Sono giorni, ormai, che gli italiani si accapigliano senza respiro su una questione che in realtà non esiste. Un grande classico della democrazia ai tempi di Facebook. Un sacco di gente, soprattutto quelli che si dichiarano contrari senza se e senza ma, sembra convinto che il Parlamento stia discutendo una legge che vuole aprire alle coppie omosessuali la possibilità di adottare dei bambini provenienti da altre coppie, orfanotrofi, etc.
Prima di entrare nel merito di cosa ne penso io – e non perché il mio parere abbia una qualche importanza, ma perché mi piacerebbe aprire un confronto sui temi di cui scriverò – mi limito a chiarire che il ddl Cirinnà prevede soltanto la possibilità di adottare il figlio biologico del proprio/a convivente (la cosiddetta stepchild adoption). Una misura pensata in primis, ma non solo, per garantire a un bambino che perda malauguratamente il proprio unico genitore naturale di continuare a vivere con l’altra persona che lo ha cresciuto, piuttosto che finire, in assenza di diritti del “vedovo/a”, affidato ad altre persone o strutture. Parliamo quindi di bambini che non solo già esistono, o esisteranno (a prescindere dalla legge e dalle convinzioni dell’opinione pubblica), ma che già vivono con due persone dello stesso sesso, maschi o femmine. Che questo piaccia o no.
Dirottare la discussione sulle adozioni gay tout court mi sembra un tentativo di strumentalizzazione, o quanto meno un grosso equivoco frutto di disattenzione o ignoranza.
Ma se è vero, come è vero, che “solo” di stepchild adoption stiamo parlando, coloro che gridano allo scandalo sono davvero convinti che sia meglio, per un bambino che ha già vissuto il dramma senza fine della perdita di un genitore, doversi affidare al buon senso di un giudice per non rinunciare anche all’altra persona (chiamatelo come vi pare, non ne faccio certo una questione ideologica) che lo ha cresciuto? Rischiare di trovarsi, all’improvviso e per sempre, privato di entrambe le figure di riferimento, anche se una delle due è ancora in vita, lo ama e non vorrebbe altro che prendersene cura? Se è questo, che pensate, vi chiedo senza alcun intento polemico di spiegarmi le vostre ragioni, perché per quanto ci pensi da giorni, non riesco davvero, non dico a comprenderle, ma proprio ad immaginarle.
Al di là dei contenuti della Cirinnà, comunque, è possibile che mi stia sbagliando, e che il dibattito sia dai più stato esteso consapevolmente alla adozione in senso lato, pur conoscendo perfettamente i contenuti del disegno di legge. Forse si teme che questo provvedimento sia una testa d’ariete per introdurre, in un secondo momento, maggiori aperture. Ammettiamo che sia così, e accettiamo di parlare delle adozioni intese in generale (ma la legge al vaglio del Parlamento non riguarda questo, l’ho già detto?). Si tratterebbe in ogni caso di bambini che non sarebbero sottratti a una famiglia “sana” e felice (ed eterosessuale), ma tolti da una casa-famiglia, da un istituto o da un orfanotrofio. Sarebbe meglio, piuttosto che dar loro una famiglia con due madri o due padri (o un genitore single, aggiungo io), lasciarli dove sono? Personalmente, non penso che qualunque famiglia sia meglio di un istituto, ma sono convinta che una famiglia amorevole lo sia in ogni caso. E se pensate che mi stia sbagliando, ancora una volta vi prego di spiegarmi serenamente il perché. I bimbi in attesa di adozione potrebbero essere affidati a coppie etero? Penso di poter dire che con una legge in materia più adeguata e moderna, sarebbero talmente tanti i figli a cui regalare una famiglia che non ci sarebbe alcun bisogno di dare precedenze o fare distinguo.
Estendendo ulteriormente il discorso, come è stato fatto da moltissimi in queste settimane, resta la questione che personalmente trovo più delicata. Quella dei figli non ancora nati, da mettere al mondo attraverso la cosiddetta maternità surrogata (ribadisco, ma ormai dovrebbe essere superfluo, che il ddl Cirinnà non fa cenno al cosiddetto “utero in affitto”). È solo questo il tema su cui non riesco ad arrivare a un’opinione definitiva, ma le mie remore non riguardano assolutamente le coppie omosessuali, quanto piuttosto la surrogacy in sé. Se penso a una madre gestazionale, penso a una donna che, pur non avendo un legame genetico col nascituro, lo tiene nel suo corpo per nove lunghi mesi. Lo alimenta, lo protegge, lo culla e gli parla (anche senza volerlo fare espressamente). Lo fabbrica letteralmente dal nulla, impiegando materiali – zuccheri e proteine, lipidi, acqua, minerali – provenienti dal suo stesso corpo. Produce tutte le cellule di quel nuovo essere umano, alcune delle quali saranno destinate a vivere e funzionare dentro di lui per anni interi. E soprattutto, il bambino che nasce da lei non può sapere che la voce che ha udito per mesi, il cuore che rimbombava intorno a lui, la donna che per 40 settimane ha scambiato con lui sangue e ossigeno e ormoni non è sua madre, e non lo sarà mai. Io non so come, di solito, funzioni praticamente una surrogacy, cosa accada di prassi al neonato subito dopo il parto. Ma se significa la separazione immediata e brusca del bambino dalla donna che lo ha tenuto dentro per mesi, ecco: da madre che sa quanto potente sia quel legame per il neonato, quanto consolatorio e salvifico il contatto con il corpo che lo ha covato e messo al mondo, onestamente mi resta qualche riserva sulla tecnica in sé stessa, a prescindere dalla composizione e dalle preferenze sessuali della coppia di genitori (anche perché si tratta di una tecnica cui ricorrono prevalentemente coppie eterosessuali). Non è una strada che percorrerei, penso di poter dire con ragionevole certezza.
D’altro canto, però – ed è questo il paradosso “ontologico” di fronte al quale il mio ragionamento si inceppa – l’alternativa sarebbe non permettere affatto a questi bambini di venire al mondo. Di essere pensati, concepiti, generati e amati. E cosa è peggio, per un essere umano? Nascere per essere separato dalla donna che lo ha portato nel ventre (ma poi amato per una intera esistenza da altre persone), oppure semplicemente non esistere? Io non sono ancora sicura della mia risposta definitiva. Voi che dite?