” omanite) che da sole, probabilmente, valgono la visita.
Da non perdere, inoltre, la casa-museo di Freddie Mercury (anche se ci sono dubbi sull’attribuzione e i prezzi sono decisamente “europei”), l’antico forte Omanita che sorge a poca distanza dal mare e i vicini Forodhani Gardens, che di sera si animano con decine di bancarelle di street food. All’interno dei giardini si trova un bel parco giochi frequentato dai bambini locali (costo per un’ora: 1000 scellini a bambino, circa 1 euro).
Se visitate Stone Town con i bambini vi consiglio inoltre di fare un giro al mercato, per curiosare tra spezie profumate, cesti intrecciati a mano, stoffe colorate e artigianato Masai. Ma soprattutto, a mio parere, non si può rinunciare alla visita della Cattedrale di Cristo, una chiesa anglicana appena fuori dal centro che ospita un toccante memoriale della tratta degli schiavi.
Commuovervi all’Old Slave Market
Anche se raramente se ne sente parlare nei racconti di viaggio a Zanzibar con bambini (o senza), l’arcipelago della Tanzania ha alle spalle una storia complicata e dolorosa. Per decenni, durante e dopo la dominazione omanita, Zanzibar è stata infatti un importante crocevia del mercato degli schiavi provenienti dall’Africa Centrale e destinati all’Asia e al Medio Oriente (e in misura minore alle Americhe). Proprio sul luogo dell’antico mercato degli schiavi, attualmente sorge la bella Cattedrale anglicana di Cristo e, soprattutto, un piccolo ma emozionante museo dedicato appunto alla tratta degli schiavi in cui è possibile apprendere moltissime, toccanti informazioni su questa tremenda pagina della storia dell’umanità.
Sulla base della mia personale esperienza, mi sento di consigliare la visita anche alle famiglie con bambini piccoli, a patto di “edulcorare” un po’ l’esperienza omettendo magari di tradurre i particolari più drammatici (i pannelli della mostra sono tutti in inglese). Noi abbiamo scelto di evitare a Davide e Flavia la visione della parte più “forte” dell’esposizione, ovvero un memoriale con sculture di schiavi incatenati (le catene sono originali, tra l’altro) e le camere dove si dice che venissero stipati i malcapitati. Ovviamente ogni genitore potrà fare la sua valutazione personale sul modo in cui vivere questa visita con i propri figli.
Partecipare a un tour delle spezie
L’arcipelago di Zanzibar è famoso nel mondo per la coltivazione di spezie, caffè, tè e cacao. Si dice che il suo stesso nome potrebbe derivare dalla parola “zenzero” e, in ogni caso, le spezie sono oggetto di monopolio di stato e rappresentano la seconda voce dell’economia locale dopo il turismo. Sarebbe un peccato, di conseguenza, fare un viaggio a Zanzibar con bambini e non partecipare a uno degli spice tour organizzati dalle numerose piantagioni dell’isola. Si tratta sicuramente di una esperienza molto “turistica”, ma a mio parere davvero interessante, soprattutto se, come la nostra famiglia, amate il tè e le spezie.
La visita avviene assieme a una guida (parlante inglese o anche italiano) che vi accompagnerà alla scoperta della piantagione presentandovi alberi e piante di pepe, chiodi di garofano, cardamomo, caffè, cacao, cannella, zenzero, vaniglia e chi più ne ha più ne metta. I bambini si divertiranno a tentare di riconoscere le spezie annusandole o assaggiandole, nonché a provare il cosiddetto “rossetto di Zanzibar”: un pigmento dal colore molto intenso (l’annatto) contenuto nei semi della pianta di achiote, originaria del Brasile ma molto diffusa nell’arcipelago.
Il tour delle spezie a cui abbiamo partecipato noi (presso la Tangawizi Spice Farm) prevedeva anche una indimenticabile degustazione di frutta tropicale e di tè, nonché una piccola “esibizione”, a suon di canzoni tradizionali, di raccolta e apertura di noci di cocco. Presso le piantagioni potrete anche acquistare spezie o alti prodotti a chilometro zero. I prezzi dell’escursione possono includere anche il trasporto e l’eventuale pranzo in piantagione.
Visitare il Parco nazionale di Jozani
In un post su cosa fare a Zanzibar con bambini (a parte andare al mare) non può mancare la foresta di Jozani, un parco naturale che occupa la parte centrale dell’isola di Zanzibar/Unguja. Qui, scortati da una guida autorizzata, sarà possibile osservare, nel loro ambiente naturale e in condizioni di assoluta libertà, due specie di scimmie, tra cui il Colobo Rosso, che è endemico di Zanzibar. Prima di partire ero un po’ preoccupata dal rischio di morsi, ma le guide sono molto attente nel far rispettare il regolamento del parco, che vieta di avvicinarsi alle scimmie e di tentare di toccarle o alimentarle.
La visita di Jozani si compone anche di una emozionante passeggiata nella giungla e (dopo un breve tragitto in auto) di una visita a una splendida foresta di mangrovie, che accoglie uccelli, granchi e molte altre forme di vita.
Conoscere la coltivazione delle alghe al Seaweed Center di Paje
La coltivazione delle alghe è un aspetto centrale nella vita di Zanzibar, soprattutto in quella delle donne. Il mio consiglio è di trascorrere almeno in una giornata in una delle spiagge della costa orientale dell’isola, dove è possibile apprezzare l’alternanza delle maree e osservare da vicino le diverse fasi della coltivazione delle alghe.
Se l’argomento suscita il vostro interesse, potreste dedicare anche un po’ di tempo alla visita del Seaweed Center di Paje, una piccola fabbrica di ottimi cosmetici a base di alghe e altri ingredienti naturali e locali. Oltre a visitare la “piantagione” sulla spiaggia e l’area produttiva, vi saranno spiegate tutte le fasi del processo produttivo, che impiega solo donne autonctone. I bambini potranno entrare nella cella frigorifera, annusare i vari saponi profumati e provare creme e peeling. Ovviamente sarà difficile riuscire ad andare via senza aver acquistato nulla!
Nutrire le tartarughe al Baraka Natural Aquarium
Situato a Nungwi, una delle più frequentate località del nord dell’isola, questo piccolo centro ospita tartarughe marine della specie Chelonia mydas (tartaruga verde), ripescate in difficoltà dall’oceano e in attesa di essere liberate dopo un periodo di riabilitazione. Si può scegliere se nutrire queste adorabili creature con delle freschissime alghe, oppure nuotare assieme al loro nella laguna naturale che le ospita (opzione che personalmente non consiglio). Una bella esperienza per i bambini, ma secondo me andrebbe esercitato un maggiore controllo sulla condotta dei visitatori, e le informazioni sulla provenienza e la gestione degli animali dovrebbero essere più numerose e trasparenti.
Altre tartarughe, in questo caso di terra, vivono al largo di Stone Town, a Prison Island, ma non abbiamo fatto in tempo ad andare a trovarle, per cui non so darvi indicazioni di prima mano.
Cosa fare a Zanzibar con bambini: lo Zanzibar Butterfly Center
Un’altra risposta alla domanda sul cosa fare a Zanzibar con bambini è in realtà un consiglio “con grossa riserva”, perché di fatto questo piccolo giardino di farfalle situato nei pressi della Jozani Forest non mi ha convinto per niente, sia per il costo che per la quantità e qualità delle informazioni fornite. È comunque possibile osservare le varie fasi del ciclo vitale delle farfalle e osservare da vicino molti esemplari. Prendete in considerazione la visita solo se viaggiate con bambini particolarmente appassionati di farfalle, o se lo siete a vostra volta.
Incontrare la vita locale
Anche senza programmare escursioni o visite guidate, in quasi tutte le spiagge di Zanzibar è possibile trascorrere lunghe e indimenticabili ore giocando con i bimbi locali o chiacchierando con i Masai (che spesso si rivelano tra le esperienze più interessanti ed appaganti dell’intero viaggio). Potete inoltre informarvi sulle opportunità di partecipare a lezioni familiari di kitesurf o di cucina swahili, specie se viaggiate con bambini grandicelli. Molti hotel e guest house, inoltre, danno la possibilità di visitare villaggi o scuole, con l’obiettivo di conoscere la vita locale e portare materiale o donazioni alle comunità. Se decidete di fare un’esperienza di questo tipo, vi raccomando di viverla con rispetto e intelligenza, informandovi in anticipo su cosa sia opportuno donare, evitando di fotografare i bambini (ma anche gli adulti, senza il loro permesso), di offrire dolci o caramelle.
In conclusione, credo di poter dire a ragione che un viaggio a Zanzibar con bambini non può che essere, inevitabilmente, un’esperienza per lo più marina, ma che ha molto altro da offrire a chi abbia voglia di allontanarsi per un po’ dall’ombrellone e andare alla scoperta di questa isola dai mille volti e dalla storia complessa e interessante. È lì, relativamente lontano dall’azzurro luccicante dell’Oceano Indiano, che ho incontrato davvero la “mia” Zanzibar, e dove ho lasciato per sempre un pezzettino del mio cuore.
Ogni mattina comincio la giornata con un tè chai al cardamomo, quello che in Oman (e in generale nella penisola arabica e dintorni) chiamano “Karak tea”. Lo sorseggio nella mia amata tazza in terracotta, comprata una decina di anni fa dalla bancarella di un artigiano bretone, nel centro storico di Dinan.
Ogni sera accendo un paio di candeline, ne ho trovate di ecologiche a prezzo buono (in olio di colza, con lo stoppino in cotone e il contenitore compostabile), mentre i ceri e le stelline a Led si attivano da sole col timer, a me tocca solo ricaricare periodicamente le batterie. Ho mutuato questa abitudine irrinunciabile dai danesi e dai finlandesi, e senza aver timore di esagerare posso dire che mi ha letteralmente cambiato la vita nelle stagioni più buie.
Alle nozze di una delle mie migliori amiche indossavo un vestito comprato a Londra, all’ultimo matrimonio a cui sono stata inviata invece portavo un abaya cucito da un sarto nel souq di Muscat, e sistemato per me davanti ai miei occhi. I letti dei miei figli sono rivestiti da un paio di sarong balinesi, e delle stoffe colorate per cui ho contrattato un buon prezzo al mercato di Zanzibar City diventeranno presto dei copricuscini e delle tovagliette per la colazione. Gli unici gioielli che sono solita portare li ho comprati a poco prezzo nei mercati di mezza Europa.
Il lunedì, di solito, per cena mangiamo carne bianca. Si tratta spesso della mia unica razione di carne della settimana, per cui un paio di volte al mese mi concedo un pollo al curry che accompagno possibilmente col riso – basmati, jasmine, etc – che compro in viaggio.
Quando ho voglia di ascoltare un po’ di musica movimentata, ultimamente tiro fuori la playlist che avevo preparato per il nostro viaggio on the road in Irlanda dell’estate scorsa: musica celtica, ma anche Ed Sheeran e i miei adorati Cranberries. E quando ho bisogno di bere qualcosa di forte, stappo il wiskhey che ho comprato alla distilleria di Bushmills, levando il mio bicchiere a una persona cara che non c’è più
I nostri biscotti preferiti, quelli alla cannella che preparo coi bambini sotto Natale, mi ricordano i miei tanti viaggi a Bruxelles, dove vive un pezzo importante della mia famiglia e dove risiedono in pianta stabile tantissimi ricordi felici.
Ho letto ai miei figli leggende irlandesi e miti norreni, fiabe mediorientali e filastrocche spagnole. Le cose che so di geografia (ma anche di storia contemporanea) le devo quasi tutte allo studio che ho fatto in previsione delle nostre vacanze di famiglia, oltre ovviamente alle esperienze che ho potuto fare personalmente sul posto.
Negli ultimi anni ho visitato campi di sterminio nazisti, mercati schiavisti africani, prigioni comuniste, muri eretti (e poi di solito abbattuti, per fortuna) per separare popoli, nazioni e città. Ho toccato letteralmente con mano i danni della guerra, del razzismo, dell’antisemitismo, dell’omofobia e dell’odio religioso. Lo sfacelo causato, decennio dopo decennio, dal colonialismo occidentale antico e contemporaneo.
Ho rinunciato consapevolmente a bere per Capodanno, scegliendo di festeggiarlo in un paese islamico, e ho ingollato in un singolo sorso dei drink dalla gradazione improbabile in qualche bettola dell’Europa dell’Est. Ho vinto definitivamente ogni reticenza a frequentare saune nudiste e ho fatto il bagno al mare semi-vestita. Ho pregato, ecumenicamente parlando, in cappelle anglicane e chiese ortodosse, in tempi induisti, in cerchi di pietre runiche e in antiche moschee. In cattedrali cattoliche che un tempo erano state moschee, e prima ancora templi greci, romani, etruschi. Ho pregato al cospetto di Odino e di Freyia, di Brahmā, di Śiva e di Visnù. Di Cristo, di Iside, di Allah e di Yahweh.
Il primo (e per ora unico) tatuaggio che ho sul corpo recita una parola in gaelico irlandese che vuol dire “libertà”.
La possibilità e la volontà di viaggiare hanno davvero cambiato profondamente la mia vita, la mia persona, la mia mente. Mi hanno regalato una ricchezza inestimabile, ricordi immarcescibili, emozioni indelebili. Se non avessi potuto (e voluto fortissimamente) viaggiare, sarei probabilmente una persona molto diversa da quella che sono oggi.
Per quello sono infinitamente grata alla vita, che mi ha dato questa possibilità. Ai miei genitori, che pur non essendo viaggiatori non hanno mai ostacolato questo mio istinto innato e impossibile da contenere. Alla mia famiglia che si lascia contagiare sempre di più da questa grande passione. Alle amiche con cui la condivido ogni giorno. E a me stessa, che la coltivo con lieta ostinazione, rinunciando spesso a molto altro, studiando “mattissimamente” e dedicandole risorse mentali, economiche e fisiche.
“Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo“. (Fernando Pessoa)
Zanzibar con i bambini (in guest house, appunto) è stato il nostro primo viaggio in Africa (io avevo solo un veloce e datato predente tunisino per lavoro, che non fa molto testo), organizzato come al solito con larghissimo anticipo e senza ricorrere a un’agenzia di viaggi o un tour operator convenzionale.
Zanzibar con bambini: perché
Scegliere Zanzibar in inverno come debutto familiare nel continente africano non è una scelta particolarmente originale o alternativa, soprattutto nel nostro inverno quando in Tanzania fa davvero caldo. L’arcipelago tanzaniano – o meglio la sua isola principale, che in kiswahili si chiama Unguja – è una destinazione particolarmente popolare tra gli italiani, che spesso optano per un pacchetto tutto incluso in uno dei tanti villaggi zanzibarini. Nel caso della mia famiglia, considerando anche che il mio desiderio era quello di evitare un classico resort, si è trattato in primis una scelta di prudenza e di consapevolezza: essendo appunto di una destinazione molto gettonata e servita, ci è parsa la soluzione ideale per approcciarsi al continente africano “per gradi”, con la consapevolezza di avere un’esperienza di viaggio ancora limitata per altre mete più insolite o avventurose. A parte questo, la scelta di andare a Zanzibar è stata fatta sull’onda del bellissimo viaggio in Oman dell’anno precedente: Zanzibar, per l’appunto, è stata a lungo la capitale del sultanato omanita e con il paese arabo che noi abbiamo amato così tanto condivide un passato di luci e ombre e molti aspetti culturali. Un volo a prezzi competitivi, considerando il periodo (Turkish Air da Roma, con scalo a Istanbul), ha dato poi la spinta definitiva all’organizzazione di questo viaggio.
Zanzibar con i bambini in guest house: vaccinazioni e salute
Una delle principali preoccupazioni legate ai viaggi in Africa con i bambini è rappresentata dai possibili rischi sanitari e ai vaccini e profilassi richiesti. Non nego di essermi arrovellata parecchio io stessa sulla questione, soprattutto man mano che il mio viaggio a Zanzibar con bambini in guest house si faceva più vicino. Per quanto riguarda la nostra destinazione in dettaglio, il sito ufficiale della Farnesina “Viaggiare sicuri” informa che non ci sono vaccinazioni obbligatorie (ad eccezione della febbre gialla per i viaggiatori maggiori di un anno di età che provengano da un Paese dove la febbre gialla è a rischio trasmissione come Kenya, Ethiopia, etc anche nel caso di solo transito aeroportuale, se questo è superiore alle 12 ore ed in ogni caso se si lascia l’aeroporto di scalo) e che il rischio di malaria ha una “bassa incidenza nell’arcipelago di Zanzibar”, mentre la dengue e la dengue emorragica sono endemiche anche lì. Personalmente, ho consultato l’ufficio ASL di Medicina dei Viaggiatori di Napoli e sulla base del colloquio con lo specialista ho scelto di fare la vaccinazione per l’Epatite A per tutta la famiglia. Mio marito ha rinnovato anche l’antitetanica (io e i bambini l’avevamo già valida). Abbiamo poi assunto, a scopo preventivo, dei fermenti lattici prima e durante il viaggio, nonché fatto molta attenzione a evitare acqua non imbottigliata, ghiaccio e verdure crude o alimenti poco cotti, prestando inoltre molta attenzione al lavaggio delle mani prima di ogni pasto. Per la prevenzione delle punture di zanzara, vi rimando a un paragrafo ad hoc più avanti, ricordate comunque che non sono un medico e che la mia esperienza è puramente personale e indicativa.
Documenti e visti per andare a Zanzibar con i bambini
Per entrare in Tanzania occorre un passaporto che scada almeno 6 mesi dopo l’uscita dal paese, nonché un visto turistico che può essere richiesto online o direttamente in aeroporto a un costo di 50 dollari a testa, bambini inclusi. Per accorciare i tempi di attesa all’arrivo, noi abbiamo fatto i visti online, sul sito ufficiale del governo della Tanzania. Per la compilazione della richiesta è necessario avere a portata di mano le scansioni dei passaporti e delle relative fototessere, nonché l’indirizzo presso il quale si alloggia a Zanzibar con un numero telefonico di riferimento. L’espletamento della pratica può richiedere anche 15 giorni, quindi meglio non ridursi all’ultimo momento. Chi vola con un charter, a differenza nostra, deve pagare anche un visto di uscita.
In che zona alloggiare a Zanzibar con bambini in guest house
La scelta della zona in cui alloggiare si basa su una serie di criteri che non possono che essere personali. L’arcipelago nel suo insieme è soggetto a forti escursioni di marea, che con un ciclo della durata di circa sei ore fanno arretrare il mare di centinaia di metri, per poi far risalire l’acqua con una velocità sostenuta. Nella zona nord occidentale dell’isola di Unguja – quella che ospita la maggioranza dei resort e villaggi internazionali – il fenomeno delle maree è scarsamente apprezzabile, a causa della conformazione della costa. Sul versante orientale dell’isola, invece, le maree cambiano drasticamente la situazione litoranea nel corso della giornata, rendendo impossibile il bagno in mare nelle ore di bassa marea (e comportando talvolta una certa torbidità dell’acqua quando poi il mare ritorna con impeto. Se il vostro obiettivo è trascorrere lunghe giornate a mollo, pertanto, potrebbe essere più indicato pernottare nella zona di Nungwi e Kendwa. Detto questo, le maree rappresentano a mio parere una caratteristica imprescindibile di Zanzibar, e si portano dietro un corollario fantastico di situazioni e attività: piantagioni di alghe con donne intente nella raccolta, bambini che cercano molluschi commestibili, partite di calcio improvvisate sulla spiaggia, pozze di marea brulicanti di vita marina, lingue e isole di sabbia che mutano di ora in ora. Un’idea molto saggia potrebbe essere quella di dividere il soggiorno in due parti, pernottando in due zone diverse. In ogni caso, il mio consiglio è di non “chiudersi” in hotel, visitando l’isola il più possibile e non trascurando Stone Town, il centro storico del capoluogo di Zanzibar.
Zanzibar con i bambini: perché una guest house
Se in “Occidente” non mi piacciono i resort, per la nostra prima volta in Africa ero a maggior ragione motivata a evitarli. Non certo per vezzo, ma perché penso sinceramente che il modo migliore per incoraggiare l’economia e lo sviluppo dei paesi emergenti passi anche dalla scelta di strutture ricettive piccole e a ridotto impatto ambientale, in cui le ricadute economiche vadano a beneficio soprattutto degli autoctoni. Sapevo anche che avrei preferito una zona poco affollata, con spiagge libere e niente caos, e che il nostro budget era limitato. D’altro canto, in famiglia non siamo particolarmente avventurosi, e viaggiamo pur sempre con due bambini ancora piccoli, uno dei quali molto “selettivo” col cibo: quali alternative erano dunque possibili? La soluzione per noi è stata una piccola guest house sulla costa orientale dell’isola (quella con le maree visibili, per intenderci) e più in dettaglio nel villaggio di Bwejuu, a pochissimi km dalla più turistica Paje (frequentata dagli appassionati di kite): lo Zanzibar Dream Lodge gestito da Kassim e da Maria Luisa (zanzibarino lui, italiana lei, il che è stato per me molto rassicurante anche considerato il fatto che i due hanno un bambino piccolo). Un posto semplice, su una strada sterrata immersa nella vegetazione, senza fronzoli né lussi e che richiede per così dire qualche compromesso: non è sulla spiaggia, per esempio (per raggiungerla è necessario percorrere un sentierino semi-privato). E non ha la piscina, che con la bassa marea in effetti può rivelarsi molto utile (nelle vicinanze, ad ogni modo, ci sono due strutture con piscine utilizzabili semplicemente ordinando un pasto o un drink). Un posto che si è rivelato a nostra misura, con un’atmosfera super genuina e rilassata e con una ottima cucina. E che personalmente mi manca molto ora che sono a casa. La scelta della guest house, secondo me, è ideale per chi desidera una sistemazione essenziale, “tipica” e pulita e non si aspetta, dalla vacanza, una situazione di comfort particolare: niente servizio in camera, frigobar, televisione, kit di cortesia o arredi elaborati. Consiglio invece, se possibile, di non lesinare sull’aria condizionata, perché il clima zanzibarino di Capodanno può essere molto afoso, e perché l’aria condizionata consente di tenere chiuse le finestre, così da limitare il rischio di punture di zanzara.
Zanzibar con bambini in inverno: prevenire le punture di zanzara
A proposito di zanzare, ecco le strategie che abbiamo adottato noi, su consiglio dell’ufficio ASL di Medicina del Viaggiatore e tenendo conto che viaggiavamo nella cosiddetta “stagione secca” di Zanzibar: non usare profumi o deodoranti profumati, dormire in una camera provvista di zanzariera fissa alla finestra e di zanzariere ulteriori sui letti. Utilizzare scrupolosamente repellenti specifici a base di Deet (Autan Tropical e/o Jungle molto forte, facendo attenzione a non usare prodotti troppo aggressivi sui bambini), coprirsi gambe e braccia nelle ore serali con abiti chiari e leggeri, nonché nelle escursioni in aree interne o con maggiore presenza di vegetazione. Inoltre, prima di partire abbiamo trattato abiti, zaini e valigie con un repellente spray a base di permetrina (mi raccomando di utilizzarlo lontano dai gatti, per i quali questa sostanza è tossica!), che ho poi spruzzato, una volta giunti a Zanzibar, anche su zanzariere, porte, finestre e pareti. Questi accorgimenti non azzerano il rischio di essere punti dalle zanzare, ma ne riducono sensibilmente la probabilità. Per la malaria non è disponibile un vaccino, ma è possibile sottoporsi a una profilassi farmacologica prima e durante il viaggio per ridurre la probabilità del contagio e la severità dei sintomi. La nostra scelta di non fare una profilassi di questo tipo è giunta a valle di un approfondito colloquio con gli specialisti dell’ASL e vi consiglio di fare altrettanto qualora decidiate di organizzare un viaggio a Zanzibar con bambini o senza (Volete sapere se alla fine siamo stati punti? Sì, ad eccezione di Flavia, ma solo occasionalmente e perché avevamo tardato a spruzzarci il repellente).
Zanzibar in guest house: trasporti ed escursioni
Zanzibar era una destinazione “anomala” per noi, poco avvezzi alle vacanze di mare e ai viaggi “stanziali”. Si è rivelata comunque una scelta molto appagante perché abbiamo cercato di fare diverse escursioni, alternando le giornate di relax a quelle più “movimentate”. Il mio consiglio, per una volta, è di non “fare da soli”, nel senso che noleggiare un’auto, con le strade spesso dissestate dell’isola, la scarsa illuminazione e il traffico intenso di pedoni, bici, carri e bestiame, non è davvero un’opzione sicura. Spostarsi coi trasporti pubblici locali sarebbe di certo fantastico, ma la scelta più efficiente e comoda resta quella di affidarsi a taxi ed autisti privati. Noi abbiamo organizzato le varie escursioni con l’aiuto di Maria Luisa dello Zanzibar Dream Lodge, dal momento che lei gestisce anche un’agenzia turistica locale. Un’altra opzione molto gettonata sono i cosiddetti “beach boys”, che offrono i loro servizi di driver e guida sulle spiagge e sulle strade limitrofe a resort e villaggi. La scelta è molto personale, io però vi raccomando di scegliere in ogni caso autisti autorizzati, che abbiano una licenza ufficiale e che paghino il previsto pedaggio. Non solo perché siamo incorsi in frequenti controlli di polizia, ma anche perché ritengo che sia importante incoraggiare forme di impresa organizzate, ufficiali e regolari. Quanto alle destinazioni, vi rimando a un prossimo post sulle cose da fare e vedere (e mangiare!) a Zanzibar con i bambini.
Zanzibar con i bambini: da che età?
Anche questa domanda prevede molte possibili risposte, tutte altrettanto valide. Noi abbiamo incontrato turisti di ogni età, inclusi bambini di pochi mesi. Personalmente, non sarei andata a Zanzibar con figli più piccoli dei miei (7 e 5 anni) per le seguenti motivazioni:
- caldo estremo e sole molto forte, che in certi contesti (escursioni in città, nella foresta o in barca) mi sembrano problematici con bambini piccoli
- presenza di rischio dengue e (marginalmente) malaria, con relativa necessità di utilizzare repellenti per insetti non adatti ai bambini molto piccoli
- necessità di fare attenzione all’acqua e agli alimenti ingeriti ed evitare di portare alla bocca le mani sporche
- escursioni con permanenze relativamente lunghe a bordo di piccole imbarcazioni
Ovviamente, la scelta sta ai singoli, come sempre. E sarà in ogni caso la scelta giusta, purché sia ben ponderata e consapevole.
Voi avete mai pensato di andare a Zanzibar soggiornando in guest house? Oppure ci siete già stati? Se avete curiosità, dubbi o domande, scrivetemi pure nei commenti o sulla mia pagina Facebook.
Negli ultimi anni ho viaggiato spesso con la mia famiglia, a volte anche verso destinazioni esotiche o tropicali. Eppure, una delle esperienze di viaggio che mia figlia cita (e chiede di ripetere) con maggiore frequenza è la breve permanenza a Milano con i bambini di qualche tempo fa. Seconda forse solo alla Rovaniemi di Babbo Natale e al deserto dell’Oman, la città della Madonnina è in cima alle preferenze di Flavia. Anche il confronto Roma-Milano – la Città Eterna è un’altra delle destinazioni a lei care – risulta pendere senza dubbi in favore del capoluogo lombardo. E in effetti, devo dire, la cosa non mi sorprende.
Muoversi a Milano con i bambini
Per il nostro breve viaggio a Milano con bambini siamo arrivati in treno da Napoli (ma potete valutare anche il bus, come alternativa più economica rispetto all’aereo, valutate per esempio un autobus per Milano da Roma) e abbiamo alloggiato in un piccolo appartamento in via Paolo Sarpi, nel pieno della vivace Chinatown milanese. Da lì ci siamo spostati sempre con i mezzi pubblici, senza incontrare particolari difficoltà. Devo dire che ho preferito di gran lunga spostarmi con la metropolitana, ma questa è una caratteristica dei miei viaggi coi mezzi pubblici (mi sento sempre più a mio agio a orientarmi in metro rispetto che con i bus), vi consiglio in ogni caso di utilizzare l’app ufficiale dell’azienda di trasporti meneghina “ATM Milano Official App”.
Milano con i bambini: la città delle mille opportunità
Sarà perché durante il nostro weekend milanese abbiamo incontrato tanti amici con i loro figli, sarà per il meteo (era primavera) che è stato in quell’occasione particolarmente generoso, sarà per il lungo viaggio in treno, che ha sempre il sapore di un’avventura o per le numerose attività a misura di bambino che siamo riusciti a fare durante il breve viaggio a Milano, ma anche io ricordo quella fuga primaverile in famiglia come un’esperienza davvero piacevole. La nostra permanenza a Milano con i bambini è stata breve, ma ci ha permesso comunque di vivere molte avventure diverse sia all’aperto che “indoor”. La varietà di proposte di intrattenimento è in grado di accontentare esigenze e i gusti di tutti, a prescindere dalle età e dalle condizioni meteo.
Cosa fare a Milano con i bambini
Personalmente, avevo programmato la trasferta a Milano con tutta la famiglia soprattutto per andare a visitare una mostra itinerante dedicata a Harry Potter, di cui sono una grande fan. L’esibizione si teneva alla Fabbrica del Vapore, che è un luogo che vi consiglio di tenere d’occhio se state organizzando un viaggio a Milano con bambini. Oltre a ospitare mostre, eventi e spettacoli, la location in sé – una vecchia fabbrica di treni e tram recentemente riqualificata – mi è parsa molto interessante, grazie anche agli spazi esterni e all’originale bar. Nel tempo a nostra disposizione, inoltre, siamo riusciti a fare una tappa ai Navigli, inserendo anche una breve crociera in battello che ci ha permesso di scoprire un po’ di cose sulla rete di navigazione milanese (nonché di ammirare un sacco di uccelli acquatici!). La crociera sui Navigli può essere prenotata su questo sito, noi avevamo optato per l’Itinerario della Darsena ma esistono diversi percorsi (sappiate che comunque è una esperienza molto “turistica”). Immancabile naturalmente una sosta in piazza Duomo, anche se la coda e la ressa pazzesca ci hanno impedito, in quell’occasione, di entrare (su consiglio di un’amica autoctona abbiamo ripiegato sulla vicina e splendida San Satiro, con la “falsa abside” del Bramante). Non mancate di organizzare, inoltre, un pic-nic in Parco Sempione, dove sono presenti anche delle bellissime aree gioco, io vi segnalo in particolare quella vicino l’ingresso dell’Arco della Pace. Per concludere, vi raccomando naturalmente la visita del Castello Sforzesco e soprattutto il Museo di Storia Naturale, all’interno dei Giardini Pubblici Indro Montanelli (playground anche qui): molto ricco e ben organizzato, lo definirei imperdibile per chi va a Milano con i bambini.
Milano con i bambini: piazza Gae Aulenti e City Life
Anche se non si tratta di una destinazione espressamente “per bambini”, uno dei nostri ricordi più lieti del weekend a Milano è legato alla visita della zona di piazza Gae Aulenti e del Bosco Verticale della vicina City Life. L’atmosfera mi ha ricordato in qualche modo quella di Potsdamer Platz. Irresistibili, per i bambini, le fontane: portatevi tassativamente un telo e un cambio completo! Anche lì, andando verso il Bosco Verticale, c’è un parco giochi, ma non ci siamo fermati.
Milano con bambini: altre cose da vedere
Avendo più tempo a disposizione, un viaggio a Milano con i bambini permette di vivere anche molte altre esperienze, che mi riprometto di organizzare non appena riusciremo a realizzare il desiderio di replica di Flavia. Vi segnalo, tra le tante opportunità, il Museo della scienza e della tecnica e il Muba, il celebre Museo dei bambini che propone diverse mostre temporanee, laboratori ed esperienze interattive (per alcune delle quali è fortemente consigliata o indispensabile la prenotazione).
Voi siete mai stati a Milano con i bambini? O magari ci vivete? Avete altre chicche da segnalare o suggerimenti pratici?
Se state pensando di organizzare un viaggio a Malta con bambini, questo è il post che fa per voi: troverete, senza peli sulla lingua, pregi e difetti dell’isola dei Cavalieri, le sue potenzialità per un viaggio in famiglia e qualche consiglio pratico sulle attività da fare con i bambini.
“Malta è una sorpresa da mozzare il fiato. La case dai colori pastello, le cupole arabeggianti, i bastioni di pietra arenaria. Ogni cosa, nel mio campo visivo, grida: “Mediterraneo”. Osservo i pescherecci, conto le gru puntate verso il cielo, sento i fischi delle navi che si mescolano all’odore di sale e di nafta. E tutto mi è familiare. In questo momento di rare certezze, di una cosa sono sicura: dovunque troverò un pontile, un castello e una chiesa, mi sentirò a casa”.
Ho scritto queste parole circa 12 anni fa, la prima volta che il mio sguardo si è posato su Malta, in occasione di un viaggio estivo di coppia. Ci sono tornata nell’estate del 2019 in compagnia dei miei figli (7 e 5 anni) e del loro papà, accettando l’invito di Family Time Malta. Ho trovato l’isola molto cambiata, e non sempre in meglio. Se state pensando a un viaggio a Malta con bambini, partite dunque con la dovuta consapevolezza, in modo da evitare delusioni e fraintendimenti. Malta è un’isola relativamente grande nel mezzo del Mediterraneo, molto (e spesso mal) costruita, soprattutto sulle coste, e abbastanza trafficata. In estate è presa d’assalto dai turisti: tantissimi italiani, ma anche molti inglesi (la cui presenza spesso condiziona anche l’offerta turistica in termini di tipologia di ristoranti, intrattenimento etc), tedeschi e tanti gruppi di studenti d’inglese. Le spiagge sono affollate (va meglio alla fine di agosto), le strade trafficate e, almeno in questo periodo, disseminate di cantieri e mezzi da lavoro. Non partite, insomma, con l’aspettativa di un luogo idilliaco e selvaggio, perlomeno in agosto. E non consideratela, almeno secondo il mio punto di vista, una destinazione prettamente balneare, scelta per passare esclusivamente il tempo sotto l’ombrellone, anche se il mare è cristallino e perfetto per snorkeling e immersioni. Il meglio di Malta, secondo me, sta nel suo ricchissimo patrimonio storico, artistico e culturale (l’isola, per la sua posizione e la sua storia, è da sempre un crocevia di popoli, dominazioni e culture, che si ritrovano nell’architettura, nella lingua, nella cucina etc). Meglio, quindi, organizzarsi in modo da alternare la vita da spiaggia (al mattino o nel tardo pomeriggio) alle visite. Evitate di andarci in agosto, se potete (io ero lì anche per un impegno lavorativo) e prendete in seria considerazione una tappa nella vicina Gozo (noi ci siamo stati nel viaggio precedente, amandola molto, ma stavolta non siamo riusciti a tornare, così come non siamo riusciti a rivedere i bellissimi siti megalitici maltesi).
Viaggio a Malta con bambini: organizzazione fai da te
- Volo: noi abbiamo volato con easyJet da Napoli a Malta, acquistando i biglietti con largo anticipo come al solito.
- Alloggio: abbiamo dormito a Floriana, una località residenziale e tranquilla a meno di un km dall’ingresso di Valletta. È una zona che consiglio, almeno per parte del soggiorno, perché costituita da belle case tradizionali e comoda per visitare le località storiche dell’isola. Ci sono anche un bel giardino con chiosco e area giochi (King George V Gardens), il nuovo Valletta Waterfront (porto per le navi da crociera con una passeggiata piena di locali) e i giardini botanici Argotti, che però non abbiamo fatto in tempo a visitare. Dormivamo in una casa tradizionale che trovate su AirBnb col nome “Corto Maltese”, molto bella e fresca (ma tenete conto che il bagno si trova all’ingresso a piano terra, mentre cucina e ampia camera da letto si trovano al piano superiore).
- Spostamenti: per il nostro viaggio a Malta con bambini noi abbiamo optato per un’auto a noleggio, presa sul sito Rentalcars. Tenete conto che a Malta si guida “all’inglese” (quindi sulla sinistra della carreggiata) e che il traffico può essere anche abbastanza intenso. In alternativa ci si può affidare alla fitta rete di autobus che serve quasi tutti i luoghi d’interesse dell’isola, ma considerate che i tempi in questo caso si allungano parecchio.
Malta con i bambini: le spiagge di sabbia
L’isola di Malta ha una costa per lo più rocciosa, ed è un paradiso per i subacquei. Esistono, tuttavia, alcune spiagge di sabbia (attrezzate e libere) che in alta stagione sono però parecchio affollate e caotiche. Tenetene conto, cercando magari di arrivare entro le dieci del mattino oppure direttamente nel tardo pomeriggio. Ecco quelle che abbiamo frequentato noi durante il nostro viaggio a Malta con bambini
- Golden Bay: molta folla, ombrelloni e lettini noleggiabili fino alle 17, acqua caldissima e poco trasparente (perlomeno di pomeriggio), un paio di palazzoni Radisson nei pressi.
- Gadhira Bay a Mellieha: spiaggia ampia ma davvero affollata, con tantissimi lettini super ravvicinati (se andate presto potete almeno mettervi in prima fila e avere un po’ di spazio davanti), acqua trasparente e un po’ più fresca. Molte barche ormeggiate al largo, bagnanti per la stragrande maggioranza italici.
- Rinella Bay: vicinissima al museo Esplora. Microscopica spiaggia di sabbia (ai lati ci sono anche piattaforme di cemento con scale). Acqua bella, molti pesci. Ci siamo capitati la domenica pomeriggio ed era pienissimo di famiglie maltesi con gazebo enormi, container di cibo, radio giganti con altoparlanti, sdraio, lettini e quant’altro. Un’esperienza da fare, diciamo che da napoletana ho capito che i miei conterranei sono in fondo dei veri dilettanti, quanto a vettovaglie, attrezzature e intrattenimenti da spiaggia.
- Pretty Bay: a pochi minuti dal Playmobil FunPark (e non lontana da Marsaxlokk). Incarna alla perfezione le contraddizioni di Malta: acqua molto bella, una miriade di pesci, da un lato ci sono edifici tradizionali di vari colori ma dall’altro… un porto commerciale con relative oscenità (navi, containeir, tralicci etc etc). Frequentata in prevalenza da autoctoni.
- Anchor Bay (Popeye Village): acque turchesi, grotte, scogli, tanto “materiale” per lo snorkeling. Con il solito “però” a cui prepararsi: tanta folla e degli enormi gonfiabili galleggianti (per cui i maltesi sembrano avere una specie di ossessione…). Al mattino la situazione è comunque vivibile (alle 16 hanno attaccato con animazione e giochi ma noi siamo scappati via), e allontanandosi dalla spiaggetta e dai giochi si può fare snorkeling abbastanza tranquillamente per ore.
- Ghajn Tuffieha Bay (nella foto qui sopra): per me la più bella spiaggia sabbiosa di Malta. Molto vicina a Golden Bay, si raggiunge però con una lunga (e facile) scalinata che forse la preserva un pochino. Il panorama è molto incontaminato per gli standard maltesi, l’acqua è bellissima e noi abbiamo trovato un affollamento accettabile a fine agosto, specie al mattino. Segnalo il buon ristorante sulla spiaggia, che noleggia anche ombrelloni e lettini.
Attività da fare con i bambini a Malta
Per le nostre “avventure maltesi” ci siamo affidati ai consigli di Family Time Malta, un sito in lingua inglese che vi consiglio e che raccoglie appunto suggerimenti e segnalazioni di attività ed esperienze perfette per trascorrere tempo di qualità in un viaggio a Malta con bambini.
Ecco, in dettaglio, cosa vi consiglio di fare:
- Acquario Nazionale, in località Bugibba. Carino e molto moderno, ma non tanto grande. L’ho trovato relativamente caro per il tempo che ci si mette a girarlo (39 euro in 4). Lì accanto c’è un bel parco giochi a tema marino, gratuito e panoramico.
- Museo scientifico Esplora, a Kalkara: anche questo nuovo, per me molto bello. Esperimenti di ogni genere su fisica, chimica, anatomia etc etc. C’è anche un planetario. Caffè con prezzi accettabili e area esterna, sempre a tema scientifico, molto divertente. Costa poco (non ricordo di preciso) e intrattiene per molte ore: noi ci siamo stati dalle 10 alle 15, quando chiudeva. La location è molto bella, il vecchio ospedale della marina militare: panorami pazzeschi sulle Tre Città
- The Knights of Malta a Medina: è un breve tour (35 minuti in tutto) audioguidato attraverso un museo con statue di cera. In aggiunta un filmato 3d (molto agiografico!) dei Cavalieri. Audioguida in italiano, carino perché via via che cammini partono in automatico le clip audio e si accendono da sole le luci. Utile per una pausa nella visita di Medina e per capire qualcosa della storia dell’Ordine.
- Popeye Village: parco a tema sul set di un film Disney del ’79 con Robin Williams. Non ci sono giostre, ma casette da visitare, esposizioni, piccoli spettacoli, video da guardare, un minigolf, un parco giochi e due piscine (che però noi non abbiamo usato). All’interno c’è la spiaggia di cui ho già scritto e il biglietto include un popcorn e un breve giro in barca (mettetevi in fila presto per fare poca coda). A me è piaciuta l’atmosfera molto vintage, al limite tra il pittoresco e il kitsch. Consiglio di portarsi dietro il pranzo perché i prezzi sono esorbitanti e di far vedere ai bimbi qualche puntata di Braccio di Ferro prima di andarci. Segnalo inoltre la presenza di una bottega di argenteria con artigiano che produce al momento. Costa 17 euro per gli adulti, il biglietto è scontato per i bambini.
- Playmobil Fun Park: niente a che vedere con quello di Norimberga (di cui vi racconto qualcosa in questo post). È molto più piccolo, con area interna per giocare e playground a tema all’esterno. Ci sono un ristorante e un negozio che nel primo pomeriggio vende a prezzi scontati (dalle 13 alle 14.30, mi pare). Costa pochissimo, sugli 8 euro in 4. Purtroppo non si può più visitare la fabbrica, pare a causa dello spionaggio industriale che veniva perpetrato, ma Davide e Flavia si sono divertiti molto.
- Saluting Battery ai Barrakka Gardens: non sono amante del genere, ma per i bimbi è stato d’effetto. La batteria di cannoni dei Lower Barrakka Gardens spara una carica a salve ogni giorno alle 12 (credo anche alle 19). Si vede bene anche dalla terrazza dei giardini “Upper”, che è ad accesso gratuito.
- Barrakka Lift e taxi boat per le Tre Città. Noi ci siamo stati in “notturna”: con l’ascensore (1,5 euro solo gli adulti) si scende dagli Upper Barrakka Gardens fino al porto, da lì ci sono le barchette da pesca tradizionali che fanno la spola con le Tre Città (4 euro a testa a/r). La traversata dura pochi minuti e il giro è molto carino perché gli edifici circostanti sono illuminati sapientemente. Davide e Flavia si sono divertiti parecchio. Noi ci siamo fatti portare a Birgu-Vittoriosa e abbiamo fatto un giro sul porto turistico, molto bello e tranquillo, fino al forte Sant’Angelo. Le barchette fanno servizio fino alle 22, ma ascensore e traghetti funzionano credo fino a mezzanotte.
Malta con i bambini: le località da non perdere
Oltre a musei a attività di vario genere, nel nostro viaggio a Malta con bambini non ci siamo fatti scappare le località più belle dell’isola:
- Medina: per me resta forse il luogo più bello di Malta, il suo cuore di pietra locale. Girovagate nei vicoli, oltre a visitare la Cattedrale, i bastioni e i giardini panoramici che si trovano nel fossato. Se potete, fate un giro anche a Rabat (vi segnalo che abbiamo mangiato tanto e bene al Tat Tarag, in posizione panoramica non lontano dal parcheggio principale dinanzi al “Medina gate”)
- Valletta: non credo servano le mie parole per ribadire la magnificenza della capitale dei Cavalieri. Imperdibile la co-cattedrale di San Giovanni (ingresso a pagamento, audioguida in italiano).
- Tre Città: girate a piedi di sera, vedi sopra. Ospitano anche diversi musei, ma noi non abbiamo avuto il tempo di visitarli.
- Marsaxlokk: un piccolo villaggio di pescatori dall’atmosfera rilassata. L’ho trovata molto più “turistica” di un decennio fa, ma conserva secondo me un certo fascino, specialmente all’ora del tramonto.
Cosa mangiare a Malta con bambini
La gastronomia maltese risente di molte influenze diverse (italiana, inglese, araba etc). Personalmente, ho trovato molto appetitosi lo street food (pastizzi, kassata etc) e i dolci, spesso a base di ricotta, miele, canditi o frutta secca. Non trovo invece così allettanti i piatti veri e propri, tipo coniglio e raviuli. In giro, comunque, si trova di tutto, dal fast food a tantissimi ristoranti italiani, asiatici etc. I supermercati sono molto forniti, a prezzi abbordabili al di fuori delle zone più turistiche.
Malta con bambini: per me è un sì
Se state pensando di organizzare un viaggio a Malta con bambini, sappiate che l’isola dei Cavalieri può essere molto frustrante ma anche molto appagante, e come dicevo conta davvero arrivare consapevoli e informati. Nel complesso, è un’esperienza a mio parere interessante e ricca, perfetta per coniugare il mare con la cultura e le attività (cosa che io apprezzo molto). Da fare preferibilmente fuori stagione.
Info: Family Time Malta
Malta è adatta ai bambini? Quando ho visitato l’isola (anzi, l’intero arcipelago), oramai una dozzina di anni fa, non avevo figli, né avevo in programma di averne. Ho pensato solo, ovviamente, a godermi le meraviglie del luogo – siti archeologici, architettura tipica, mare cristallino, villaggi di pescatori e bellezze artistiche – con un tour fai da te intenso e appagante. Da quando sono madre e mi sono abituata a viaggiare con i figli al seguito, però, ho pensato che, con le sue distanze contenute, il clima assolato e i numerosi stimoli di ogni genere, Malta fosse adatta ai bambini e a un viaggio in famiglia, o perlomeno che fosse ideale per la mia famiglia, che anche nelle destinazioni di mare preferisce alternare le ore passate in spiaggia a musei, passeggiate e attività di ogni tipo.
È stato quindi per me molto stimolante, nei mesi scorsi, partecipare al progetto Family Time Malta, un sito pensato proprio per le famiglie che visitano l’arcipelago maltese con i bambini (o che ci vivono!) e che sono in cerca di informazioni, notizie e suggerimenti su dove andare, cosa fare e come trascorrere insieme del tempo di qualità. Il sito, sul quale trovate anche miei articoli dedicati alla sostenibilità, ai viaggi e al tempo libero con i bambini, è una piattaforma interattiva che permette di individuare agevolmente attività di ogni genere (musei, laboratori, parchi tematici, teatri, concerti, spiagge etc) da fare a Malta con i bambini nelle diverse località, nonché di trovare consigli su dove dormire e dove mangiare. Family Time Malta, inoltre, punta all’inclusività e all’integrazione, indicando per ogni sito e attività l’accessibilità delle strutture per bimbi a mobilità ridotta, non vedenti etc.
Per testare personalmente il sito (e verificare se effettivamente Malta sia adatta ai bambini), Family Time Malta mi ha invitato per qualche giorno sull’isola con la mia famiglia, opportunità che sono stata – conoscendomi, lo immaginerete 😉 – ben felice di accogliere. Alloggeremo a Floriana, una località vicina a La Valletta che risale agli inizi del XVIII secolo e, con l’aiuto di un’auto a noleggio, cercheremo di esplorare il più possibile l’intera isola, alternando i tuffi nel Mediterraneo a musei interattivi (come il nuovissimo Esplora) e parchi a tema (a cominciare dal Popeye Village e dal Playmobil Fun Park).
Se è vero che Malta è adatta ai bambini è anche grazie a Family Time Malta, nato tra l’altro dall’idea di un’architetta (e mamma) italiana che si chiama Anna e vive lì da molti anni. E che io non vedo l’ora di conoscere, tra un’escursione, una visita culturale e una giornata in spiaggia.
Voi ci siete stati? Cosa ne pensate, Malta è adatta ai bambini? Avete suggerimenti su dove andare, cosa fare e, perché no, cosa evitare nella nostra settimana maltese?
Seguitemi sui miei profili social e sul blog, vi racconterò ogni dettaglio del nostro viaggio con Family Time Malta.
(Photo © Family Time Malta)
Era una delle mie preoccupazioni da viaggiatrice incallita, quando stavo per diventare mamma: sarei ancora andata alle terme? Avrei continuato a godermi le tanto amate saune, le piscine calde e i bagni turchi? Allora non potevo certo immaginare che la mia frequentazione di terme e affini avrebbe subito una vera e propria impennata, e che addirittura, in occasione di un bel viaggio a Norimberga e dintorni, avrei presto trascorso una giornata fantastica alle terme di Erding con i bambini, ovvero in quella che è considerata la Spa più grande d’Europa.
Dove si trovano le Terme di Erding
Erding è una piccola località della Baviera meridionale, che si trova a pochi chilometri dall’aeroporto di Monaco (circa quindici minuti di auto, ma sono disponibili anche collegamenti in bus e ovviamente in taxi). Le terme di Erding con i bambini, pertanto, sono la soluzione perfetta per chi volesse concedersi un po’ di relax al termine di un lungo weekend nel capoluogo bavarese, oppure come “tappa di recupero” durante un viaggio on the road alla scoperta della Germania del sud. Ma sono talmente grandi che si prestano anche per uno stop-over di un paio di giorni prima o dopo un viaggio intercontinentale con scalo nel grande hub bavarese.
Le terme più grandi d’Europa: dove alloggiare
Non è un’esagerazione: quello di Erding è davvero uno stabilimento termale gigantesco, tanto che non basta una sola giornata per visitare (e vivere) l’intero complesso. Oltre a piscine coperte e scoperte di ogni genere, saune, idromassaggi, aree wellness, acquascivoli e chi più ne ha più ne metta, le terme di Erding ospitano un hotel e ristoranti per tutti i gusti, alcuni dei quali meritano davvero l’assaggio! L’albergo interno (Hotel Victory), arredato in stile marinaresco e affacciato sulla grande piscina a onde delle terme, è lussuoso e piuttosto caro, ma, grazie anche alla vicinanza con l’aeroporto di Monaco di Baviera, chi vuole visitare le terme di Erding con i bambini, o senza, può trovare nei dintorni sistemazioni per tutte le tasche. Noi abbiamo dormito in un piccolo albergo a conduzione familiare, distante una decina di minuti di auto dalle terme. Si chiama Hotel Vitis, e mi sento di consigliarvelo per la comodità della camera, la colazione soddisfacente e la gentilezza del personale, specie con i più piccoli.
Terme di Erding con i bambini
Non solo i piccoli sono ammessi nella struttura, ma le terme di Erding con i bambini rappresentano per loro un’esperienza davvero divertente. Dimenticate, infatti, gli stabilimenti termali datati e un po’ tristi che a volte popolano il nostro immaginario: Erding ospita un gigantesco parco acquatico indoor e outdoor con piscine grandi e piccole, scivoli di ogni tipo, giochi d’acqua e saune per famiglie. Ce n’è abbastanza per trascorrere diversi giorni di svago con bambini di qualsiasi età, ammesso naturalmente che voi vi troviate a vostro agio in questo tipo di contesto. La situazione, infatti, può diventare movimentata e caotica, con folle di bambini pieni di adrenalina, code per gettarsi dagli acquascivoli, capannelli di genitori in attesa “a valle”. Non è di certo l’aspetto che ho preferito (che, anzi, con l’esperienza termale vera e propria ha ben poco a che fare) ma rappresenta un compromesso secondo me interessante per chi viaggia con bambini al seguito, in grado di accontentare i piccoli e permettere ai genitori di staccare la spina, godendosi a turno una pausa nella zona “children free”.
L’area over 16: il paradiso delle saune
Se il parco acquatico “Galaxy” è infatti il paradiso di bambini e ragazzini, con tutto quello che ne consegue anche in termini di caos, gli amanti delle saune e della classica esperienza termale troveranno decisamente pane per i propri denti nella zona riservata agli adulti. Un vero e proprio “universo delle saune”, dove è possibile fare trattamenti di vario tipo (nella struttura vengono distribuite gratuitamente maschere per viso e corpo), nuotare all’aperto o all’interno, rilassarsi, mangiare e, ovviamente, godersi la sauna in decine di impianti con caratteristiche, temperature e ambientazioni diverse: si va dalla sauna finlandese tradizionale a quella panoramica all’esterno, dal bagno di vapore alla biosauna con essenze aromatiche. È anche possibile, e ve lo consiglio vivamente, partecipare a esperienze particolari come l’aufguss o gettata di vapore, un rituale svolto da un “maestro di sauna” che prevede l’uso di oli essenziali, musica e asciugamani o ventagli utilizzati per movimentare il vapore caldo e aromatizzato all’interno della sauna. A Erding io ho partecipato a un rituale di ispirazione russa con musica e rami di betulla, e mi sono molto divertita (non era la mia prima volta, sappiate comunque che si tratta di una esperienza molto intensa, in cui il calore può raggiungere picchi importanti). Piccolo particolare non insignificante: la zona per adulti delle Terme di Erding è rigorosamente nudista, come accade nella maggior parte degli impianti termali dell’Europa centrale e settentrionale (potete comunque avvolgervi in un telo, se preferite).
Terme di Erding con i bambini: informazioni pratiche
Le terme di Erding sono aperte tutti i giorni fino alle 21 o alle 23 (in qualche caso anche fino all’una di notte) e sono perfette in tutte le stagioni, a prescindere dalle condizioni meteo. Per quanto riguarda i biglietti, sono previste diverse fasce di prezzo a seconda del tempo che si intende trascorrere all’interno della struttura e della composizione del nucleo familiare. Per una famiglia di quattro persone, comunque, mettete in conto circa un centinaio di euro per una intera giornata. Sul sito ufficiale vengono pubblicate spesso offerte speciali e pacchetti scontati, talvolta in combinazione col pernottamento. Se siete amanti delle saune, delle piscine e degli scivoli, in ogni caso, sappiate che il prezzo è proporzionato alla varietà e al livello delle esperienze e dei servizi offerti.
Personalmente, spero di tornarci, prima o poi, e di passare un intero weekend tra una sauna e l’altra, dimenticandomi dello stress, dei problemi e della stanchezza di ogni giorno.
Se è vero che amo viaggiare, mi piace quasi altrettanto la fase che precede la partenza, quella in cui si può cominciare a sognare la vacanza imminente e calarsi in ogni modo possibile nelle atmosfere del viaggio che sta per iniziare. Si dice, d’altra parte, che un viaggio comincia quando lo sogni e io, evidentemente, sono partita per l’Irlanda una ventina di anni fa, anche se il momento giusto per mettervi piede davvero è arrivato, finalmente, soltanto adesso. Mai come stavolta, quindi, mi sono impegnata nei preparativi del viaggio, che hanno ovviamente coinvolto anche Davide e Flavia. Oltre a preannunciare loro tutte le avventure che potranno vivere durante le due settimane alla scoperta di “Erin” (che vi racconterò come sempre, al nostro ritorno, in un post dedicato), mi sono divertita a coinvolgerli in una serie di semplici attività quotidiane perfette per entrare nel “mood”.
1. Letture a tema
Forse poche altre destinazioni si prestano come l’Irlanda a un “avvicinamento” di stampo letterario, e questo non vale solo per gli adulti. Se personalmente ho fatto, negli ultimi mesi, una scorpacciata di romanzi, saggi e poesie di autori irlandesi, per Davide e Flavia ho pensato a una selezione di titoli per prepararli a quello che avrebbero visto e vissuto durante il nostro viaggio. Non potevano mancare, naturalmente, le fate , i folletti e il Leprecano, compagni ideali per entrare in atmosfera in vista di un viaggio nell’Isola di Smeraldo. Per dare ai miei figli qualche coordinata più precisa, poi, ho aggiunto un libro di leggende irlandesi in formato mini (che ho personalmente gradito molto, direi probabilmente più di loro) e soprattutto la storia dei gigante Finn McCool e del suo Selciato, la famosa Giant’s Causeway che sarà una delle tappe cruciali del nostro viaggio in Irlanda (l’ho trovata solo in inglese, ma ho provveduto io stessa a tradurre il testo in italiano). Infine, ho trovato in offerta un volume di una delle collane di Geronimo Stilton (Tea Sisters, in particolare) dedicato espressamente all’Irlanda , così abbiamo letto anche quello, anche se devo dire che il famoso roditore e la sua cricca piacciono più ai miei figli che alla sottoscritta.
2. Lavoretti creativi
Davide e Flavia adorano cimentarsi in qualsiasi attività creativa o artistica. Mi è parso allora che fosse una buona idea dedicare un’ora del nostro tempo alla realizzazione di un leprechaun irlandese, partendo da un paio di rotoli di cartone della carta igienica e vari materiali per lavoretti creativi: scovolini, acquerelli, colla, occhi adesivi etc. L’idea l’ho trovata sul blog Sottocoperta, anche se poi è stata in parte personalizzata dai miei figli.
Oltre a questo, dal momento che il nostro viaggio comincia e finisce a Belfast, ci siamo cimentati nella costruzione di un modellino di cartone del Titanic , perfetto per prepararci alla visita del museo Titanic Belfast, grazie anche alle tante curiosità e informazioni contenute nel libro annesso (illustrato molto bene, a parere mio). E come poteva mancare un minuscolo giardino delle fate, con tanto di prato vero da seminare (la foto è stata purtroppo scattata quando l’erba era ormai secca…)?
3. Musica irlandese
Non poteva mancare, in preparazione a un viaggio in Irlanda, una full immersion nella musica irlandese! Violini, fisarmoniche, gighe, canzoni da pub e melodie di ispirazione celtica, ma anche grandi classici in italiano dedicati alla verde Irlanda, dalla intramontabile Fiorella Mannoia ai Modena City Ramblers. La stessa musica che ci accompagnerà nelle nostre due settimane on the road alla scoperta dell’Irlanda nord-ovest, e che sia Davide che Flavia sembrano per il momento apprezzare molto.
4. Activity book – diario di viaggio
La cosa che mi ha richiesto più tempo, nei preparativi del nostro viaggio in Irlanda, è stata senz’altro la realizzazione di una specie di “activity book” che Davide e Flavia potranno divertirsi a compilare nel corso della vacanza. Si tratta di una via di mezzo tra un libro-gioco e un diario di viaggio, con tanti piccoli giochi di enigmistica per bambini (semplici cruciverba, trova le differenze, unisci i puntini etc), pagine da colorare, adesivi da incollare, puzzle e piccole attività creative a tema irlandese (come biglietti pop-up e marionette di cartoncino da costruire) alternate a pagine in cui annotare qualche semplice dettaglio e ricordo delle esperienze vissute giorno per giorno. Un’idea che ha richiesto un certo investimento di tempo e di energie ma che mi auguro possa piacere ai miei figli, che sono appassionati di questo genere di passatempi, e restare nel tempo un ricordo unico del nostro viaggio in Irlanda.
A questo punto, non ci resta che partire, e verificare di persona se le nostre altissime aspettative saranno effettivamente ben riposte. Irlanda, stiamo arrivando!