Garantire a mio figlio la possibilità di fare un bagnetto nel box doccia è stato per me un vero e proprio cruccio fin dalle prime settimane di gravidanza. Viviamo in 63 metri quadri, l’unico bagno di casa è piuttosto piccolo e abbiamo soltanto la doccia. Rinunciare alla vasca, sinceramente, non è stato un grosso sacrificio: il tempo per fare un bagno non ce lo avevo neanche prima di diventare mamma, e poi la doccia è più ecologica del bagno (a patto di chiudere l’acqua quando ci si insapona e di non crogiolarsi per ore sotto il getto caldo, ovviamente). Quando ho saputo che sarebbe arrivato Davide, però, ho pensato che sarebbe stato molto triste imporre a mio figlio di rinunciare al bagnetto in piena regola, con tanto di schiuma e paperelle, solo per ragioni di spazio o per le mie scelte ecologiste.
Alla ricerca di una soluzione pratica ed efficace, ho scoperto con disappunto che il mercato convenzionale, quello degli store per bambini e dei grandi marchi per l’infanzia, propone vaschette pieghevoli adatte soltanto ai neonati, piscine gonfiabili piccole e scomode, bagnetti “verticali”, come questo (che per quanto sia ergonomico, concepito in modo da ricordare l’utero materno e disponibile anche in plastica riciclata, mi sembrava adatto soltanto a un bambino molto piccolo). Niente, insomma, che potesse soddisfare la mia esigenza: garantire al nascituro di sguazzare comodamente e in sicurezza nella nostra cabina doccia. Senza allagare il bagno, possibilmente.
Alla fine, la risposta è venuta come sempre dal web, nelle fattezze di una Bibabath bianca e celeste, regalo di mia madre per la nascita di Davide (uno dei tanti regali, dovrei dire: grazie, nonna!). La Bibabath è una vasca pieghevole con un sistema di chiusura simile a un asse da stiro. Il telaio è in alluminio, molto leggero, mentre la piscinetta vera e propria è realizzata in materiale sintetico lavabile in lavatrice. Sul fondo della vasca c’è uno scarico dotato di tappo (il foro deve essere realizzato al primo utilizzo, facendo in modo che corrisponda allo scolo della doccia una volta che la Bibabath è aperta e posizionata: ci sono riuscita io quindi può farcela chiunque) che permette di svuotarla agevolmente alla fine del bagnetto.
In pratica, si mette la vasca sul piatto doccia, la si apre e si inizia a riempirla. Al termine del bagnetto, basta stappare la Bibabath e aspettare che si svuoti, sciacquarla, richiuderla e riporla. Le pareti laterali sono alte oltre 40 centimetri, abbastanza per arginare la maggioranza degli schizzi anche col box doccia aperto. Ne esistono diverse misure, adattabili alla maggior parte dei piatti doccia in commercio. Noi abbiamo dovuto prendere il modello espandibile da 60×60 a 80×80 cm, ma ne esiste anche una versione fissa leggermente più grande. È possibile scegliere tra diversi colori, si può posizionare la vaschetta pieghevole anche all’esterno (su un prato, su un pavimento etc) e il montaggio è abbastanza facile. Purtroppo non si trova facilmente nei negozi italiani, ma potete prenderla su Amazon. Il costo non è irrisorio, ma la vasca può essere sfruttata per diversi anni ed è adatta per fare il bagno anche a due bambini contemporaneamente.
La Bibabath è indicata solo a partire dal momento in cui il bambino riesce a stare seduto in totale autonomia, non va riempita mai troppo (nelle istruzioni si raccomanda di non superare i 15 centimetri d’acqua) e naturalmente non bisogna mai allontanarsi dal bimbo in ammollo. Per nessuna ragione al mondo, nemmeno per due minuti: è possibile annegare anche in pochi centimetri d’acqua (scusate la jattura, ma sono cose importanti). Noi abbiamo iniziato a usarla forse anche troppo tardi, quando BigD aveva ormai già 11 mesi. Ma è stata una svolta: mio figlio è un vero fanatico dell’acqua, tanto che sono costretta a spogliarlo in cucina, perché appena vede il bagnetto pronto cerca in tutti i modi di tuffarsi, anche se è ancora vestito o pannolinato. Una volta in acqua, comincia a schizzare dappertutto, si inonda letteralmente il viso e il capo, tuffa e rituffa le paperette di gomma, urlando di gioia.
Immaginate gli effetti di tanto entusiasmo quando usavamo la vecchia vaschetta di Ikea poggiata sul lavandino. Uno tsunami, un’alluvione, una vera e propria onda di piena che travolgeva ogni cosa: lo specchio, i saponi, il tappetino, la lettiera di Artù, papà, il fasciatoio, gli spazzolini da denti, mamma, il soffitto, l’esterno del box doccia, il lampadario eccetera eccetera. Il Vajont dei bagnetti. Alla fine della fiera, la vaschetta era vuota e tutto il resto grondava acqua e amido di riso. Inutile dire che siamo tutti entusiasti della Bibabath (ci tengo a precisare che nessuno mi paga per dirlo!): BigD che sembra approdato all’Aquafan di Riccione, si gira e si rigira nell’acqua, immerge i giochini e li tira su, schizza dappertutto e agita i piedi come un mini Rosolino mezzo pelato; Artù, che non rischia più l’allagamento della sua toilette personale; io e il socio, che non dobbiamo più spogliarci prima dell’operazione bagnetto, né passare le successive ore a ripulire e asciugare il bagno. Insomma: la soluzione ideale per fare il bagnetto ai bambini quando in casa c’è solo il box doccia.