Non è un caso se in questo blog parlo molto raramente della mia città, e sempre in modo abbastanza indiretto. Tentare di trasformare in parole la complessità partenopea, costringerla entro i confini di un foglio di carta, o di una schermata di Word, è un’impresa per pochi. Chi si accinge a raccontare Napoli, a meno che non sia un matto o un poeta, non può che andare incontro ad un fallimento. Eppure c’è qualcosa, dentro di me, che mi impone da tanto tempo di fare almeno un tentativo. Di osare. Di cercare in qualche modo di spiegarvi quali sono le ragioni per cui, secondo me, tutti voi dovreste venire a Napoli almeno una volta nella vita.
Il mito e le leggende
A Napoli il mare brulica di sirene, sorelle di Partenope, che giace, morta d’amore, nelle profondità dell’isola di Megaride. I palazzi celano fantasmi, misteri e passaggi segreti, e i morti non muoiono mai definitivamente. Ogni pietra del centro storico è l’inizio di una storia, più o meno documentata, che include un amore contrastato, una faida familiare, un fatto di sangue e un intervento sovrannaturale. L’orrore, l’amore e il coraggio si impastano di elementi esoterici, magici e mistici, echeggiando attraverso i secoli. La religione si confonde con la superstizione e con gli antichi culti pagani, le femmine sono sante e fattucchiere, rivoluzionarie e madri. I cimiteri sono pieni di ossa a cui la gente ha dato un nome e un passato, e a cui porta fiori e sigarette nei giorni di festa. Un po’ antico Egitto e un po’ Africa animista. America precolombiana ed Europa medievale. Il mito si respira nei vicoli punteggiati di sotterranei oscuri e di edicole votive. Le leggende si tramandano a voce, di generazione in generazione, da centinaia di anni.
Il mondo in una città
L’Avana e Lisbona. Barcellona e Parigi. Pechino, Damasco e Bogotà. Tante anime in una sola, negli stili di architettura, nelle scuole pittoriche, nell’impianto delle strade e dei vicoli. Un dialetto che è una lingua, figlia del francese, del latino, dell’arabo e dello spagnolo. Una musica che suona al ritmo del Caribe e del Maghreb, una cucina che profuma di Mediterraneo. Un passato che sa di marinai, pellegrini ed emigranti. E una umanità brulicante, colorata e complessa, che sembra stazionare sotto una torre di Babele che però non crolla mai.
L’arte e la storia
Napoli ha una storia vecchia almeno 3.000 anni. Greci e Normanni, Romani, Angioini, Aragonesi e Borboni. Ognuno ha lasciato una traccia importante, nel tessuto urbano, nell’architettura, nei musei. Quattro castelli importanti, due Gallerie, un Palazzo Reale, una pinacoteca di livello nazionale, una collezione archeologica tra le migliori in Italia. Una densità di chiese monumentali praticamente impareggiabile. Centri eccellenti di arte contemporanea, palazzi, gallerie private. Un lungomare chilometrico e scenografico. Sotterranei e ipogei, funicolari e punti panoramici. Una città verticale, decine di strati scavati nel tufo che raccontano le vestigia secolari di una grande capitale baciata dal sole e dagli dei.
Il cibo
Dolce o salato, crudo o cotto, mari o monti, elegante o rustico, sanissimo o unto, sofisticato o popolare. Qualunque cosa vi piaccia mangiare, a Napoli la troverete. E avrà un sapore che non avrete mai assaggiato prima. La pizza, ovviamente. Che non somiglia a niente di quello che il resto del mondo chiama con lo stesso nome. La mozzarella di bufala e gli altri formaggi, il fritto di paranza, le paste condite con il pesce, o con carne e cipolla, con il pomodoro locale, con le patate. I legumi. La pezzogna, che costa tanto perché non si può allevare, e se il mare non te la concede, allora mangi altro. Le verdure, meglio se fritte. E poi i dolci: cremosi o croccanti, antichi e moderni, agrumati, farciti, speziati come Napoli stessa. Pieni di riferimenti alla pasticceria saracena e a quella francese. Mezzo mondo in un cartoccio di paste.
La cultura, la musica e le scienze
Scarpetta e Troisi. Caccioppoli e Giordano Bruno. De Luca, Starnone e Sorrentino. Pino Daniele. La scuola di Posillipo e Riccardo Muti. Napoli è una città di contrasti forti e passioni incontenibili. Di analfabetismo dilagante e sensibilità fuori dal comune. Una città che ti costringe a soffrire, ad incazzarti. E allora, o ti lasci anestetizzare e non pensi più a niente, oppure passi la vita a farti delle domande e a cercare disperatamente delle risposte, dentro e fuori di te. A dubitare. E a condividere senza filtri quello che senti e quello che vorresti capire, come un naufrago che affida a una bottiglia trasparente la sua accorata richiesta di salvezza.
La passione e il dolore
Napoli e i suoi abitanti sono famosi in tutto il mondo perché cantano e ballano. Perché organizzano feste chiassose e parlano a voce troppo alta. Per i comici e le canzonette. Ma l’anima di Napoli trabocca anche di amarezza e di sgomento. Per le opportunità negate, per le ingiustizie mai punite. L’anima di Napoli è gonfia di una passione ingenua, a tratti quasi idiota, ma a volte trasuda disperazione e indolenza. Una specie di atavica rassegnazione, che la condanna a vivere nella nostalgia di un passato che tutti rimpiangono, ma che nessuno ricorda più. Napoli celebra la vita di giorno e aspetta, notte dopo notte, che passi ‘a nuttata, come diceva Eduardo.
La natura
Il mare e la neve, i lecci e le agavi, gli oleandri e il rosmarino. Le rocce vulcaniche punteggiate di ginestre, le buganvillee in fiore per quattro mesi all’anno. I crateri, le lucertole, gli agrumi e i pini marittimi. Una terra che è stata fertile come nessun’altra, prodiga di vino e di miele, come un paradiso da mille e una notte. Una terra che è stata ferita, squarciata, avvelenata. Ma che resiste stoica e immortale, di una bellezza che il suo dolore ha reso forse ancora più struggente. Una terra che regala i tramonti più belli che esistano, color giallo di Napoli, che solo così si poteva chiamare.
La gente
Potrete amarla oppure detestarla. Trovarla straordinariamente ospitale oppure assai invadente. In ogni caso, la gente di Napoli non vi lascerà indifferente. I napoletani vi sorrideranno e vi malediranno con parole oscene. Vi aiuteranno a cercare la strada smarrita e la migliore trattoria, vi offriranno un caffè sospeso e vi canteranno una canzone. Vi annoieranno con un racconto che non vorrete sentire, vi daranno raccomandazioni non richieste sull’educazione dei vostri figli. Vi cederanno il passo sull’autobus e vi taglieranno la strada col semaforo rosso. Tenteranno di fregarvi al gioco delle tre carte, ma vi apriranno la porta di casa se doveste aver bisogno di aiuto. Vi guarderanno negli occhi, come forse nessuno in vita vostra ha fatto ancora.
Tutti dovreste venire a Napoli almeno una volta nella vita. Fidatevi di me.
9 Commenti
Brava! Non era facile, ma ci sei riuscita a dare un piccolo squarcio non banale sulla tua città. 😉
Grazie di cuore! 🙂
Ho vissuto a Caserta e adoravo fare un giretto a Napoli sempre che potevo!!! Sono argentina, e ho trovato della gente napoletana splendida e ho goduto la tua terra tanto tanto tanto! Ti seguo sempre. Un bacio da Cordoba!!
Grazie mille, come vorrei venire in Argentina! 🙂
Non so che dire, talmente vibrante quello che hai scritto che da adesso in poi, appena qualcuno citerà Napoli, la prima cosa che mi verrà in mente sei tu!
Che bellissima cosa, grazie!
Vivi in una città incasinata, contraddittoria, pazza… ma infinitamente piena di poesia. Meravigliosa sempre.
Ti accordo nei silenzi e ti taccio nelle parole, perché non v’è altro da dire se non l’amore. Grazie.
Io Napoli l’ho raccontata cosi:
http://viaggi.ciao.it/Napoli__Opinione_2011974
http://viaggi.ciao.it/altri_luoghi_in_Campania__Opinione_2012494