A casa nostra, l’ho raccontato diverse volte, dormiamo tutti insieme in un grande letto a tre piazze, composto dal nostro caro talamo matrimoniale e da un letto singolo ad esso affiancato. All’inizio il cosleeping è stata una scelta fatta con tante remore e solo per non soccombere alla disperata stanchezza, dopo mesi passati a gestire le poppate notturne e i risvegli continui del primogenito. Quando è nata sua sorella, poco più di un anno e mezzo dopo, semplicemente non c’era più spazio in camera per pensare di aggiungere una culla, per cui ci siamo ritrovati, senza farci troppe domande, a dormire tutti insieme appassionatamente. Ed è così che ci ritroviamo tuttora, dopo altri due anni. Con mio piacere, devo dire alla fine, perché nonostante le grandi preoccupazioni iniziali, adoro le notti passate tutti vicini a coccolarci. Mi piace sentire il respiro tranquillo dei miei figli accanto a noi, mi piace poter rimboccare loro il piumone quando mi sveglio e li trovo scoperti, mi piace svegliarci tutti insieme tra carezze e bacini. Quando loro stanno poco bene, inoltre, mi fa stare più tranquilla la possibilità di averli vicini, e poter capire al volo se respirano male, se hanno la febbre altissima e via dicendo.
Il “dormire nel lettone”, insomma, è una delle cose per cui ringrazio i figli di avermi fatto cambiare idea rispetto a quello che pensavo prima di diventare madre. Però ci sono delle circostanze in cui dividere il letto con la prole può essere davvero un’esperienza per stomaci forti. Se vi state chiedendo se dormire o meno tutti insieme è una scelta adatta alla vostra famiglia, ecco dunque per voi tutti gli orrori del cosleeping.
Il cosleeping e lo spannolinamento
Col primogenito ci è andata di lusso: una sola esondazione notturna, e tutta sul letto singolo (di incerata munito) in cui dorme Davide accanto al lettone. Ma ci sono un sacco di bambini che hanno bisogno di tempo per abituarsi a gestire la pipì durante la notte. E se il loro letto è lo stesso in cui dormono mamma e papà, posso immaginare che non sia davvero un’esperienza piacevole. Vedremo cosa accadrà se quando sarà il momento di spannolinare Flavia lei dividerà ancora il letto con noi. Male che vada, mi procuro una muta da sub, che magari mi snellisce pure.
Il cosleeping e la gastroenterite
Come ho scritto sui social, nei giorni scorsi la mia famiglia è stata fiaccata dalla solita epidemia novembrina di vomito e cagotto. In questa sede mi guarderò bene dall’entrare nei dettagli più splatter, limitandomi a raccontarvi che due notti fa ho passato circa un’ora a ripulire i letti da una notturna e violenta “eruzione gastrica” (non mangerò pennette al ragù per almeno due anni, credo), ma sappiate che se al momento del fattaccio mi fossi trovata nel mio letto, invece che sul divano a guardare un film su quanto forte si dopasse Lance Armstrong, forse a quest’ora sarei ancora ricoperta di vomito. E sarei in stato catatonico per lo shock e il ribrezzo.
Il cosleeping e lo zoo
Sì, perché quando si sceglie di dormire coi propri figli, non si pensa mai che in realtà ci si appresta a dividere il letto anche con un vasto e vario campionario di bestie di peluche (noi al momento abbiamo, a rotazione o tutti insieme, Johnny, Orsacchiotto e Sassolino), bambole più o meno morbide, macchinine, dinosauri appuntiti e quant’altro. Più che un cosleeping è un grosso casino, insomma.
Il cosleeping e le docce notturne
Non so se capiti solo ai miei figli, fatto sta che loro vogliono sempre bere di notte. Con conseguenze facilmente immaginabili sul tasso di umidità dei loro genitori. Fortuna che Artù dorme in fondo al letto, almeno lui rimane sempre all’asciutto.