Tratto dalla mia rubrica Diario di ECOmamma su La Nuova Ecologia (numero di dicembre 2013)
La prima carrozzina per neonati è stata inventata solo verso la metà del 1700, ma ci sono voluti diversi decenni perché quella di trasportare i più piccoli in appositi “mezzi su ruote” diventasse una vera e propria abitudine, e solo nei Paesi occidentali. Come facevano prima le mamme e i papà? Esattamente come continuano a fare tuttora i genitori di molte regioni del Pianeta: portando i figli sul proprio corpo (sulla schiena, sul petto, sul fianco) e servendosi, per sostenerli, di strisce di stoffa, fasce e altri supporti in tessuto. Un po’ come accade tra le specie di primati filogeneticamente più prossime a quella umana, con le femmine che se ne vanno in giro, per mesi o anni, coi piccoli aggrappati al proprio corpo.
Il babywearing (letteralmente “indossare il bambino”) è infatti il sistema più antico e universale per trasportare i bambini che non sanno ancora muoversi autonomamente. Il più istintivo, per così dire. Una specie di prolungamento della gestazione, che permette alla mamma (ma anche al papà, s’intende) di stare col proprio figlio pancia a pancia, pelle a pelle, rassicurandolo, scaldandolo, assicurandogli il “contenimento” di cui necessita. Di allattarlo con comodità e discrezione in qualsiasi contesto, spesso continuando a fare quello che si stava facendo prima della poppata. Senza contare la comodità indiscussa di girare senza ingombranti mezzi di trasporto e con le mani libere. Portare i bambini, in un certo senso, rappresenta anche un approccio particolarmente sostenibile, perché consente di spostarsi agevolmente a piedi anche su distanze e tracciati un po’ più impegnativi.