Sarà che hanno una mamma che fa a meno senza colpo ferire del ferro da stiro e delle scarpe coi tacchi, ma i miei figli sembrano davvero essere indifferenti ad alcuni oggetti di uso comune, che sulla carta sembrerebbero in buona sostanza indispensabili. Io tendo a non battere ciglio, anche se a volte mi viene un po’ da ridere. Ecco dunque le quattro cose di cui i miei figli potrebbero tranquillamente fare a meno.
Le pantofole
Suscitano grandi entusiasmi al momento dell’acquisto, ma poi vengono puntualmente dimenticate, abbandonate tristemente in un angolo, destinate a trasformarsi ben presto in un gomitolo informe di polvere e peli di gatto. Io ogni tanto ci provo, a suggerirne l’utilizzo, ma a quanto pare la sensazione di camminare scalzi anche in inverno è troppo liberatoria per poterla barattare con delle banalissime ciabatte. Salvo poi averne bisogno all’improvviso (“Mammmaaaaa, dove sono le mie pantofole a forma di caimanoooo??”), nel momento meno opportuno e quando la speranza di ritrovarle è pura illusione.
Il dentifricio
Ne abbiamo provate una dozzina di varianti. Biologici, naturali, ayurvedici, e chi più ne ha più ne metta. Alla fragola, al ribes, alla mora di montagna, alla genziana e alla lavanda. Niente, ai miei figli fanno tutti schifo. Provocano conati, scene di panico, drammi alla Mario Merola prima di andare a dormire. Alla fine abbiamo risolto con un singolo marchio che incontra il gusto sopraffino di Davide e Flavia. Solo che adesso è finito, e la mia profumeria di fiducia non sa quando potrà riordinarlo.
Le tazze
Davide non beve latte da quando ho smesso di allattarlo. Sua sorella è troppo affezionata al suo bicchiere viola di Ikea, che usa ogni mattina per mangiare il suo immondo intruglio di latte e biscotti (pratica a cui è stata iniziata da suo padre, grande esperto di “zuppe di latte”).
Il phon
Odiato e inviso, quasi quanto l’aspirapolvere per il gatto! Flavia riesce a tollerarne l’uso solo perché è troppo affezionata ai suoi capelli ormai lunghetti, ma ogni volta sembra di sottoporla a una sevizia, con tanto di conto alla rovescia finale in attesa della disattivazione dell’infernale apparecchio (e che io faccio al rallentatore, cercando di asciugarle la chioma il più possibile). Non è un caso che in estate siamo davvero molto “sportivi” quanto ad asciugatura di capelli, e non nascondo che anche in inverno non siamo poi così rigorosi.