Il mare piace a tutti, ve lo dico io. Anche a quelli che sono convinti di detestarlo. Anche a quelli che ne hanno paura, o che non hanno mai imparato a nuotare. A quelli che sono nati sulle sue sponde e a un certo punto hanno pensato di esserne annoiati. Piace anche alla gente di montagna, che ci si accosta solo durante le vacanze estive, col rispetto e la curiosità un po’ diffidente dei forestieri. Non si può non amare il mare, in un modo o nell’altro. Consapevolmente o meno. C’è il nostro passato, in quell’acqua trasparente e brulicante di vita. Il nostro passato di singoli esseri umani, arrivati nel mondo attraverso le liquidità tiepide di un utero materno, e le vestigia dell’intera umanità, che ha attraversato i millenni partendo da forme di vita acquatiche e primordiali. Il mare parla alle nostre profondità più remote, accende le fantasie e i sogni che ci agitano la pancia e la testa, scatena in noi la malinconia più struggente e la passione più sfrenata.
A me, ad esempio, il mare piace sempre, da sempre. In ogni condizione, in tutte le stagioni. Quando è calmo e trasparente, luccicante come una colata di oro liquido che risplende al sole. Quando è tiepido e tranquillo, accogliente come un abbraccio, rassicurante come una giovane madre. Il mare nelle mattine d’estate, con l’eco dei gabbiani che evoca avventure letterarie, bucanieri maledetti e isole lontane. Il mare che si incendia al tramonto, acceso di bagliori arancio e cremisi, appassionato e vivo come un innamorato della prima ora. Il mare d’inverno, rabbioso e ostile. Con le onde che si inseguono e la schiuma che sbatte contro gli scogli. Il mare che riflette il grigio freddo del cielo, come una solida lastra d’acciaio. Il mare più nero della notte più nera, illuminato soltanto dall’argento mistico della luna. Il mare che profuma di sale e di sole.
Del mare amo il suono regolare della risacca. Come una nenia d’altri tempi, ipnotica e miracolosa. La risacca che fa dimenticare il male, o che almeno aiuta a perdonarlo. A perdonarsi. Amo il fondale e i suoi misteri, gli anfratti che esplodono di vita colorata e le distese sommerse di sabbia candida, apparentemente inanimate. Amo i riflessi iridescenti, come guardare il mondo attraverso un caleidoscopio di cristallo. Amo i miti e le leggende che sopravvivono al tempo, laggiù negli abissi. Sirene e tritoni, Scilla e Cariddi, Nettuno e Salacia. Amo l’odore di iodio e alghe, il calore che sale dalla sabbia, le forme di vita antiche e silenziose che popolano i confini e le profondità del mare. La linea sottile dell’orizzonte, perfetta e magnetica.
Il mare, da che ho memoria, mi distrugge e mi assolve, mi denuda e mi riveste, mi strazia e mi consola. Mi libera, regalandomi il sogno di mille vite possibili e di lidi sconosciuti e remoti. E mi imprigiona, ricordandomi il peso del mio corpo inchiodato alla terraferma. Le scelte che ho fatto e la casa a cui appartengo. Il mare è uno specchio sempre sincero e un amico fedele. Un fratello, un padre, un amante. Il tempo che passa mescolato al passato che resiste. Come sabbia e sale, amore e solitudine, morte e vita. Il mare è il mare. Insostituibile, eterno e immenso.
Post in collaborazione con l’Hotel Nettuno di Jesolo, soluzione perfetta e accogliente per una vacanza di mare in famiglia e non solo. Oltre alla posizione strategica – sulla spiaggia di Lido di Jesolo ma vicina al centro cittadino – l’Hotel Nettuno offre tantissimi servizi per famiglie (piscina per bambini, cucinotto per le pappe, piscina coperta e riscaldata, animazione, lido attrezzato, etc), una cucina senza glutine certificata dall’Associazione Italiana Celiachia e una nuovissima Spa, che lo rende ideale anche per una vacanza fuori stagione. Perché il mare è sempre una buona idea.