I figli ci cambiano o ci rivelano per quelli che siamo davvero?
Un figlio ti cambia la vita per sempre, lo sanno tutti. Dal momento stesso in cui annunci di aspettare un bambino, la gente fa a gara per ricordartelo: la tua esistenza cambierà definitivamente, o, nelle versioni più incoraggianti, avrà termine il giorno in cui tornerai a casa col nuovo nato. Ma quello che in pochi si premurano di spiegarti, di solito, è che sarai soprattutto tu a cambiare. Tu e la percezione che hai di te stessa (e che, di riflesso, ne hanno gli altri). E non mi riferisco al fatto che “troverai finalmente il senso della vita”: quello è un mantra che non viene risparmiato a nessuna gestante, forse lo prescrivono i ginecologi insieme all’acido folico (a proposito: adesso che sono madre, con tutti gli annessi e connessi, continuo a pensare che la mia vita, comunque, un senso ce lo avesse anche prima…).
Diventare genitore, almeno per me, ha significato soprattutto mettere in discussione tante delle certezze che credevo granitiche, cambiare idea su questioni che davo per archiviate anni addietro. Perché i figli non ti obbligano soltanto a mutare abitudini, orari, taglia di vestiti. Cosa ben più importante, fanno crollare i castelli di pregiudizi che avevi eretto negli anni, mettono in discussione principi che pensavi saldissimi, ti ricordano che anche tu sei stato piccolo in mezzo a tanti grandi. Ti dimostrano che teoria e pratica sono due mondi diversi, che ogni persona è un universo e, soprattutto, che giudicare le vite altrui è un errore marchiano. Da quando è nato Davide ho preso una quantità di decisioni che prima avrei creduto insopportabile. Molte erano state considerate, discusse e consolidate prima che lo partorissi, ma tante altre sono venute dopo, frutto di letture, confronti, riflessioni e, soprattutto, della conoscenza stessa di mio figlio. Qualche scelta è stata per forza di cose improvvisata, tantissime hanno sorpreso finanche me stessa (come ho già raccontato in questo post).
Per altri versi, però, avere un figlio non è che ti cambi, tutt’altro. Esaspera quello che sei, nel bene e nel male. E te ne rende per forza di cose più consapevole. Esacerba le tue idiosincrasie, le attitudini, le insofferenze e le capacità innate.
E così chi è sempre stato sicuro di sé diventa il classico “genitore del secolo”, pronto a sottolineare in qualsiasi contesto le continue e precoci conquiste di suo figlio e, va da sé, i propri meriti di madre/padre. Sono quelli che, di solito, giustificano i pessimi risultati scolastici della prole con la presunta “antipatia” da parte dei docenti (il fatto che il genio incompreso non abbia mai letto un libro in vita sua, ovviamente, è un dettaglio di poco conto). Quelli che invece hanno sempre cercato di zittire le proprie incurabili frustrazioni criticando a tutto spiano, dopo aver messo al mondo un figlio riusciranno a trovare difetti in ogni genitore che incontrano sul proprio cammino (e nei suoi figli, naturalmente). Di solito le vittime preferite di questi padri e queste madri sono i cognati di ambo i sessi. E le amiche/parenti madri da meno tempo di loro, possibilmente in difficoltà col loro nuovo regime di vita, cui il biasimo viene rivolto in modo subdolo e mascherato da “consiglio amichevole”.
E poi ci sono quelli affetti da una cronica insicurezza e da quella letale forma di “egocentrismo al rovescio” per cui ogni problema del mondo è colpa loro. Dal riscaldamento climatico alla moda dei pantaloni al polpaccio. Dal malumore del vicino di casa all’indifferenza dei parenti acquisiti. Queste madri, e questi padri, vivranno come un proprio fallimento personale tutto quello che i loro bambini sbaglieranno. Si sentiranno responsabili di ogni azione negativa compiuta dai propri eredi, si accolleranno colpe imperdonabili e passeranno notti su notti a confrontare le proprie mediocri qualità genitoriali con le brillanti performance di amici e parenti (che di solito appartengono alle tipologie precedenti).
Saranno capaci, tanto per dire, di tormentarsi per l’intera gravidanza chiedendosi se ameranno abbastanza il proprio bambino, per poi finire, qualche mese dopo il parto, col detestarsi perché lo amano troppo.
Inutile dire che io rientro alla grande nell’ultima categoria. Il guaio è che come tutti gli egocentrici sfigati, rischio di convincere gli altri che sono esattamente come io mi vedo: una madre del cavolo. Ma a quel punto, chi riuscirebbe più a farmi cambiare idea? La mia parte egocentrica spera che a smentirmi sarà proprio mio figlio, quella sfigata, naturalmente, si dice che questo non accadrà mai. Ai posteri.
3 Commenti
Pure io spero che sia lui a smentirmi ma, davvero, non credo accadrà mai. Un abbraccio
Ti smentisco io, allora! Benvenuta 🙂
Eh! “Il guaio è che come tutti gli egocentrici sfigati, rischio di convincere gli altri che sono esattamente come io mi vedo”.