Ma dai, che tenerezza! Congratulazioni ragazzi, come vi sentite?
Questa sono io di fronte all’ennesima coppia di amici o conoscenti che mi comunica l’imminente arrivo del suo primo figlio. Di solito sono miei coetanei, ma molte volte sono anche più grandi di me.
La mia reazione, ci tengo a dirlo, è assolutamente sincera. Ma è in un certo senso edulcorata. Censurata, anzi. Perché omette una parte di quello che sento.
E cioè il sollievo profondo per essere già “più avanti”. Per avere già dato, almeno in parte. Per aver superato le prime fasi, che per certi versi sono le più faticose. Penso a tutto quello che i futuri genitori devono ancora attraversare – la gravidanza, le paranoie, la morfologica, il parto, il puerperio, l’avvio dell’allattamento, i primi vaccini, i primi malanni, gli amici che spariscono, i ritmi quotidiani sbriciolati dalla nuova vita in tre, le abitudini da modificare, ma anche la tortura dei consigli non richiesti, le visite a casa di gente semisconosciuta, le intromissioni, i dubbi, etc.
Penso a chi figli ancora non ne aspetta, ma “prima o poi ne voglio uno, o magari due”, oppure a chi ne ha uno soltanto e progetta di averne un altro tra qualche anno. Al cammino che ho dovuto compiere per arrivare dal punto in cui sono loro a quello in cui mi trovo adesso. Dalla decisione di diventare madre a tutto quello che viene dopo.
Penso a tutto questo e tiro il fiato, perché io ci sono già passata. Due volte. E salvo colpi di testa, non mi toccherà mai più (anche se poi, è la prima volta ad essere la più impegnativa, almeno secondo la mia esperienza). Due concepimenti (facili, fin troppo), due gravidanze (fisiologiche), due parti (diversi da quelli che avrei voluto), due allattamenti (senza problemi, specie il secondo). Due figli nati a termine, sani e forti. Il primo dei quali ha già percorso un pezzettino di strada – piccolo ma cruciale – insieme a noi.
Tutto di una grande intensità, chiaro. Ma anche la cosa di gran lunga più faticosa che abbia fatto in vita mia. E allora, anche se so che presto mi mancheranno questi anni passati a “fare figli”, io sono felice per quelli che cominciano adesso, ma sono molto più felice per me, che ho giocato d’anticipo e ho già un pezzo di strada alle spalle.