Orizzonte

Non ci vuole Freud, credo, per interpretare le mie scelte culinarie in tempo di quarantena.
Da quando siamo chiusi in casa (ufficialmente dal 5 di marzo, ma già la settimana di Carnevale qui c’erano state le sanificazioni a scuola e noi avevamo rinunciato ad andare in giro e incontrare gente) ho preparato per lo più pietanze straniere, più o meno “esotiche”.

Curry vari al latte di cocco, kanelbulle scandinavi, ravioli al vapore cinesi, chapati roll, crepes dolci e salate, cookie all’americana, riso cantonese. Ieri mi sono addirittura cimentata nel sushi, dopo aver ordinato online un kit di ingredienti e di accessori.

Mentre gli altri facevano incetta di lievito di birra e farina, io mi affannavo a rifornire la mia dispensa di riso originario e basmati, curcuma, latte di cocco, farina di riso, zenzero, salsa di soia, curry, cardamomo e via dicendo.

La verità è che la cosa che più mi risulta indigesta di questa quarantena è l’orizzonte ristretto nel quale mi sento imprigionata. Avere il mondo a disposizione, anche se solo in linea del tutto teorica, era un fattore determinante per il mio (pur intermittente) benessere mentale e per il mio (pur labile) equilibrio psico-emotivo. L’organizzazione meticolosa dei viaggi, anche quando solo sulla carta, scandiva da un paio di decenni la mia esistenza, segnava l’incedere delle stagioni più di ogni altra cosa. Mi rendeva accettabile l’essermi ritrovata a vivere in un posto che, per quanto sia “casa mia”, in ultima analisi non mi soddisfa appieno, per tutta una serie di ragioni che in questa sede e in questo momento non è il caso di elencare.

Pensare di avere il mondo a disposizione, poter immaginare l’incontro con l’altro, la scoperta del nuovo, il confronto con la diversità, l’esperienza della conoscenza mi mantiene viva. È ossigeno per il mio cuore. Consolazione nella tristezza, conforto nella paura e nella solitudine. Rifugio e diversivo per fronteggiare l’ansia. Sentirmi privata di questa possibilità mi fa sentire in trappola, molto più del divieto di uscire dal mio piccolo appartamento.

Per questo, molto banalmente, riempio la casa del profumo di spezie orientali. Per questo cerco di far viaggiare perlomeno il mio palato. Di celebrare, replicando ricette assaggiate in giro per il mondo, il ricordo di tantissimi momenti felici, e ringraziare per il privilegio che ho avuto finora di potermi dire viaggiatrice. Cerco di raccontarmi, preparando un piatto asiatico o scandinavo, che, anche se sono bloccata letteralmente in un posto (nel quale, e non certo da oggi, non sempre mi sento a mio agio), la mia mente è libera. Libera la mia memoria, libero il mio spirito, libera e indomita la mia voglia di conoscere, di sperimentare, di abbracciare la diversità. Che l’orizzonte fisico nel quale sono confinata, per certi versi da ben prima di questa primavera in quarantena, non ha niente a che vedere con l’orizzonte che abbraccia la mia mente, che posso ampliare a mio piacimento in ogni modo possibile, anche restando immobile.

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2 Commenti

L'angolo di me stessa 9 Aprile 2020 - 14:01

Io non ci penso proprio. Mi sono rinchiusa in questa bolla che è casa di mia madre e ormai, dopo la ristrutturazione, pure mia. Metto a posto, butto, faccio la cernita, penso a come arredare appena Ikea riapre, vado in giardino a riscoprire la meraviglia della natura in primavera, tra alberi in fiore, iris che sbocciano, margherite e denti di leone da soffiare.
E penso che magari quest’estate, se la cosa va meglio potremo almeno girare per l’Italia, che ha tante cose da vedere e dove ho tanti amici sparsi in giro…Sennò magari se siamo tanto tanto fortunati a Natale andremo da mia sorella in UK…penso alle persone, ma evito di pensare a tutto quello che non posso toccare, annusare, imparare, vedere, assaggiare…è già dura così, impazzisco altrimenti.

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Adottare un alveare: come e perché - Una mamma green 11 Giugno 2020 - 09:07

[…] assicurarsi una preziosa (e deliziosa!) scorta di miele, da utilizzare in purezza o in mille ricette dolci e salate. Io, per esempio, adoro impiegarlo in preparazioni di ispirazione orientale, come il salmone […]

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