Sono una madre, e questa è la mia preghiera laica. La mia muta invocazione, la mia supplica ecumenica.
Che mai venga meno, dentro di me, la memoria della mia infanzia. Della libertà selvatica che mi animava e che piano piano ho dovuto addomesticare. Della necessità fisica di fantasticare, di inventare, di plasmare il mondo e il tempo a immagine e somiglianza dei miei sogni. Della disperazione con cui desideravo, della furia con cui mi arrabbiavo, del trasporto con cui amavo.
Che mi sia concesso tempo. Il tempo quotidiano per indugiare in un abbraccio, in un silenzio, in una fantasia. Il tempo per leggere e quello per danzare, il tempo per ridere, per inventare, il tempo per asciugare le lacrime e quello per piangere insieme. Il tempo per sognare e per rallentare. Il tempo per perdonare. Il tempo per capire, o perlomeno provarci. Il tempo per aspettare e quello, soprattutto, per ascoltare.
Che mi sia regalato tempo a sufficienza per esserci, domani, dopodomani e il giorno dopo ancora. Anno dopo anno, finché ai miei figli servirà davvero una madre a proteggerli, a incoraggiarli, a cullarli. A perdonarli sempre e insegnare loro a perdonarsi a propria volta. Che mi sia regalato il privilegio di vedere i miei figli diventare adulti.
Che fiorisca dentro di me la pazienza, ogni giorno. La forza per tenere a bada il peggio di me. La coerenza per concedere quello che io stessa mi concedo, la misericordia per perdonare quello che vorrei mi fosse perdonato. La maturità per accettare quello che non riesco a comprendere. La dignità per riconoscere i miei sbagli, l’intelligenza di essere indulgente nei miei confronti.
Che non mi manchi mai la speranza. La capacità di credere nella possibilità del cambiamento e la volontà sufficiente a realizzarlo. Che la consapevolezza dell’età non uccida mai l’innocenza e l’ingenuità e il candore. Che non ammazzi, soprattutto, la follia dell’idealismo.
Che il mio cuore sia risparmiato dal senso di colpa, o che ne sia perlomeno alleggerito. Che sia liberato e assolto, che possa perseguire la pienezza della felicità, per dare ai miei figli l’insegnamento più grande che una madre possa dare: siamo al mondo per essere felici. Ne abbiamo il diritto e ne abbiamo il dovere.
Sono una madre, e questa è la mia laica preghiera: che la paura di sbagliare e il mio bisogno d’amore non annacquino il mio senso di responsabilità nei confronti dei miei figli. E che, viceversa, il senso del dovere non delegittimi mai, ai miei stessi occhi, il sacrosanto desiderio che i miei figli mi amino.