Per dirla tutta, non sono così convinta che sia una cosa davvero sostenibile. Però vi assicuro che portare un neonato in piscina è davvero un’esperienza molto intensa e rilassante e, in un certo senso, ci riavvicina – madre e figlio – alla nostra natura di mammiferi che si formano e si preparano alla vita in un mezzo liquido. Noi abbiamo cominciato quando Davide non aveva ancora 4 mesi e la diffidenza iniziale è stata lieve e passeggera. Da allora, grazie all’assistenza sapiente di Anna, la nostra istruttrice specializzata in attività acquatiche per bambini, i progressi sono stati notevoli.
Non sarà come questa bimba estone che a 1 anno e 9 mesi si tuffa come la Cagnotto, ma dopo appena un mese e mezzo di bagni a cadenza settimanale, mio figlio mostra una discreta confidenza con l’acqua, è in grado, col mio sostegno, di muoversi attraverso la piscina seguendo una palla o un piccolo giocattolo galleggiante, manifesta interesse verso gli altri piccoli nuotatori e accetta di essere messo a pancia in su, una posizione che le prime volte gli risultava assolutamente insopportabile. Non solo. Oltre a tollerare senza problemi il contatto dell’acqua con viso, occhi e bocca, Davide riesce, tra le braccia sicure dell’istruttrice, ad immergersi completamente per pochi secondi. A cinque mesi, dopo appena sei settimane di esercizio. Oltre a divertirsi, tra l’altro, lui mette in movimento muscoli che non eserciterebbe senza l’attività acquatica e, come ha spiegato Anna a noi mamme entusiaste, migliora la propria coordinazione motoria e rafforza ulteriormente il legame con la sottoscritta. Senza contare che quando torniamo a casa dopo la seduta in piscina, crolla addormentato per circa un paio d’ore, permettendo a mamma e papà di pranzare e riposarsi in santa pace.
Certo, c’è l‘impatto ambientale, innegabile. Però va detto che la piscina per bambini che frequentiamo è molto piccola, che la temperatura dell’acqua, così come quella degli spogliatoi, non è mai particolarmente elevata e che la quantità di cloro impiegata è davvero ridotta, anche perché, vista la tenera età dei bagnanti, la direzione dell’impianto (Gusto Wellness di Mariglianella, in provincia di Napoli) garantisce la potabilità dell’acqua utilizzata nella vasca dei neonati. E poi resta comunque un’attività collettiva e condivisa, nel senso che lo stesso dispendio energetico e il medesimo impiego di acqua e sostanze chimiche viene sfruttato da diversi utenti contemporaneamente (come dire, non è come se ognuna di noi mamme del sabato mattina avesse una propria piscina nel salotto di casa). Se poi dovesse servire a mio figlio per imparare ad amare e rispettare l’ambiente acquatico, sarà valsa la pena una volta di più. Splash!