Ti dicono che le notti in bianco sono una tortura. Ti dicono che partorire fa male ma poi, in un certo senso, te ne dimentichi. Ti dicono che “quando inizia a camminare è finita la pacchia”, che ogni bambino ha i suoi tempi per la dentizione e per il vasino, che i due anni sono spesso l’inizio di una fase oppositiva. Che l’adolescenza inizia sempre prima, e che ormai non si sa più quando finisce. Ti dicono un sacco di cose, quando annunci che diventerai madre. Incoraggianti o inopportune, condivisibili, fastidiose o divertenti.
Quello che non ti dice mai nessuno, però, è che tuo figlio, prima o poi, soffrirà.
Presto o tardi, poco o tanto, dentro o fuori. Come ogni essere umano che abbia mai messo piede sulla Terra, anche lui si ammalerà, si ferirà, andrà – letteralmente e metaforicamente – a sbattere contro la vita. Si sbuccerà le ginocchia e l’anima, ruzzolerà sull’asfalto ruvido e sulle esperienze sdrucciolevoli. Piangerà per un cuore spezzato o per un occhio livido. E tu, che forse non ci avevi mai pensato, dovrai affrontare il dolore di tuo figlio.
Dovrai dire a te stessa che a volte il dolore è necessario. Anche quello di tuo figlio. Perché rende più forti, più giusti, più consapevoli. Perché certe delusioni sono indispensabili per imparare a vivere, e in un certo senso anche ad amare. Soprattutto se stessi. Che altre volte la sofferenza è semplicemente inevitabile, e allora non resta altro che attraversarla, insieme. Abbracciandosi forte e cercando di sperare ancora più forte.
Altre volte non riuscirai proprio ad accettarlo, il dolore di tuo figlio. Urlerai in silenzio tutte le maledizioni che conosci, pregherai l’inferno di gettare la sua ira su di te, pur di risparmiare lui. Pur di salvarlo. Penserai di non farcela, e invece ce la farai sempre. Gli sorriderai anche quando vorresti soltanto piangere. Lo abbraccerai forte anche quando vorresti solo che qualcuno abbracciasse te. Saprai, forse come mai prima, cosa significa amare davvero un’altra persona più della tua stessa vita.
Di tanto in tanto sarai tu stessa a infliggerlo, un certo dolore, sempre più spesso di quanto vorresti e di quanto avresti immaginato prima di diventare madre. A volte riuscirai a farlo senza troppi scrupoli, pur senza rinunciare a tutta l’empatia di cui sei capace. Dicendo un no fondamentale, per quanto forse difficile da digerire. Somministrando cure mediche sgradite, raccontando verità amare. Dando lezioni ineluttabili. Dispenserai piccole e grandi sofferenze quotidiane, ricevendo in cambio proteste, insulti o – e sarà pure peggio – dei silenziosi “perché?”. Dovrai causare dolore a tuo figlio, ogni tanto, e sarà forse la prova d’amore più grande a cui sarai chiamata. Altre volte ti sentirai in colpa, altre ancora non te ne accorgerai nemmeno. Perché, per quanto ci si sforzi di evitarlo, è impossibile vivere senza ferire gli altri, inclusi quelli che amiamo perdutamente.
In tante altre situazioni, per fortuna, la tua esperienza sarà di aiuto a entrambi. Per sdrammatizzare, per ridimensionare, per relativizzare. Per imparare o ricordare che tutto scorre, che il tempo cambia la percezione delle cose e restituisce il giusto valore alle emozioni negative. Potrai insegnare a tuo figlio che la tristezza non è un sentimento da deboli, e nemmeno una malattia. Che chiedere aiuto è un segno di grande intelligenza, di dignità e di amor proprio.
Nessuno te lo dirà mai apertamente, ma tuo figlio, prima o poi, conoscerà il dolore. E tu scoprirai che purtroppo l’amore non è una panacea né una parola magica, ma è comunque il balsamo più potente del mondo. Il tuo amore per lui, che tante volte vi salverà entrambi.