Sarebbe più facile, nei giorni in cui non vai all’asilo, comprarti ogni volta un giocattolo nuovo sperando che ti tenga impegnato almeno per un po’, piuttosto che portarti a giocare in giardino, sapendo che passerai ore a divertirti con le foglie, i sassi, i gusci delle chiocciole, e soprattutto con la terra umida? Che dovrò faticosamente convincerti a tornare a casa, a toglierti i vestiti sporchi, a uscire dall’acqua del bagnetto in tempo per il pranzo? Sarebbe più facile riempirti di passatempi casalinghi, più moderni e di certo più puliti?
Sarebbe più facile prepararti delle pappe “da bambino”, agili da mandar giù coi tuoi 16 denti, e imboccarti con cucchiaiate abbondanti e chirurgiche, piuttosto che servirti lo stesso menu dei “grandi” e invogliarti ogni giorno a mangiare da solo, sapendo che sarà necessario il doppio del tempo e che frammenti di cibo resteranno disseminati (a voler essere ottimisti) sul pavimento, sulla tovaglia, suoi tuoi abiti e sulla tua sedia?
Sarebbe più facile svezzare tua sorella mescolando dosi prefissate di polveri e puree, invece che apprestarsi a preparare tutto in casa, leggere libri sull’autosvezzamento, interrogarsi sulle possibili alternative alla prassi che ormai è considerata “normale”?
Sarebbe più facile andare in giro con un tecnologico passeggino gemellare, piuttosto che mettere tua sorella in fascia e portarti a spasso sulle tue gambe, negoziando ogni volta sui tempi, sui percorsi, sugli attraversamenti stradali?
Sarebbe più facile rispondere affermativamente a ogni tua richiesta di guardare la tv, invece di cercare di proporti un’alternativa e ricorrere alla televisione soltanto a fine giornata, quando la stanchezza impone dei compromessi?
Sarebbe più semplice chiamare capricci i tuoi scatti di rabbia e frustrazione, risolvendoli a sculaccioni, o castighi, strillando più forte di te, o più semplicemente cercando di ignorare le tue urla e gli oggetti scaraventati dappertutto, invece di seguitare ad accovacciarmi e parlarti con calma, spiegare, rassicurare, spesso senza alcun effetto apparente (e arrivare comunque a sbraitare troppo spesso e troppo forte, nelle numerose occasioni in cui non riesco a mantenere il controllo)?
Sarebbe (stato) più facile rinunciare all’allattamento, esclusivo e a richiesta, condividendo con tuo padre anche l’impegno e la responsabilità di nutrirvi?
Sarebbe più semplice rimandare a quando sarai più grande l’abitudine di leggere per te almeno di sera, aspettare i denti permanenti per cercare di convincerti a lavarli (per ora comunque senza alcun risultato), evitare giochi che macchiano, che creano disordine, che richiedono la partecipazione di mamma e papà?
Sarebbe più semplice parlarti in “bambinese” invece di chiamare le cose col loro nome, distoglierti dalla marachella del momento con la minaccia del “lupo cattivo”, del dottore, del “signore che ora viene qui e ti sgrida”, piuttosto che cercare, riuscendoci a stento e raramente, di discutere, comprendere, argomentare?
Sarebbe più facile evitare di farsi domande, di leggere, di confrontarsi, di vagliare le possibili alternative alla strada più battuta? Ignorare cosa sia il babywearing fisiologico e perché alcune famiglie scelgono il cosleeping, non sentirsi in dovere di cercare di capire cosa pensasse la Montessori o cosa abbiano scritto Estivill e Tracy Hogg? Seguire una ricetta prestampata invece che perdere il sonno sulla “alimentazione complementare a richiesta”?
È solo che mi piace studiare, prima di decidere, o c’è qualche altra ragione?
Mi chiedo se non sono un po’ masochista o, peggio ancora, così presuntuosa da rifiutare scelte troppo “ordinarie”, che si tratti di omogeneizzati, di passeggino o sculacciate. Sono una madre arrogante? Sono snob? Mi sto complicando l’esistenza, rischiando di ritrovarmi un giorno troppo stanca per riuscire a rendere felici i miei figli?
Oppure mi sto solo concedendo di essere libera, di andare nella direzione che voglio anche se spesso si rivela ostinata e contraria?
Io non lo so. So solo che non potrei (e non avrei potuto) fare diversamente. Sarà il tempo, e saranno i miei figli, a rispondere alle (troppe) domande di questo post.