Sono nata con una chioma folta e nerissima, l’incarnato itterico e gli occhi a mandorla. Tanto che mia madre, che a causa del cesareo mi ha visto solo dopo molte ore, si straniva sentendosi dire dalle ostetriche “Sua figlia sembra una cinesina”. Negli anni, i miei capelli sono rimasti folti e scuri, ma non più così scuri. Hanno acquisito quel castano anonimo che quando sei molto giovane ti sembra un marchio indelebile di mediocrità. Per qualche anno, da piccola, me li hanno tagliati sempre cortissimi. Non ricordo di averne mai sofferto, ma quando mi capita di guardare delle vecchie foto mi sembra di somigliare a una specie di fungo atomico con le vertigini. All’asilo ho preso i pidocchi, in famiglia si narrano ancora le storie sinistre di questo brulichio incessante sulla mia testa, e di mia zia che mi spidocchiava per ore alla luce del sole dopo essersi tolta i suoi occhiali da miope. Io, per fortuna, non ho alcuna memoria di questa ripugnante infestazione, ma solo al pensiero mi gratto subito come una forsennata. Qualche anno dopo è cominciata la breve fase dei codini, seguita da quella, ben più importante, del frontino. Se mi concentro con attenzione, sento ancora adesso la sensazione del cerchietto rivestito di stoffa che mi stringe leggermente alle tempie, e il sapore un po’ salato che aveva quando ne succhiavo una punta mentre facevo i compiti. In quegli anni mia nonna mi districava i capelli dopo lo shampoo del sabato pomeriggio. Senza troppi complimenti, col solo modo che conoscesse di affrontare la vita e l’amore. Mi faceva sedere su una delle sedie del soggiorno – quelle vecchie, di legno, il cui aspetto preciso oggi non riesco più a ricordare – e si metteva alle mie spalle per “spiccicarmi i capelli” con un pettine stretto.
Al liceo ero nota per la mia messa in piega improbabile. Le amiche mi chiamavano affettuosamente medusina, e io, sinceramente, non me la sono mai presa. Quando il mio amore di gioventù mi ha lasciato dicendomi “non so più cosa provo”, mi sono tinta di viola, ma senza avere il coraggio di decolorarmi preventivamente. Per cui, alla fine, avevo dei riflessi color mogano che manco Alda D’Eusanio nei giorni peggiori. Durante le gravidanze, da copione, ho avuto capelli lucidi e forti, ma il primo post partum è stata una tragedia tricologica in grande stile. Mi passavo le dita tra i capelli e mi ritrovavo in mano uno scalpo arruffato. Tre mesi dopo ero stempiata come Dylan di Beverly Hills. La verità è che nel tempo ho maturato con i miei capelli un rapporto simile a quello di certe vecchie coppie un po’ burbere. Quell’affetto solido ma senza fronzoli, che dai quasi per scontato e che nella pratica quotidiana tendi a trascurare troppo. Ho sempre voluto bene alla mia chioma, ma negli anni ho finito quasi col rassegnarmi ai suoi difetti. Neanche mi sforzo più, di renderli davvero lisci o definitivamente mossi. Mi limito a lavarli con dei prodotti che mi piacciano da tutti i punti di vista, e spesso li porto legati. Per igiene e per praticità.
Il passaggio ai prodotti per capelli naturali (vegetali, ecologici, organici) non è stato facile né privo di errori e difficoltà. Ho impiegato anni per capire quali prodotti usare, quanto diluirli, quanto spesso lavare i capelli. Ho dovuto resettare le abitudini radicate in 30 anni di lavaggi con detergenti convenzionali, e fare pace con il balsamo dopo una vita di amore-odio. Qualche volta mi è sembrato di uscire dalla doccia con la testa più sporca di quando ci ero entrata. Ho resistito alla tentazione di entrare in quei gruppi Facebook in cui novelle Pocahontas si scambiano consigli sui rimedi naturali più efficaci, e ho messo a punto la mia ricetta personale: una parte di shampoo vegetale e una e mezzo di acqua, agitare bene, e via. Evito i prodotti per capelli secchi e lavaggi troppo frequenti, e mi sembra di aver raggiunto un relativo equilibrio
Al momento sto usando shampoo e balsamo della linea Uplift di Biolage R.A.W., senza solfati, siliconi e petrolati, con altissime percentuali di componenti naturali (dal 71 al 97%), biodegradabilità prossima al 100% e contenitori in plastica riciclata – c’è anche l’olio, sempre a base vegetale, ma lo conservo per quando andrò al mare. Lavano bene, si sciacquano in fretta (io li sto usando in palestra) e hanno un profumo bellissimo, che per dei prodotti naturali, secondo me, non è un fatto scontato. Se volete provarli anche voi (ci sono anche altre linee specifiche), li trovate in esclusiva sul sito www.hairstymarket.com. Il mio consiglio è di diluirli tanto, e di massaggiare molto la testa per favorire l’azione lavante.
E se poi qualcuno dovesse chiamarvi medusa, potete sempre pietrificarlo con lo sguardo.
Post in collaborazione con Hair Style Market.