Cari Di ed Effe,
ora siete ancora piccoli, e completamente indifferenti all’opinione di altri che non siano mamma e papà. Le sovrastrutture degli uomini vi sono praticamente sconosciute, e voi siete soltanto ciò che siete. Ma verrà un giorno in cui il parere altrui potrebbe starvi molto a cuore, al punto da condizionare completamente il vostro umore e, forse, la considerazione che avrete di voi stessi. E allora vorrei prepararvi il più possibile all’eventualità che, ogni tanto, qualcuno vi trovi strani. Diversi, bizzarri, alternativi. Anormali, per usare un termine che significa poco ma resta sempre piuttosto popolare.
Non sarà sempre piacevole. Essere “come gli altri” è una cosa rassicurante, quando si è molto giovani ma anche quando gli anni passati iniziano a pesare sulle spalle. Dà la sensazione di avere imboccato, tra le decine a disposizione, proprio la strada giusta , di non essere soli, di non essere sbagliati. Fare scelte comuni, per certi versi, rende la vita più semplice. Perchè se si dovesse sbagliare, ci si troverebbe in buona compagnia a dividere responsabilità e conseguenze. Ma se la scelta si rivelasse giusta, ognuno potrebbe in fondo attribuirsene i meriti.
Ma ci saranno volte, miei piccoli figli, in cui qualcosa vi imporrà di restare soli e nuotare – vigorosamente o annaspando – contro la scia tracciata dagli altri. La vostra coscienza, la curiosità di imboccare strade meno battute, qualcosa che conoscete soltanto voi. Il puro istinto. Sarà allora che succederà. Vi diranno che siete strani, anticonformisti, snob. Che vi piace distinguervi, sentirvi speciali, sovvertire l’ordine costituito. Qualcuno si interesserà sinceramente alle vostre scelte di minoranza, altri le rispetteranno pur senza comprenderle. Altri ancora, semplicemente, le ignoreranno, riservandovi una totale indifferenza.
Ma i più vi additeranno, spalancheranno gli occhi, alzeranno un sopracciglio. A volte rideranno, vi parleranno con sufficienza o sarcasmo, nel peggiore dei casi addirittura con aggressività. Il mio consiglio, Di ed Effe, non è quello di ignorare i commenti e le battute, ma di trasformare lo scetticismo degli altri in domande da farvi ad alta voce.
Abituatevi a mettere in discussione le vostre scelte, piuttosto che voi stessi. Sbaglierete, come ogni essere umano sulla Terra, ma questo non vuol dire che siate voi ad essere sbagliati. Chiedetevi sempre se le vostre stranezze sono il risultato di una sincera decisione, e non della voglia di distinguervi a ogni costo. Se i vostri “no” sono il mezzo per esercitare la vostra libertà, o invece il tentativo di offendere quella degli altri. E abbiate sempre il coraggio di tornare sui vostri passi, se doveste accorgervi che l’orgoglio ha scelto al posto vostro, che l’unico motivo per cui siete diversi è il disprezzo per gli altri e per la loro “banalità”.
Ma se vi scoprirete convinti del vostro cammino, se sentirete che la strada che state battendo – anche se da soli, anche se in salita, anche se per primi tra tutti quelli che conoscete – è l’unica che conduce nel posto in cui non avrete rimpianti e dormirete il sonno pesante di chi ha fatto quello che sapeva essere la cosa giusta, allora non fermatevi mai. Non perdete tempo a spiegare a chi non capirebbe, risparmiatelo invece per chi davvero si interessa a voi e desidera conoscervi meglio. Non voltatevi, se potete.
Ricordate che nessun uomo, in fondo, è mai realmente solo. Sappiate che vostra madre e vostro padre ci sono passati prima di voi, e vi rispetteranno comunque, anche quando non potranno capire. Sappiate che essere strani, qualche volta, vuol dire solo avere avuto la fortuna di vedere cose che gli altri ancora non conoscono.
Il tempo, e il vostro cuore, dimostreranno le vostre ragioni.