Vale la pena andare a Capri e Anacapri con i bambini? Non è semplice, per me, parlare di Capri. Impossibile farlo in modo professionale, asettico, oggettivo. Perché questa piccola isola di calcare, distesa a pelo d’acqua in mezzo al Golfo di Napoli, è la casa di alcune delle persone che ho più care al mondo, e custodisce ricordi nuovi e antichi, memorie della mia infanzia sempre più lontana, echi di voci che ormai non risuonano più. Un luogo dell’anima, a cui, quando ne sono lontana, penso sempre con struggente nostalgia, e dove, quando vi faccio ritorno, respiro invariabilmente aria di casa.
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Cosa fa per Pasqua una mamma che ha passato gli ultimi 5 mesi della sua vita chiusa in casa alle prese con i malanni di stagione dei suoi due figli piccoli, dormendo poco e sgobbando tanto? Semplice: se ne va alle terme. O almeno è quello che ho fatto io insieme alla mia famiglia, per dichiarare conclusi i lunghi mesi di clausura invernale e dare il via, meteo e catarri permettendo, alla bella stagione.
Destinazione scelta: la Val d’Orcia, con base a Chianciano Terme, in provincia di Siena. Circa tre ore e mezza in auto da casa nostra, che poi sono diventate cinque e più a causa delle inevitabili soste per pranzo e pannolini (e soprattutto per l’odio viscerale di Flavia nei confronti della macchina, che le risulta tollerabile solo se la addormentiamo prima di salire a bordo).
La struttura: un albergo a tre stelle con piscina coperta e riscaldata, aperta ai bambini dalle 9 alle 10 e ancora dalle 15 alle 16. Lo avevo scoperto tempo fa sul blog di Serena Mamma dal primo sguardo, e per caso avevano alloggiato proprio lì mio cugino e la sua famiglia lo scorso Natale. Noi abbiamo optato per la pensione completa (con possibilità di pranzo al sacco), vista la nostra assoluta necessità di relax. Devo dire che ci siamo trovati bene: personale disponibile, camera un po’ piccola ma comoda e silenziosa, pasti accettabili e ricchi, bella piscina con ottimo idromassaggio (ma fa un po’ freddo nel tunnel che la collega alle camere). Spicca in negativo l’assenza di un posto dove far giocare i bambini al coperto (c’era, volendo, una baby sitter disponibile in alcune fasce orarie), così come non ho apprezzato il fatto che sauna e bagno turco (una vera passione per me e la mia metà) non fossero liberamente a disposizione degli ospiti, come accade di solito, ma dovessero essere prenotati (e pagati!) come un qualsiasi trattamento estetico. Al ristorante c’erano alcuni seggioloni, ed era possibile richiedere pasti speciali per i più piccoli, ma non si tratta in ogni caso di un family hotel.
Cosa abbiamo fatto: il meteo non esattamente primaverile ci ha un po’ condizionato, ma per fortuna il territorio della Val d’Orcia offre molte possibilità. Davvero interessante, e ottimamente allestito, il Museo Civico Archeologico di Chianciano (con reperti etruschi davvero pregevoli, 5 euro il biglietto, aperto anche la domenica), incantevoli i borghi di Montepulciano e Pienza (dove suggerisco a chi viaggia con i bambini una sosta nel piccolo giardino di palazzo Piccolomini, l’ingresso costa 5 euro), una vera sorpresa il Palazzo Della Corgna di Castiglione del Lago, dove ci siamo rifugiati per sfuggire al vento gelido che sferzava il Trasimeno. Davide è letteralmente impazzito di gioia in piscina (dove Flavia non si è bagnata, visto che era reduce dall’ennesima tosse e soprattutto sempre addormentata nell’orario aperto ai bimbi), ma si è molto divertito anche correndo su e giù per i paeselli che abbiamo visitato. E mangiando piattoni di pici al ragù, ovviamente.
Perché lo consiglio a chi viaggia con bambini: i borghi della Val d’Orcia sono numerosi, piccoli, vicini tra loro e pedonali (oltre che deliziosi), disseminati di aree gioco sicure e ben tenute. Le strade solcano colline dolcissime che invitano, meteo permettendo, a godere delle meraviglie della campagna senese. Il vicino Lago Trasimeno offre altre occasioni di svago all’aria aperta e le terme rappresentano, per gli amanti del genere, una fantastica opportunità di relax e divertimento. La cucina è ottima. Il territorio è servito bene dall’autostrada del Sole, e dista meno di due ore da Roma.
L’ambiente: buona l’attenzione del territorio alle problematiche ambientali, con la possibilità di fare la differenziata in albergo, prodotti locali (in qualche caso biologici) e raccomandazioni per evitare sprechi di acqua ed energia. Onnipresenti le zone pedonali e i parchi, qualche difficoltà nel trovare parcheggio (ma era pur sempre il ponte di Pasqua!).
Destinazione consigliata. Si accettano dritte per quando ci torneremo.
Quali sono (se ci sono) le difficoltà da mettere in conto prima di partire per un viaggio con i bambini? Quali i consigli da seguire e le mete da evitare? E soprattutto, perché viaggiare in compagnia dei propri figli piccoli? L’ho chiesto a Milly Marchioni, mamma viaggiatrice e vulcanica ideatrice del sito web Bimbieviaggi.it (che vi invito a visitare, se foste tra i pochi che non lo conoscono ancora). Da viaggiatrice impenitente quale sono, non posso che sottoscrivere tutte le sue risposte!
Quando hai iniziato a viaggiare? Eri già una viaggiatrice esperta quando sei diventata mamma?
Non saprei dirti esattamente quando sono diventata “viaggiatrice”, ma probabilmente, per come intendo io il viaggio (scoperta, approccio curioso e rispettoso verso la destinazione…), lo sono sempre stata. Da piccola ho sempre girovagato per l’Italia con i miei genitori, soprattutto in montagna, cambiando ogni anno meta e scoprendo ogni volta nuovi posti e nuove tradizioni. Il primo volo intercontinentale invece l’ho preso nel 2002, dopo la Laurea, e mi si è aperto un mondo, nel vero senso della parola…Da lì non ho più smesso di volare, ma neanche di dedicarmi alla scoperta degli angoli nascosti del nostro paese, spesso troppo sottovalutati.
Che differenza c’è tra un viaggio con i figli e una vacanza child-free? Qual è la difficoltà maggiore da mettere in conto e quale la scoperta più gradita?
La differenza tra il “prima” ed il “dopo” è molto soggettiva, e dipende quasi esclusivamente dal modo in cui ci facciamo condizionare dalla realtà e dal giudizio degli altri. Nel nostro caso, con la nascita di Amanda è cambiata solo parzialmente la parte “organizzativa” del viaggio, mentre il tipo di destinazione è rimasto invariato. Amavamo le isole tropicali prima, abbiamo continuato a visitarle con lei dopo. Semplicemente siamo stati più attenti alle strutture scelte, alla situazione igienico-sanitaria del paese visitato e alla scelta del volo più comodo. Non è stato semplice perchè portare a spasso per il mondo la creatura più importante della mia vita mi spaventava molto, ma non ho voluto farmi frenare dalle paure e dai condizionamenti di chi mi diceva che con i bimbi non si può viaggiare. Quindi a 5 mesi abbiamo preso il primo volo in 3 (fiori di Bach in tasca e via) ed è stato stupendo. All’inizio partivo con mille cose in valigia, perchè sono una precisina, poi, superati svezzamento e pannolini, anche il bagaglio si è alleggerito e oggi che Amanda ha 7 anni è una viaggiatrice al nostro stesso livello! Con un enorme vantaggio: l’occhio attento e curioso e l’approccio giocoso che ha verso ogni piccola novità che incontriamo lungo i nostri tragitti, che ha contagiato anche noi, spingendoci ad apprezzare ancora di più ogni scoperta!
Un viaggio in famiglia è alla portata anche di chi, prima di diventare genitore, non era abituato a spostarsi troppo?
Io credo che ciascuno debba fare sempre e solo quello che si sente e che lo fa stare bene! Se una famiglia è abituata a fare vacanze in villaggi all inclusive con animazione, deve continuare a fare così, per vivere un’esperienza appagante e trasmettere belle emozioni ai bambini. Io preferisco viaggi itineranti organizzati in modo indipendente, perché sono quelli che mi fanno stare meglio, quindi continuo così.
Che consiglio daresti a chi appresta a partire per la prima volta con un bambino?
L’unico consiglio che posso dare è di non ascoltare i consigli degli altri! 😉
Scherzi a parte, è importante informarsi e partire preparati, ma è indispensabile non farsi condizionare troppo, soprattutto da chi fa “terrorismo psicologico” (non reggerà mai 6 ore di volo, non dormirà più per colpa del jet lag, ecc…). I bimbi hanno delle potenzialità che neanche immaginiamo e non dobbiamo assolutamente sottovalutarli: sono molto più bravi di noi ad adattarsi, soprattutto se noi svolgiamo bene il nostro compito di stare tranquilli e farli sentire a loro agio sempre, in aereo come in ogni paese del mondo. Detto ciò, qualche consiglio pratico per essere preparati ad eventuali piccoli inconvenienti è meglio ascoltarlo, ma senza farsi condizionare troppo.
Tre destinazioni assolutamente imperdibili con un neonato, un bimbo in età prescolare e un figlio un po’ più grande?
Uh, qui faccio proprio fatica a rispondere, proprio perché -come dicevo prima- ciascuno deve ritagliare viaggi e vacanze sulle proprie passioni. Quindi posso dirti quelle che sono state mete imperdibili per me:
– le Maldive, dove scappare per riprendersi dai lunghi inverni in città, anche con bimbi piccolissimi
– lo Sri Lanka, una meta facile da visitare ma che racchiude in sé tante esperienze educative (vedere come vivono i bambini dall’altra parte del mondo, partecipare a semplici safari, scoprire un’altra religione…)
– ogni altro paese e città del mondo con bimbi più grandi, che magari a scuola ne stanno studiando la storia!
Chi pensa che la montagna sia noiosa, evidentemente, non ci è mai stato. E ve lo dice una donna “di mare”, cresciuta a pochi chilometri dalle sponde del Tirreno, in un posto dove la neve cade forse una volta ogni 50 anni. Ci sono poche destinazioni, a parere mio, che offrano tante opportunità – sport, escursionismo, natura, divertimento, cultura, arte, gastronomia, etc – come le località di montagna, e questo vale per i grandi e per i piccoli. La definitiva conferma è arrivata nel corso del nostro weekend settembrino a Nassfeld, in Carinzia (Austria) ospiti del family hotel Falkensteiner Sonnenalpe (la descrizione della struttura la trovate qui).
Carinzia con i bambini: emozioni in quota
Nonostante il poco tempo a disposizione (due giorni e mezzo) e il meteo autunnale non proprio incoraggiante, io, Davide e suo padre abbiamo avuto un gustoso assaggio delle numerose attrattive che il territorio della Carinzia offre a chi viaggia con i bambini. Prima di tutto, loro: le Alpi Carniche. Memorabili nella loro maestà, accattivanti nelle loro molteplici “facce”. La nostra esplorazione ha avuto luogo nei limiti oggettivi delle nostre possibilità: un tipetto di 19 mesi al seguito e la sua mamma con un pancione di sette. Per questo abbiamo optato per la cabinovia Millennium Express, che in pochi minuti ci ha condotto (passeggino incluso) dai circa 1500 metri dell’albergo (passo Pramollo-Nassfeld) ai 1919 del Madritsche, per passeggiare tra le vette e godere di una vista indimenticabile e di un’aria già frizzante a metà settembre (oltre che di una ricca porzione di sacher torte servita da un delizioso caffè in stile alpino. Inutile dire che la sto ancora smaltendo).
Dalla stessa stazione della cabinovia, volendo, è possibile raggiungere un piccolo lago navigabile o seguire un percorso avventura che si snoda lungo un corso d’acqua. Oppure, naturalmente avventurarsi lungo i numerosi sentieri di varia difficoltà. In inverno, la stessa area si trasforma in un paradiso per gli sciatori.
Sempre dal Madritsche, inoltre, parte il Pendolino, la pista di slittino estivo più lunga dell’intera Carinzia. Un richiamo irresistibile per la mia metà, che si è lanciato ben due volte sulla ripida rotaia che conduce in pochi vertiginosi minuti fino alla stazione più bassa della cabinovia. Divertimento assicurato, anche per i più piccoli (che possono salire sullo slittino accompagnati da un adulto), dal momento che i freni in dotazione consentono di modulare la velocità a piacimento.
Carinzia con i bambini: sconti e gratuità
Per entrambe le attività abbiamo sfruttato la Nassfeld Plus Card, valida da giugno a settembre, che viene consegnata gratuitamente a tutti gli ospiti degli alberghi convenzionati, tra cui il Falkensteiner Sonnenalpe (la tessera è comunque acquistabile da tutti i viaggiatori che alloggiano nella zona). La carta offre una serie di sconti e gratuità su numerose attività e mezzi di trasporto, come il trenino turistico o, appunto, il Millennium Express. Dalle fattorie didattiche ai parchi avventura, dal rafting alle passeggiate a cavallo, dai percorsi in mountain bike alle escursioni su laghi e fiumi, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Segnalo in particolare il Pressegger Sea, un lago balneabile che dista pochi chilometri dal passo Pramollo, che noi abbiamo rinunciato a visitare a causa della mancanza di tempo. Lo stesso albergo, inoltre, propone ogni giorno un programma di escursioni e attività a misura di famiglia.
Villach con i bambini
Per quelli come me che amano le passeggiate in città, poi, non può mancare una visita ai principali centri della Carinzia. Noi abbiamo avuto la possibilità di visitare Villach (Villaco in italiano), una deliziosa cittadina montana bagnata dalle acque del fiume Drava, a circa 50 chilometri da Nassfeld. Crocevia di tre paesi (Austria, Italia e Slovenia) Villach vanta una bella cattedrale, diversi musei e una zona pedonale che invita a passeggiare con calma e a godersi una pausa rilassante in uno dei numerosi caffè in stile mitteleuropeo. Tra bretzel, strudel di mele e gustosi wiener schnitzel, la cucina austriaca soddisferà facilmente i palati più esigenti. Gli appassionati di terme, infine, non rimarranno delusi, dal momento che Villach è anche una rinomata stazione termale.
Passeggiate, sport, adrenalina, cultura, cibo, terme e tanta, tantissima natura. Che altro aggiungere? Mi manca già…
Immaginate di essere, insieme alla vostra famiglia, un’appassionata viaggiatrice, che amiate raccontare le vostre avventure e che vi venga offerto all’improvviso un weekend in Austria con tutta la famiglia. Un piccolo prolungamento delle tanto agognate vacanze estive, in un contesto che amate (l’alta montagna), in un paese che conoscete ancora poco (l’Austria, appunto) e in una struttura ricettiva pensata appositamente per le famiglie con bambini (e dotata di SPA).
Capirete facilmente il mio entusiasmo all’idea di andare in Austria col mio bambino, accettando l’invito della catena alberghiera Falkensteiner, specializzata nella ricettività per famiglie, che mi ha chiesto di raccontare, con la complicità di Davide e di suo padre, la nostra esperienza nel suo family hotel Sonnenalpe, in Carinzia. Detto, fatto: biglietto preso e valigie fatte, dal 12 al 15 settembre siamo stati tutti ospiti (grazie mille, davvero!) di questo albergo di montagna. Ecco come è andata.
Austria con bambini: dove siamo stati
Il comprensorio sciistico di Nassfeld-Pramollo, a 1.500 metri di altitudine, si trova a pochi chilometri dal confine con l’Italia, nella cornice fatata delle Alpi Carniche. Qui gli amanti degli sport invernali potranno trovare “neve per i loro sci”, ma anche in estate il territorio offre una miriade di opportunità per tutte le tipologie di viaggiatori: piccoli e grandi, pigri e atletici, allenati e fuori forma (ma di questo parleremo in un post dedicato). Di certo si tratta di una zona tranquilla, in cui godersi una pausa di totale relax al cospetto di incantati boschi di conifere e alpeggi che ospitano placide mandrie al pascolo. Vi sveglierete dolcemente al suono dei campanacci delle vacche e potrete, se vi va, far vagare lo sguardo per ore sulle idilliache cime alpine che incorniciano l’area.
Austria con bambini in family hotel
La catena di strutture ricettive Falkensteiner comprende – ma non solo – diversi family hotel, pensati in modo specifico per rispondere alle esigenze delle famiglie con bambini di tutte le età. Il Falkensteiner Sonnenalpe di Nassfeld, dove ho alloggiato con la mia famiglia, era ovviamente uno di questi.
Questo significa non solo avere a disposizione tutto l’occorrente per la permanenza dei più piccoli (seggioloni, fasciatoi, bavaglini, stoviglie, giochi, etc), ma essere ospitati in una struttura in cui l’approccio generale è “famiglia-centrico”. Tutto è concepito per accogliere anche gli ospiti più giovani, dagli arredi delle camere (interruttori ad altezza bambino, lavabo aggiuntivo più basso, doppia maniglia per le porte, etc) all’offerta gastronomica (menu dedicati, con diverse possibilità di scelta, buffet per i bambini ai pasti, pappe per i bimbi in fase di svezzamento, disponibilità di scaldabiberon, scovolini etc), alle attività proposte (escursioni per famiglie e un programma quotidiano di attività indoor e outdoor per i bambini dai 3 anni di età). E poi, volete mettere, il personale e la stessa clientela – noi abbiamo trovato quasi esclusivamente famiglie austriache e tedesche – sono perfettamente abituati ad avere a che fare con i bambini piccoli. Se vostro figlio dovesse essere colto da una terribile crisi di pianto, saprete che nessuno storcerà il naso, semplicemente perché vive la medesima cosa con la sua stessa prole, o perché lavora quotidianamente con quegli adorabili mostriciattoli sotto il metro di altezza.
A mio parere – e lo avevamo già sperimentato in Trentino lo scorso anno – si tratta del compromesso ideale tra il villaggio (che personalmente trovo una soluzione troppo “chiusa” e asettica, quasi ghettizzante, spesso collocata in contesti isolati e organizzata in modo da tenere gli ospiti quasi esclusivamente al suo interno), il classico albergo (che non sempre va incontro alle esigenze dei viaggiatori minuscoli, anche perché c’è il rischio di suscitare il malumore di chi viaggia senza figli) e l’appartamento/residence (sicuramente il massimo in termini di autonomia e flessibilità, ma anche l’opzione più faticosa nella gestione: tocca cucinare, pulire, riordinare, etc).
A parte la connotazione “family”, il Falkensteiner Sonnenalpe è un grande albergo che coniuga lo stile alpino tradizionale con il design più moderno, dotato di un’area SPA di 1.700 metri quadri (vedi oltre), ristorante, piscine, bar, area gioco per i bambini e una hall immensa. La nostra stanza era un bellissimo appartamento per famiglie, circa 40 metri quadri organizzati in diversi “angoli” (il salottino, la camera da letto, la cameretta, il terrazzino, etc), ma esistono soluzioni diverse a seconda delle esigenze – e delle disponibilità economiche – degli ospiti. Decisamente confortevole pure per i “grandi”, insomma, anche se per quanto mi riguarda rimane una soluzione ideale soprattutto per chi ha con sé dei bambini, se non altro perché i mini-viaggiatori costituiscono una discreta percentuale degli ospiti dell’albergo e sono, di conseguenza, quasi dappertutto.
La SPA in Austria con i bambini
Piscina interna ed esterna (leggermente riscaldate), baby pool, piccolo acquascivolo interno, innumerevoli zone relax e un’area SPA con biosauna, bagno di vapore, vasca idromassaggio esterna, sauna finlandese, fonte del ghiaccio, vasca di acqua fredda, angolo tisane e palestra. Devo aggiungere altro? La zona piscina è sempre accessibile anche ai bambini, mentre la SPA è di norma preclusa a chi non ha ancora compiuto 14 anni, anche se sono previsti orari dedicati in cui l’accesso è consentito a tutta la famiglia. È possibile inoltre prenotare massaggi e trattamenti di ogni tipo (il listino include anche trattamenti per i bambini e massaggi per mamme in attesa) o acquistare cosmetici e prodotti per l’igiene personale (anche organici).
Che dire? Questa per me è la chicca della struttura, in grado di assicurare preziosi momenti di relax anche al più stremato dei genitori! Io di solito facevo a turno con mio marito: uno dei due si divertiva in piscina o all’area gioco con Davide, mentre l’altro si godeva la tranquillità della SPA (per poi ricongiungerci tutti per un’ultima sessione di tuffi e nuotate). Nonostante il mio avanzato stato di gravidanza ho potuto beneficiare della biosauna (una sauna “dolce”, a temperatura non superiore ai 60 gradi) e dell’idromassaggio (immaginate una grande vasca fumante e spumeggiante all’aperto, con vista sulle Alpi…). Insomma. Difficile da dimenticare.
La tutela dell’ambiente
Per quanto la SPA sia di certo un servizio ad alto impatto ambientale, sia per quanto riguarda il consumo idrico che energetico (visto che la adoro, dovrei aggiungerla alla lista dei miei peccati “non green”, sic!), direi che l’attenzione alla sostenibilità non manca. Il larghissimo uso del legno, tipico degli ambienti di montagna, rende la struttura molto bene isolata termicamente (e acusticamente), anche in virtù degli ottimi infissi isolanti. Nei bagni e nella SPA non è previsto l’utilizzo di detergenti e altri prodotti monouso, ma di dispenser che vengono via via ricaricati o sostituiti. Anche al ristorante l’uso di monoporzioni è ridotto ai minimi termini, mentre le stoviglie per i bambini sono tutte lavabili. Molti prodotti alimentari sono a km zero, e non mancano gli alimenti biologici. Il buffet è corredato da informazioni sulle pietanze vegetariane, vegane, adatte ai celiaci e a chi è affetto da varie altre intolleranze alimentari. L’acqua e le bevande vengono distribuite mediante spillatori, utilizzando caraffe o bicchieri di vetro.
Conclusioni sulla vacanza in Austria con bambini
Se vi ispira l’idea di una vacanza che consenta di coniugare alla perfezione il relax totale con attività di ogni genere, se amate la SPA e siete in cerca di servizi che vi consentano di “gestire” dei bambini piccoli senza stress né fatica, ma l’idea di chiudervi in un villaggio con braccialetto al polso e spettacoli serali vi fa venire l’orticaria, questa è sicuramente un’opzione da considerare. I prezzi non sono da ostello (si tratta di un hotel a 4 stelle), ma sul sito dell’albergo sono spesso disponibili offerte speciali e pacchetti scontati che, soprattutto evitando l’altissima stagione, mi sembrano tutto sommato accessibili. Sono previste tra l’altro gratuità per bambini e sconti per ragazzi. Quanto a me, spero di avere presto l’occasione di tornarci, magari con più calma (e la prossima volta saremo in 4!).
——-> Leggi anche il post con le attività che consiglio con i bambini in Carinzia.
Creta per me
Creta è odore di incenso che sale dalle braci ancora tiepide. È il rosso sanguigno della terra argillosa, il verde polvere degli ulivi e il blu lapislazzulo del mare e del cielo. Creta è un gatto magro che mendica gli avanzi della cena, un vecchio d’altri tempi – bastone, baffi e bretelle – che gioca a backgammon davanti a un bicchiere di raki. Creta è avamposto d’Europa e promessa d’Africa, periferia di Occidente e annuncio d’Oriente, profumato di spezie e spugne di mare. È la luce di mille diamanti imprigionata nelle acque basse del Mar Libico, è la pietra ocra che si scalda al tramonto, è il canto assordante di mille cicale. Creta è una distesa di cardi bruciati dallo scirocco d’Africa, è l’eco millenaria di guerrieri, sirene e marinai. Terra di conquista, baluardo conteso, cittadella di fedi e superstizioni. È un minareto ottomano che svetta su un’icona di Bisanzio. È una candela che arde sottile, una nenia sacra che si spande nell’aria, un sorriso irregolare che si spalanca sincero. Creta è una brezza incessante, una luna precoce e una ferita, troppo profonda, di calcestruzzo. Un groviglio di reti stese al sole ad asciugare, una lenza luccicante tesa sull’abisso, una famiglia di capre che pascola al sole. Creta è lenta, polverosa e ruvida. Come un vecchio cuore che pulsa in mezzo al Mediterraneo.
Creta con i bambini
Spiagge di ogni tipo (sabbia fine, sabbia grossolana, ciottoli) e di ogni dimensione, esposte a Est o a Occidente, rapidamente digradanti o con acque basse per decine di metri. Rigorosamente attrezzate (parcheggi gratuiti, ombrellone e lettini di proprietà comunale noleggiabili a 6 euro in tutto per l’intera giornata, docce tiepide gratuite, cabine per il cambio – chevvelodicoaffa’, gratuite) e pulite, acqua cristallina. E poi una grande disponibilità da parte degli autoctoni, sempre pronti a trovare una risposta alle esigenze dei piccoli: un seggiolone per il pranzo, una porzione ridotta per stomaci baby, un giocattolino per intrattenere il mini-viaggiatore affamato. Quanto alle attrazioni dedicate ai bimbi, merita davvero, se vi piace il genere, il moderno acquario di Heraklio (il Cretaquarium). Davide era troppo piccolo per apprezzare musei e acqua-park, ma l’isola offre diverse possibilità in questo senso. Meno varia, per la stessa natura del territorio, la scelta di aree verdi.
Perché andare a Creta con bambini piccoli
Perché il mare è davvero memorabile, i centri storici sono piccoli e facilmente visitabili, la gente è fantastica. Il caldo, almeno nelle due settimane in cui abbiamo girato noi (costa nord e ovest, anche se so bene che non sono le più belle) era assolutamente sopportabile, mitigato dalla brezza e da una scarsa umidità. Anche nelle giornate ventose, informandosi in giro si riesce a trovare una spiaggia riparata in cui fare il bagno. L’offerta di strutture con angolo cottura, comode ed economiche quando si viaggia in famiglia, è vasta e accessibile.
Perché NON andare a Creta con bambini piccoli
Direi solo per la scarsa disponibilità di aree verdi e per le distanze in auto, che possono essere importanti (noi abbiamo optato per una vacanza itinerante proprio per evitare di passare troppo tempo in auto). Se visitate i siti archeologici, cercate di andarci al mattino presto, perché il caldo e la folla possono creare parecchi problemi.
Creta per le mamme in attesa
Il volo da Roma dura un paio d’ore, il clima è caldo ma ventilato e non afoso (almeno quando ci siamo stati noi!), le possibilità di intrattenimento sono molteplici – poltrire in mare tutto il giorno o avventurarsi in escursioni impegnative -, la cucina è gustosa ma semplice e ovviamente “mediterranea”, il mare è tiepido e la disponibilità di farmacie, ambulatori e ospedali è ampia. Tutte ragioni per cui Creta è una destinazione ideale durante la gravidanza.
Il nostro itinerario a creta con un bambino
Creta è un’isola molto grande (la quinta del Mediterraneo), personalmente sono convinta che non abbia senso arrivarci dall’Italia e fermarsi in una singola località. Di qui la scelta di spostarsi, prenotando (dall’Italia, via internet) in 4 strutture diverse e scegliendo anche di ripartire da un aeroporto diverso rispetto a quello di arrivo (andata Easyjet per Heraklio e ritorno da Chania con Ryanair, sfruttando l’ottimo servizio di trasferimento della nostra auto dallo scalo romano di partenza a quello di arrivo, offerto dal parcheggio in cui avevamo prenotato per soli 25 euro). Viaggiare con al seguito un bambino di un anno e mezzo e un pancione di quasi sette mesi ci ha indotti a fare dei compromessi, rinunciando consapevolmente alla costa meridionale, più bella e selvaggia ma anche peggio collegata e più “faticosa”, e ai siti più rocamboleschi da raggiungere (tipo il paradiso di Balos). L’idea è di tornare a completare il giro tra qualche anno. La parte nord-est di Creta, comunque, ci ha permesso di alternare mattinate – o pomeriggi – al mare a passeggiate ed escursioni in centri storici, villaggi e siti archeologici – non siamo mai stati, né io né il papà di BigD, i tipi che si spalmano in spiaggia per l’intera giornata.
Ecco dunque l’itinerario che abbiamo seguito: Arrivo a Heraklio e trasferimento immediato ad Agia Pelagia, una località tutto sommato perdibile ma vicina a siti come la stessa Heraklio, il Cretaquarium e la rovine del palazzo di Cnosso, nonché bagnata da un bel mare con ciottoli e sabbia grossolana. La scelta si è rivelata felice rispetto all’alternativa Heraklio, per la maggiore calma di Agia Pelagia e la vicinanza con spiagge invitanti. La tappa successiva, dopo una sosta-bagno a Balì, è stata Georgioupoli, che abbiamo scelto come base per visitare Rethymno e i dintorni: tre pernottamenti nei pressi del porto fluviale, con bagni mattutini nella grande spiaggia locale e visite a Kournas (lago e omonimo villaggio) e alla stessa Rethymno (pittoresco il porto antico, davvero interessante la Fortezza). Georgioupoli in sé offre poco, ma a me sono piaciuti molto il porto e la minuscola chiesina che si raggiunge percorrendo un lunghissimo molo di pietra. A questo punto siamo partiti per Kissamos, sul lato occidentale dell’isola. Abbiamo dormito lì una sola notte, in modo da raggiungere le spiagge di Falasarna (al tramonto, davvero struggente!) ed Elafonisi, una specie di paradiso in Terra che da sola valge l’intero viaggio (andateci di mattina presto, però!). Col senno di poi, ci saremmo fermati a Kissamos anche una seconda notte, approfittando per visitare anche la spiaggia e le rovine di Paleochora, ma in fase di organizzazione ci era sembrata un’opzione troppo stancante. Così ci siamo diretti a Chania, la nostra ultima tappa (4 pernottamenti). Si tratta della località più pittoresca di Creta, con il vecchio porto veneziano che, nonostante l’affollamento di botteghe e ristoranti, non ha perso il suo fascino. La vicinanza con le belle spiagge di Marathi e Stavros (belle, ma niente di paragonabile a quelle precedenti, sia chiaro) ci ha permesso di continuare ad alternare mare e passeggiate senza particolare stress.
Garantisco che si tratta di un itinerario perfettamente alla portata di una famiglia con una futura mamma e un bambino piccolo, purché siate già abituati (e vi piacciano!!) a questo tipo di viaggi in famiglia, con parecchi spostamenti in auto (tra i 20 minuti e l’ora e mezza, con una media di 30/35 minuti) e preferiate andare in giro rispetto alla classica vacanza balneare “stanziale”.
L’ambiente
Purtroppo non mancano le note dolenti: la costa nord è spesso deturpata da costruzioni orrende, in molti casi, tra l’altro, incompiute (pare siano embrioni di abusi edilizi in attesa di essere condonati e finiti, ma io sospetto che la grave crisi dell’economia greca abbia contribuito alla creazione di molte di queste “cattedrali” abbandonate). Le città principali si sono sviluppate in modo irregolare e disarmonico intorno ai pittoreschi centri storici, in certi punti il traffico può essere intenso. Il sistema fognario è rudimentale, tanto che non si può gettare la carta igienica nel water e si è di fatto costretti a bere, per sicurezza, acqua in bottiglia. La raccolta differenziata è molto limitata. In compenso, le spiagge, oltre a rimanere sotto la gestione pubblica, scelta che personalmente condivido profondamente, sono sempre presidiate e ben tenute (ad Elafonisi diversi cartelli avvertivano delle sanzioni a carico di chi osasse portar via della sabbia), i centri storici sono quasi tutti pedonali e sopravvivono, anche nella parte di isola che ho visto io, lunghi tratti di costa ancora incontaminata, appannaggio di ulivi e macchia mediterranea (e pare che a Sud sia molto meglio!). A Chania ho letto informazioni interessanti su un programma ambientale per la tutela della Caretta caretta e anche la capra endemica cretese, il Kri Kri, è sottoposta a iniziative di protezione. Nonostante ci avessero detto che la costa settentrionale fosse “brutta”, abbiamo trovato sempre e dovunque acqua a dir poco cristallina e arenili puliti.
Conclusioni su Creta con i bambini
Creta è la destinazione ideale per chi sia in cerca di un mare fantastico da abbinare a escursioni culturali, passeggiate, gastronomia e shopping (oltre a tanta paccottiglia, ho visto oggetti davvero pregevoli, specie a Chania). Chi è nelle condizioni di tempo e di energia, può dedicarsi anche a dei trekking molto soddisfacenti, specie nella parte meridionale dell’isola (a cominciare dalle Gole di Samaria). Consigliatissima dunque per i viaggi in famiglia, ma si tratta di una meta ideale anche per coppie, ragazzi, anziani, etc. Pensateci, anche perché i costi sono ragionevoli.
C’è poca gente.
Ad agosto la città è più vivibile.
Almeno nel mio caso, lavorare ad agosto è meno pesante che nel resto dell’anno.
La fatica di attendere per lunghi mesi viene ricompensata da una goduria altrettanto intensa.
C’è una sottile soddisfazione nel fare i bagagli mentre la maggior parte della gente che conosci è in preda al trauma da rientro. Sai che tanto poi toccherà anche a te, ma per il momento… godi.
Questi sono i motivi principali per cui, potendo scegliere, la sottoscritta madre verdastra e il suo uomo preferiscono di solito ritardare alquanto la partenza per le vacanze estive. Questa volta siamo in partenza per Creta, sperando che gli dei dell’Olimpo e i flutti del Mediterraneo ci siano amici. Molto amici, ché con un vulcanino di un anno e mezzo al seguito ce n’è davvero bisogno.
Ci risentiamo tra un paio di settimane. Buone vacanze a chi parte e un abbraccio a chi resta!
La mia prima volta non è andata esattamente come sperassi. Il mio lui era già Lui, quello che a distanza di oltre 10 anni sarebbe diventato il padre di mio figlio. Eravamo eccitati come due scolaretti, consapevoli che quel momento avrebbe cambiato la nostra vita per sempre. In effetti, non ci sbagliavamo: l’avvento delle compagnie aeree low cost stava per regalarci la tanto sognata possibilità di esplorare l’Europa, zaino in spalla o trolley al seguito, con poca spesa e tanto entusiasmo.
Solo che le cose non andarono proprio nel verso giusto. Il volo da Ciampino a Bruxelles, pagato qualcosa come 30 euro, assicurazione manco a pensarci, venne prima ritardato (costringendoci a passare una notte praticamente insonne nell’aeroporto romano) e poi, ormai il giorno dopo, definitivamente cancellato. Troppa nebbia, ci dissero. E mi chiederò per sempre se la causa sia stata davvero quella (altre voci ufficiose si inseguirono nella lunga notte di un’attesa che si sarebbe rivelata vana). Ricordo ancora il sapore acre della delusione. La rabbia impastata di sonno, la telefonata depressa a mio cugino che avrebbe dovuto ospitarci in Belgio. Alla fine, una corsa disperata verso Fiumicino e l’acquisto di un nuovo biglietto di andata (generosamente offerto dai miei genitori) salvò la nostra vacanza, e il volo di ritorno partì e atterrò senza intoppi.
Da allora, di check-in, imbarchi e partenze ne ho vissuti a decine, e non sempre tutto è filato liscio. Una volta – destinazione Inghilterra del Nord, per andare a trovare sempre lo stesso cugino ramingo che all’epoca studiava in una fighissima università medievale – mi hanno perso i bagagli, che ho rivisto solo dopo 72 ore (passate con indosso la biancheria del cugino di cui sopra). Al ritorno da Bali, in luna di miele, abbiamo seriamente rischiato che non ci lasciassero imbarcare, perché mio marito aveva il braccio ingessato (sì, sono tra le poche privilegiate ad aver avuto uno sposo ingessato, invece che in gessato) e la compagnia aerea pretendeva non so che strana certificazione medica. Avevamo una polizza sanitaria, ma niente che ci avrebbe risolto la grana se ci avessero impedito di partire (immaginate quindi la strizza…).
E poi, un classico, c’è stata quella volta in cui, a Lisbona, mi hanno fregato il portafogli, contenente contanti, carta di credito, abbonamento ferroviario e – sì, ovviamente sì – documenti. Non solo ho “vinto” un colloquio con uno sveglissimo poliziotto portoghese (“Ma se ha perso i documenti, io come faccio a identificarla?”) e una gita all’ambasciata italiana a Lisbona, ma sono stata anche presa in giro dai giovani gestori del b&b in cui alloggiavamo: “Sei di Napoli e ti fai fregare il portafogli? Ah-ah-ah!!”. Da sbellicarsi, davvero.
Morale della favola: talvolta l’imprevisto fa parte del “pacchetto viaggio”. E soprattutto quando si vola con un bambino piccolo, un banale contrattempo può trasformarsi nel più devastante degli incubi. Per questo, specie se il viaggio prevede lunghi trasferimenti, tappe intermedie o un costo particolarmente impegnativo, ho imparato a prendere sempre in considerazione l’acquisto di una polizza assicurativa che copra annullamento, ritardi, smarrimento dei bagagli o dei documenti. E quando serve, ovviamente, una bella assicurazione sanitaria (che se ti viene un’enterite durante un viaggio negli USA, rischi di lasciarci un rene per coprire le spese mediche, salvo poi dover trovare un modo per pagare l’intervento di espianto…).
Perché l’avventura è molto emozionante, ma è sempre meglio avere con sé un bel paracadute di scorta.
Questo post è offerto da Allianz Global Assistance, che propone pacchetti assicurativi per ogni tipologia di viaggio o vacanza.
Lo specchio dell’anima di una persona – quello vero – non sono gli occhi, né i libri che legge, né gli amici di cui si circonda. Lo specchio dell’anima di un individuo sono le vacanze in famiglia. Se vuoi conoscere la vera natura di una persona, chiedigli come passerà le ferie con compagno/a e figli.
Il vacanziero avventuroso
Se uno era parecchio movimentato da prima, dopo aver avuto dei figli cercherà di dimostrare a se stesso e al mondo che famiglia e avventura non sono un connubio poi tanto strampalato. Armato di fasce portabebè in colori sgargianti, zanzariere e Lonely Planet, parlerà del viaggio itinerante in Bolivia con i suoi gemelli di pochi mesi come dell’esperienza più rilassante della sua vita. Lo svezzamento a base di farina di tapioca e le passeggiate postprandiali nella Foresta Amazzonica saranno probabilmente i suoi aneddoti preferiti una volta tornato a casa.
Il vacanziero affezionato
È quello che ha passato tutte le 40 estati della sua vita nella stessa località balneare tirrenica/adriatica (barrare l’opzione più adatta), rigorosamente in appartamento, condiviso con il resto della famiglia allargata, inclusa l’anziana prozia vedova che dal 1987 non è più in grado di distinguere un paguro da una tellina. Una volta diventato genitore, dà per scontato che la tradizione proseguirà con la sua prole, semplicemente perché la sua forma mentis non prevede alternative.
Il vacanziero punkabbestia
Dipendente dalle compagnie low cost, strenuo sostenitore del bagaglio a mano, non capisce perché tanti genitori si lamentino della quantità di valigie necessarie per partire col pargolo. È in grado infatti di incastrare tutto l’occorrente per 10 giorni all’estero in una valigia formato tic-tac che rispetti i rigidi standard Easyjet, e si chiede sempre se non abbia in fondo portato troppi vestiti di ricambio. Accoglie con rammarico le risposte negative degli ostelli della gioventù alla domanda “Avete culle da neonato?” e aspetta con trepidazione che i piedi di suo figlio raggiungano il numero 24 per comprargli le sue prime Birkenstock.
Il vacanziero prudente
Sceglie destinazioni rigorosamente “bimbo proof”, che variano da Riccione a Vieste, da Bibione a Torre dell’Orso, passando per Bagnara Calabra e San Benedetto del Tronto. La località prescelta deve rispettare tutte le seguenti caratteristiche: presenza del mare («Perché ai bambini fa bene lo iodio»), spiaggia di sabbia, profondità massima dell’acqua non superiore ai 65 centimetri per almeno 250 metri dal bagnasciuga, ventilazione adeguata, raggiungibilità in auto. La possibilità accessoria di usufruire di uno stabilimento balneare con bagnino è molto gradita.
Il vacanziero babyclub
Aspetta la settimana di villeggiatura pensando con desiderio alle ore che suo figlio passerà con gli animatori, auspicabilmente di numero non inferiore alle 14 al giorno. La sigla della babydance è per lui il più celestiale dei suoni. La località di villeggiatura è del tutto ininfluente, tanto che spesso il vacanziero babyclub non ricorda neanche con precisione in quale regione abbia soggiornato.
Il vacanziero snob
Sceglie solo destinazioni alternative e radical chic, quasi sempre all’estero, come l’Albania o la Danimarca. Aborrisce come l’Ebola l’idea di alloggiare in un villaggio turistico e considera le escursioni organizzate alla stregua di una tortura corporale. Se durante la villeggiatura individua gruppi o famiglie provenienti dalla sua stessa regione, gira immediatamente al largo e, se accidentalmente intercettato, finge di non capire l’italiano. Prima di acquistare un souvenir, si accerta sempre che non sia made in China.
Il vacanziero da campeggio
Sinceramente convinto che il camper sia la quintessenza del relax e che il cambiamento climatico non costituisca una reale complicazione per le vacanze in tenda, considera dei rammolliti tutti coloro che soggiornano in hotel/appartamento/residence/b&b/ostello. Si entusiasma per tutti gli accessori in vendita da Decathlon nel reparto “escursionismo” e subisce come un’onta insuperabile la decisione dei figli adolescenti di rinunciare alle vacanze in campeggio in favore di una settimana a Barcellona con gli amici.
E voi, di che vacanze siete? 🙂
Vorreste visitare la Transilvania con un bambino, ma avete paura che sia un viaggio troppo impegnativo? Eccovi servite tante informazioni pratiche, insieme a consigli sull’itinerario e dritte per godervi la vacanza al meglio.
Come visitare la Transilvania con i bambini
Da Napoli raggiungiamo la Romania con la compagnia BlueAir. Nessuno ci avverte, al momento della partenza, che al ritorno dovremo pagare 10 euro a testa per i diritti di check-in, e questo genera qualche incomprensione col personale di terra romeno. Il volo è un po’ in ritardo per i temporali che spazzano l’Europa, ma va tutto bene. Avevamo prenotato da casa un pernottamento nei pressi dell’aeroporto di Bucarest e altri 4 a Brasov, uno dei centri principali della Transilvania. Ci attendono, oltre a un’auto a noleggio con seggiolino e navigatore, un clima fresco e nuvoloni (periodo 19/24 giugno).
Perché andare in Transilvania con i bambini
Perché i siti da visitare sono per lo più piccoli e relativamente vicini, bastano poche ore per una visita soddisfacente (facendo a meno dei musei, che personalmente non ho trovato imperdibili) ed è possibile girare l’intera zona senza cambiare alloggio per forza. La cucina mi è sembrata un po’ monotona, quasi esclusivamente a base di carne e patate, ma si trovano piatti semplici, adatti anche ai più piccini. Per Davide, che al momento della partenza aveva quasi 17 mesi, mi ero portata un po’ di cose da casa, ma sono sempre riuscita ad ordinare qualcosa per lui al ristorante (petto di pollo, arrosto di maiale, purè di patate, finanche un piatto di “pasta”) che ha poi mangiato senza problemi. Le pizzerie sono dappertutto e nelle città principali non mancano pub e qualche fast food. Campagna, boschi e tanti animali (selvatici e domestici) sono un’opportunità straordinaria per tutte le famiglie. Sempre reperibili inoltre farmacie e ambulatori medici.
Perché NON andare in Transilvania con i bambini
Scale e salite, strade acciottolate e traffico extraurbano che può scorrere anche molto lento per la presenza di calessi, mandrie al pascolo ma anche mezzi pesanti, non sono il massimo per i “bebè muniti”, specie per chi ha con sé un passeggino. Seggioloni e fasciatoi sono quasi introvabili. Decisamente consigliato un passeggino robusto ma maneggevole, ideali le fasce e i marsupi ergonomici. Il meteo è molto variabile, k-way e cappottina impermeabile sono d’obbligo.
Il nostro itinerario in Transilvania con un bambino
1 giorno (solo pomeriggio):
Arrivo a Bucarest Otopeni in serata e pernottamento nei pressi dell’aeroporto.
2 giorno: Bucarest – Sinaia – Brasov
La strada che da Otopeni parte verso nord è trafficata e affascinante: fasci di fili elettrici sospesi a mezz’aria, donne con i fazzoletti in testa sul ciglio della carreggiata, calessi carichi di paglia e berline piuttosto datate. Ai lati della strada sfrecciano chioschi di Coca Cola. Non ricordavo una sensazione così “esotica” dal viaggio a Bali o dalla Grecia degli anni ’90. L’Europa globalizzata qui non è ancora arrivata, e la cosa mi piace molto. Il trasferimento in Transilvania procede senza intoppi, le strade sono in condizioni buone, anche se gli incroci a raso e l’attraversamento dei centri urbani rallentano un po’ il traffico.
Ci fermiamo a Sinaia per il pranzo: una località che serve le vicine stazioni sciistiche, piacevole per il verde e le belle case di inizio ‘900, ma di per sé perdibile (non vale lo stesso discorso per il vicinissimo Castello Peles, che visiteremo al ritorno). L’arrivo a Brasov mi stupisce: mi aspettavo una piccola località turistica, invece scopro, intorno al centro medievale, una cittadina moderna e fiorente, in crescita. Cantieri ovunque, giovani in giro, ristoranti. C’è qualche segno della globalizzazione, ma resta una indubbia autenticità. Il centro storico, in parte pedonale, è pittoresco e vivace.
3 giorno: Castello di Bran – Brasov
Quello di Bran è IL castello. Arroccato su una rupe (strada in salita!), un tripudio di ballatoi, torrette, scale, sale tappezzate e soffitti lignei. L’architettura è molto interessante. Note stonate: impossibile visitarlo in passeggino e, soprattutto, è probabile che si trovi molta calca. L’ingresso dei gruppi non è ben regolamentato, a parere mio, e il fatto che sia possibile girare il Castello di Bran in entrambi i “sensi di percorrenza” crea un traffico incredibile, specie sulle scalinate più strette. Un po’ sgradevole, infine, il percorso di accesso tra negozi di paccottiglia. Tutti inconvenienti, ad ogni modo, ripagati alla grande dalla bellezza del sito (ottimamente conservato come tutti).
Nel pomeriggo, la visita di Brasov prosegue tra dolci locali e prati pieni di verde.
4 giorno: Sibiu – Fortezza di Rasnov
Da Brasov occorrono poco più di due ore in auto, tenendo conto che di domenica mattina (sul presto) la strada è sgombra dai camion. Il tragitto è piacevole: campagne, colline, qualche rudere in lontananza e tante scene bucoliche di armenti al pascolo con relativi pastori. Dover intrattenere un unenne rende il tutto meno rilassante, ma alla fine si arriva senza intoppi. Sibiu è bella ma non sensazionale, almeno per me. Le tre piazze pedonali con edifici punteggiati di tegole e case che sembrano avere occhi spalancati valgono una visita, ma forse non un trasferimento così lungo. Non andarci, comunque, ci avrebbe lasciato qualche rimpianto.
Nel pomeriggio, la Fortezza di Rasnov non delude: la raggiungiamo su una specie di “trenino” trainato da un trattore con ruote colossali, Davide si diverte molto. Il forte è archetipico, e poco affollato. La vista sui boschi e sui villaggi circostanti molto affascinante. Decisamente promosso, nonostante le salite e le scale da affrontare (passeggino lasciato all’ingresso proprio come al Castello di Bran).
5 giorno: Sighisoara – Viscri – Brasov
Sighisoara (un’ora e 15 da Brasov) è un vero gioiello. Le stradine acciottolate, le case dai colori pastello, gli edifici medievali e il “fantasma” di Vlad Tepes (che qui ha visto la luce) rendono la visita indimenticabile. Da segnalare molti ristoranti e qualche artigiano che vende souvenir.
La tappa sulla strada del ritorno è un autentico viaggio a ritroso nel tempo: 7 km di stradina asfaltata ma piena di buche per raggiungere il villaggio rurale di Viscri, con bimbi scalzi, vecchie che tessono la lana sugli usci, grossi nidi di cicogne in cima ai pali della luce. La chiesa sassone fortificata in cima al villaggio (con annesso cimitero) è una piccola perla, difficilmente la dimenticherò. Brasov, in serata, ci saluta con il (perdibile) vicolo “più stretto dell’Europa orientale”.
6 giorno: Castello Peles – Otopeni
L’ultima tappa è una delle più memorabili: il Castello Peles di Sinaia (rinunciamo al vicino Palazzo Pelisor per mancanza di tempo). Le solite difficoltà organizzative: l’ingresso viene ritardato parecchio dalle comitive che devono essere “smaltite”, ma il sito è davvero speciale. Stato di conservazione impeccabile, scenario da fiaba, la prima pioggia della nostra vacanza e l’annessa nebbiolina rendono tutto un po’ incantato. Solo questo vale un viaggio in Transilvania. Da lì raggiungiamo l’aeroporto e facciamo rotta verso casa.
L’ambiente
Non manca qualche “ecomostro” qua e là e la regione è tutta un cantiere. Restano comunque ampie porzioni di territorio non urbanizzato, foreste secolari e tanta campagna. I parchi urbani non mancano nelle città principali, che sono in generale molto pulite. Avvistate qua e là delle campane per la raccolta differenziata, gli animali sono dappertutto (in giro molti riferimenti ai numerosi orsi che abitano la Transilvania)! Non fanno eccezione, purtroppo, i cani randagi.
Conclusioni sulla Transilvania con i bambini
Il viaggio in Transilvania è impegnativo per la natura dei siti da visitare (castelli, fortezze, roccaforti, etc), ma tutto sommato fattibile. Le strade – almeno quelle relative al nostro itinerario – più che decenti, ben asfaltatee e sicure, seppur lente (ad eccezione di quelle nelle zone rurali, con buche e tratti sterrati) e la cucina adatta ai gusti occidentali. Prezzi molto convenienti. L’inglese è parlato in tutti i siti turistici, altrimenti in qualche modo ci si capisce comunque! Chi cerca mondanità e vita notturna non troverà molta soddisfazione, mentre gli spazi aperti e il verde non mancano, e c’è l’imbarazzo della scelta in fatto di boschi ed escursioni in montagna. Questa regione della Romania ha tutta l’aria di avere potenzialità enormi, se solo i suoi abitanti sapranno sfruttarle senza strafare.