Fratelli

by Silvana Santo - Una mamma green

Due bambini quasi coetanei, due fratelli.

Lui ha parlato tardissimo, a voce sempre alta. In una lingua a tratti stravagante e un tantino ostica. Lei che ripete le parole come se fosse la cosa più naturale del mondo. Con una vocetta limpida e sottile.

Lei non ha quasi pianto per mesi, lui tantissimo (per colpa nostra, mi sa). Entrambi, quando strillano, sfiorano tuttora la soglia del dolore (per i timpani altrui!).

Lui ha imparato a camminare all’improvviso, deciso e intrepido. Il giorno prima gattonava e quello dopo correva. Sua sorella procede per lentissimi gradi, ogni settimana barcolla un po’ di meno e si spinge qualche passo più in là. Guardinga e circospetta, con prudenza, coi suoi tempi.

Lui tiene i piedi piantati bene al suolo. Sulle altalene non è mai troppo a suo agio, la vertigine sovrasta l’adrenalina, fa timore, disorienta. Lui si aggrappa e torna giù appena può. Lei si arrampica ad ogni appiglio, inclusi quelli più improbabili. Scala cose e persone con le ginocchia e con i piedi, sale e sale più che può. E salta, anche. Sempre in alto, più che in avanti. Un primate, coi piedi prensili come sua madre.

Lui, creatura acquatica fin da subito. Impassibile a schizzi, spruzzi, ondate traditrici. Sprezzante del pericolo e del freddo, instancabile e impermeabile. Praticamente un pesce. Lei, all’inizio cauta, a tratti scettica. Pian piano interessata, e poi incontenibilmente appassionata. Ma il bagno lo fa in piedi, e guai se le si propone di sedersi.

Lui che da piccolo adorava la pappa, e che adesso vivrebbe di pastasciutta. Lei che la pappa l’ha sempre rispedita al mittente, e che adesso mangia formaggi e pesce come se non ci fosse un domani.

Lui che si guarda da Artù e lo ammira da lontano. Lei che attenta alla sua (e alla propria) sopravvivenza tirando baffi e peli, affondando le dita nelle orecchie.

Loro che, con lo stesso trasporto, amano le macchinine, le costruzioni e le matite colorate.

Lui che si pulisce le dita ad ogni boccone, lei che pasticcia col cibo senza il minimo ritegno.

Lei che, per addormentarsi, mi accarezza il petto mentre la allatto. Lui che tocca la mia pancia fino ad abbandonarsi al sonno. Entrambi, da subito, ostinatamente desiderosi di tatto, di pelle, di vicinanza stretta e continua. Notte e giorno.

Loro così diversi eppure in qualche modo simili. Come se avessero, in fondo all’anima, un centro identico che pulsa della stessa luce. Unici e distinti, ma attaccati alla stessa radice, alimentati della stessa linfa.

Fratelli, che bella parola.

 

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6 Commenti

Barbara Fontana 29 Gennaio 2016 - 12:58

Bellissimo… Tra un mese e mezzo, circa, Francesco conoscerà la sorellina Alessia. Già ora ama stabilire un contatto con lei, minuti lungjissimi passati ad accarezzare e baciare il pancione. In fondo si tratta quasi di un regalo per lui, per loro. In due ad affrontare la vita.. So che non sarà sempre facile, ma ora come ora non vediamo l’ora di osservarli vicini, finalmente insieme a muovere i primi passi nella vita..

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stefania 29 Gennaio 2016 - 19:21

Grazie cara Silvana..sono 6 mesi che ti leggo appassionata…riesci a carpire l’ essenza della mia quotidiana esistenza, la bellezza dell’ essere madre di due bimbe meravigliose.
Le tue parole si intrecciano meravigliosamente. Rendi reali le mie emozioni..i miei stati d’ animo.Porti alla luce cio’ che porto nel profondo ma che non trova voce attraverso me sola.
Ti voglio bene anche se non ti conosco.
ti abbraccio
Stefania

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Silvana - Una mamma green 1 Febbraio 2016 - 08:53

Sniff. Mi hai fatto commuovere. E per questo un pochino ce l’ho con te, visto che ho una congiuntivite da paura e già “piango” troppo di mio (anzi, non dovrei nemmeno starci, davanti al computer!).

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stefania 1 Febbraio 2016 - 14:45

mi dispiace per la tua congiuntivite..ma che soddisfazione per una volta essere io a farti commuovere!! Continua a scrivere e io ti leggero’ sempre. Grazie Silvana!!
Stefania

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Anna 10 Gennaio 2017 - 08:01

Sono nonna ,eppure ancora tanto mamma.Quando ero piccoli li ho cresciuti dando loro ,ogni giorno in ogni istante ,la consapevolezza di quanto fossero amati.Li rimproveravo se mi chiedevano di fare qualcosa che potevano fare da soli ,perché imparassero ad essere autonomi ,che vuol dire essere liberi,non dipendenti da nessuno.Ho predicato di non “rubare la Nutella”,ma se lo facevano di dividerla con il fratello.E…oggi?Oggi forse e’ rimasto poco di tutte le mie “prediche”,ma sono uomini che ,al di là delle molte difficoltà che la vita ti dà senza sconti,hanno una ricchezza di affetto a cui attingere e la capacità di agire con decisione e autonomia .

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Silvana - Una mamma green 11 Gennaio 2017 - 15:19

È la speranza di tutti i genitori, credo. 🙂

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