Questo post dà il via a una nuova rubrica mensile che raccoglierà recensioni di libri su maternità, ecologia, telelavoro, varie ed eventuali. Se avete un libro da segnalarmi, scrivete a unamammagreen@gmail.com
Quando dico che lavoro da casa, in genere raccolgo occhiate scettiche e commenti sarcastici. Qualche volta percepisco nel mio interlocutore una certa dose di commiserazione, come se avessi appena detto che sono disoccupata e al verde, più raramente invece la reazione è di autentica invidia. Il telelavoro, nel mio caso, più che di una scelta precisa è frutto di una serie di situazioni contingenti e, diciamolo, di una certa mancanza di alternative. Non sempre sono stata felice di questa condizione, e sicuramente conosco sulla mia pelle tutte le difficoltà, i rischi e le rinunce con cui chi lavora da casa deve fare i conti ogni giorno. Con gli anni e con l’esperienza, senza dubbio, ho imparato ad apprezzare anche gli innegabili lati positivi della mia condizione professionale, e questo vale molto di più da quando sono madre. Ma è stato un percorso lungo, zigzagante, a tratti doloroso. Una specie di gimkana che di fatto sto ancora percorrendo, sporca di fango e di piena di graffi.
È per questo che leggere La mia mamma sta con me ( Il Leone Verde, collana Il bambino naturale, 2011, 167 pp, 16 euro) è stata una specie di liberazione. Mi è sembrato, in un certo senso, che l’autrice Claudia Porta, mamma, imprenditrice e autrice del seguitissimo blog La casa nella prateria, parlasse direttamente alla sottoscritta. Per me questo libro non è solo un libro. È un trattamento per l’insicurezza, un distillato di autostima su carta, una vera e propria legittimazione del mio status.