Prima di avere Davide e Flavia, pensavo che dormire con i figli nel lettone fosse qualcosa di molto simile all’inferno in terra. Schiena a pezzi, sonno discontinuo, intimità coniugale azzerata, il mio bel materasso comodo minacciato da fluidi corporei e germi ostinati. E, complici certe opinioni più o meno professionali ancora diffuse, ero convinta che condividere il letto, o addirittura il guanciale, coi propri figli, potesse essere diseducativo, se non proprio dannoso per la crescita dei bambini. Che li rendesse deboli, dipendenti, insicuri. Il cosleeping, insomma, per me era il male supremo. Ne ero convinta al punto di trascorrere i primi mesi della vita di mio figlio senza dormire, pur di rimetterlo sul suo materasso di qualità dopo ogni poppata. E di convincerlo ogni volta a restarci.
Dormire con i figli nel lettone: non per tutti
Un bel giorno, dopo tanto rimuginare, documentarmi e patire, ho deciso che in fondo potevo ammorbidire la mia posizione (e poggiare la mia testa esausta su un bel materasso comodo). In poche parole, ho cambiato idea, per disperazione ma anche per scelta: ho compreso infatti che per mio figlio – il che, va da sé, non vuol dire che sia così per tutti – dormire accanto a sua madre e suo padre era davvero un’esigenza profonda. Un po’ come per me lo era riuscire a dormire almeno qualche ora, tutti d’accordo, dunque. Ho assecondato il suo bisogno, perché ho capito che in fondo non era incompatibile col mio. Ho capito che ero così refrattaria a condividere il letto con mio figlio non perché la prospettiva in sé mi risultasse sgradevole o insostenibile, ma perché mi sembrava “sbagliato”, perché mi sembrava una debolezza, un’indulgenza eccessiva, una cattiva abitudine cui cedere per stanchezza o mancanza di “polso”. Se Davide, e sua sorella dopo di lui, avessero dormito placidamente sui materassi comodi delle loro cullette, non avrei mai pensato di tenerli nel lettone. E, allo stesso modo, se il cosleeping mi avesse impedito di riposare, avrei trovato un’altra soluzione.
Cosleeping: il materasso comodo è tutto
La verità è che per la mia famiglia – per le nostre abitudini, per le nostre caratteristiche fisiche e caratteriali e per la struttura della nostra casa – il cosleeping è una soluzione che funziona, ma questo non vuol dire che sia lo stesso per gli altri. Il segreto, per me e mio marito, è stato poter puntare sul materasso giusto. Non solo un materasso comodo, un materasso di qualità e sicuro, ma soprattutto un materasso grande, molto grande. Due materassi, per dirla tutta. Le dimensioni della nostra camera, infatti, ci hanno permesso di affiancare un letto singolo al nostro matrimoniale, in modo da avere più spazio e dormire tutti abbastanza bene. Dubito che, altrimenti, saremmo riusciti a gestire la situazione. È anche una questione di rischi: per evitare pericoli legati alla morte in culla, ma anche schiacciamenti e cadute, occorre dormire non solo su un materasso comodo, ma anche su un materasso relativamente rigido e abbastanza spazioso, che permetta di scongiurare il surriscaldamento e garantire una gestione sicura e salubre di cuscini e coperte (i bambini piccoli devono riposare supini, senza cuscino, senza coperte e in ambienti non troppo caldi).
Bambini nel lettone: pro e contro
Alle condizioni di cui sopra, per quella che è la mia personalissima esperienza, i lati positivi del cosleeping sono parecchi: intanto, una gestione dell’allattamento notturno più semplice, e quindi una maggiore qualità del sonno per la madre. Poi, una semplificazione delle operazioni di “messa a letto”: andando a dormire tutti insieme, è più semplice che i bimbi piccoli vivano l’addormentamento con serenità, specie se corrisponde con una poppata (no, un materasso comodo spesso non basta a convincerli!). A noi ha aiutato molto per impostare una routine del sonno stabile e serena. Gli aspetti negativi sono per lo più di natura pratica, e consistono per esempio nella prevenzione dei danni da pipì: noi, per esempio, avevamo risolto con un coprimaterasso impermeabile non solo sul letto “extra”, ma anche sul lettone.
E la privacy?
Per quanto riguarda infine l’intimità di mamma e babbo, direi che la questione è molto soggettiva. Se i bambini sono abituati ad andare a letto presto, e se la casa dispone di un altro ambiente in cui “intrattenersi”, direi, sempre in base alla mia esperienza, che il cosleeping non è incompatibile con una vita di coppia appagante e serena.
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