A volte, quando guardo i genitori di figli più grandi dei miei, o addirittura adulti, quando faccio caso a quanto le loro esistenze sembrino, sul piano pratico, così diverse da quella che conduco io da quattro intensi e lunghissimi anni, mi capita di farmi questa domanda. Cosa resterà, di questi anni passati a crescere dei bambini? Quanto incideranno, alla fine, nell’economia complessiva della mia esistenza? Cambieranno qualcosa della mia persona? Me ne ricorderò, quando saranno passati? Mi sentirò sollevata, oppure proverò una struggente nostalgia?
Anche se l’impegno di allevare dei figli assorbe per anni interi la gran parte delle tue energie mentali e fisiche, anche se quando sono piccoli i bambini hanno talmente bisogno di cure, supporto, compagnia, educazione e affetto da lasciare davvero poco spazio a tutto il resto, anche se quando sei alle prese con un bimbo piccino finisci quasi col dimenticarti che non sarà piccolo per sempre, piano piano i figli crescono. I ritmi calano, la vertigine svanisce. Il fatto di essere un genitore diventa una cosa normale, il tuo status ordinario, l’abito che sei abituato a indossare tutti i giorni. La vita straordinaria – nel bene e nel male – di un neogenitore diventa la vita ordinaria di una persona qualsiasi. Ma cosa, resta, a quel punto, della girandola forsennata di questi anni passati a confrontarti con la prima infanzia dei tuoi figli?
Cose che adesso sembrano fondamentali diventeranno particolari del tutto trascurabili. Preoccupazioni che adesso mi tolgono il sonno finiranno col rimpicciolirsi fino a scomparire. Le attuali priorità saranno sostituite da questioni diverse e nuove, che adesso non sono nemmeno capace di prevedere. Cosa resterà, nella mia memoria e nelle mie abitudini quotidiane, della fatica e della tenerezza, delle preoccupazioni e delle risate, dell’amore e della disperazione di questi anni così memorabili?
I miei figli cresceranno e dimenticheranno molte cose, lo so. Lo so bene ed è una cosa normale. Sacrosanta, direi. Ma in me, una volta che loro saranno cresciuti, che cosa resterà? Forse guarderò alle mie spalle con la consapevolezza e l’orgoglio di aver portato a termine un’impresa importante. Il compito più arduo che un essere umano possa trovarsi ad affrontare. Oppure, col senno di poi, prevarrà la sensazione che tutto fosse in realtà naturale e semplice, una fase della vita identica a tutte le altre.
Arriverà la quiete dopo una lunga tempesta di notti senza sonno e inverni senza luce. E sarà un sollievo, senz’altro. Ma arriverà anche quella sensazione di vago smarrimento che mi coglie ogni volta che un viaggio finisce e non mi resta che tornare nella mia vecchia casa, alla mia solita vita? Ci saranno, anche una volte che i figli saranno cresciuti, altre partenze e altre emozioni forti. Altre fatiche e altre conquiste. Nuovi rimpianti da curare e inedite speranze da coltivare. Ma l’intensità di questi anni sarà forse irripetibile. Eppure adesso non ho idea di cosa mi lascerà. Cosa resterà di questi anni pazzi, disperati e bellissimi?
4 Commenti
E’ una domanda che mi pongo spesso… quando guardo i miei piccoli di quasi quattro e quasi due anni
E mi rispondo che tutta questa fatica mi mancherà tanto
Mi mancherà essere io centro del loro mondo nel bene e nel male
E mi prende una nostalgia terribile
Cosa restera’?
Purtroppo ,io lo so
Senza giudizio e senza cattiveria… seguo i tuoi post, mi piace come scrivi ma spesso non condivido. Davvero per te crescere due bambini porta ad avere “momenti pazzi e disperati”? Disperati?? Citi forse leopardi, non volevi DAVVERO dire disperati? Ma non pensi mai a cosa penseranno i tuoi figli quando leggeranno? Non credi che diranno “mamma, potevi prenderla con un po’ più di serenità?” oppure “se ti è costato tanta fatica potevi risparmiatelo”? Leggo sempre molto compiacimento nel parlare di sacrificio per un figlio. Sbaglio forse la chiave di lettura?
Ho fiducia nei miei figli. So che valuteranno il nostro percorso comune dalle straordinarie esperienze che condividiamo ogni giorno, dalla dedizione assoluta e libera e dall’allegria con cui stiamo crescendo insieme. La grande maggioranza di quello che scrivo è una celebrazione del mio amore per loro e della felicità di vivere insieme. Ma non ho paura di riconoscere e di accogliere anche i momenti di profonda stanchezza, di frustrazione, di rabbia e di tristezza, anche quando sembra “disperata”. Fanno parte della vita, dell’esperienza umana e soprattutto della mia natura. Confido nell’intelligenza dei miei figli, nella profondità di analisi degli adulti che diventeranno e nella grande qualità del rapporto che stiamo costruendo. Non sono compiaciuta di alcun “sacrificio”, solo che non ho paura di riconoscere anche il lato oscuro della medaglia luccicante che è la genitorialità. La verità è sempre la mia guida, anche quando è ruvida e politicamente scorretta.