Non è dato sapere, visto anche il mio profilo di persona “a basso rischio” quando potrò avere accesso al vaccino per il Covid 19. Mi auguro di arrivarci presto e soprattutto indenne (scongiuri, scongiuri e ancora scongiuri!), ma intanto ho aperto l’anno riflettendo su una serie di cose per le quali il vaccino non esiste, eppure io dovrei essere ormai definitivamente al sicuro (scongiuri, scongiuri e ancora scongiuri!).
I pidocchi. Sui quali nella mia famiglia sono sempre circolate storie orripilanti che cominciano tutte con me che, alla verdissima età di 3 anni, rientro dalla materna con la testa brulicante di bestioline assetate di sangue. Per fortuna, non conservo alcun ricordo degli avvenimenti successivi, ma le cronache familiari raccontano di interminabili sedute manuali di spidocchiamento condotte da mia zia, che a quanto pare aveva conquistato sul campo il titolo di massima esperta sull’argomento. Dopo 6 anni complessivi di materna, spero, almeno su questo fronte, di averla sfangata in via definitiva.
I “Me contro te”. Che, per carità, saranno due bravissime persone (e senza dubbio alcuno sono due imprenditori geniali), ma mi è sempre parso che il loro ingresso nella vita quotidiana dei bambini tendesse facilmente a trasformarsi in una mezza dipendenza. Dò per scontato che presto finiremo anche noi invischiati alla grande nel tunnel di qualche youtuber, ma per ora, almeno, ci siamo salvati. Scansando anche l’infinito corollario di gadget e regali a tema (il film al cinema, però, siamo andati a vederlo per il compleanno di un’amica!).
Le domande sul terzo figlio. Ho quasi 40 anni, un figlio e una figlia. E un ovaio in meno. Un cocktail fenomenale di caratteristiche che dovrebbe ormai mettermi al riparo dalle domande indiscrete su eventuali altri figli.
Le palline e le sorpresine dei distributori. Con due figli di 8 e 6 anni, penso di poterlo dire ormai in via ufficiale: siamo usciti indenni dalla palude delle palle rimbalzine, delle macchinette mangiasoldi, dei regalini a sorpresa. Ai quali avremo concesso non più di pochi euro complessivamente.
Il parchetto. Che, pandemia permettendo, continuiamo ogni tanto a frequentare, ma con un’ottica ormai diversa rispetto a qualche anno fa: è un luogo ideale per incontrare gli amici e passare un po’ di tempo “in natura”, ma le classiche giostrine, dopo anni di parchi meravigliosi frequentati generosamente durante i nostri viaggi in mezza Europa e non solo, hanno perso decisamente l’attrattiva di un tempo.
Le cianfrusaglie dell’edicola. Ai quali raramente, in realtà, abbiamo fatto delle concessioni.
Scarta la carta. Riconosco che la pandemia ha dato il suo contributo decisivo, da questo punto di vista (forse è vero che anche le tragedie più grandi nascondono un piccolo seme di speranza), ma dopo anni nei quali ci capitava, per mesi e mesi, di frequentare sale feste e ludoteche più della nostra camera da letto, sembriamo ormai fuori dal tunnel di scarta la carta, dei festeggiati sul trono e dei palloncini a forma di fallo. Presto, presumo, entreremo in quello dei compleanni al pub e in pizzeria, ma se non altro vorrà dire che saremo finalmente liberi dal Covid.
I cartoni da piccolissimi. Peppa Pig, Masha, i Teletubbies e tutto il resto. Anche se, devo dire, alcuni capolavori struggenti come Puffin Rock ogni tanto mi mancano ancora.
Confido che presto verremo fuori dal rosa confetto e dagli ovetti di cioccolato, per tuffarci a capofitto, con rinnovato entusiasmo, nelle future manie. Perché essere genitori, si sa, è anche una lunga sequela di tunnel nei quali mettere le tende assieme ai figli. Il che, per inciso, può essere una cosa divertente assai!