Pesca sostenibile: 5 cose da sapere

by Silvana Santo - Una mamma green
pesca sostenibile

Il pesce è un elemento cardine della dieta mediterranea e un protagonista importante nella tradizione alimentare italiana e non solo. Per questo è molto presente sulle tavole delle famiglie e dei ristoranti, ma perché continui a esserlo, e soprattutto continui a essere presente nei mari e negli oceani è indispensabile promuovere la pesca sostenibile e il consumo responsabile dei prodotti ittici.

Per saperne di più sulla pesca sostenibile, potete guardare il video “La bambina e l’Oceano”, nato dal progetto di Rio Mare e WWF “Insieme per gli Oceani”. Nel filmato, una bambina di nome Ondina dialoga con l’oceano che le spiega di essere a rischio e la informa sull’importanza di scegliere prodotti provenienti dalla pesca sostenibile. In questo mio post, invece, potete leggere 5 cose da sapere sulla pesca sostenibile, e cosa possiamo fare come consumatori per promuoverla e favorirla.

1. Qualità e quantità del pesce prelevato

Il mare è immenso, certo. E nell’immaginario comune i pesci hanno un ciclo vitale veloce e un tasso di riproduzione molto alto. Ma non è sempre così, e di certo non è possibile attingere in modo indiscriminato alle riserve ittiche mondiali. La storia umana recente ha già vissuto situazioni in cui la pesca incontrollata ha finito col portare addirittura alcune specie di pesci sull’orlo della definitiva estinzione. È fondamentale, da una parte, differenziare le tipologie di pesce prelevato, evitando di concentrarsi su poche specie ad alto valore commerciale, e dall’altra, prevedere dei limiti precisi all’attività di pesca: catturare una quantità di pesce tale da non impoverire pericolosamente i mari e gli oceani, rispettare eventuali momenti di fermo, evitare la cattura di esemplari troppo giovani, salvaguardare le specie a rischio di estinzione.
Cosa possiamo fare come consumatori? Cercare di variare la tipologia di pesce che mettiamo in tavola, informarci sulla stagionalità delle varie specie e sui rischi di estinzione, evitare categoricamente il consumo di specie ittiche per le quali vige il divieto di pesca e commercializzazione (come il dattero di mare, per esempio), ma che ancora vengono talvolta proposte in mercati e ristoranti.

2. Le tecniche di pesca

Perché la pesca sia un’attività il più possibile rispettosa dell’ambiente, è importante che venga portata avanti con tecniche sostenibili, evitando per esempio le pratiche che danneggiano il fondale marino e le scogliere, oppure minimizzando la cattura di specie ittiche non commercializzabili, che finirebbero inesorabilmente “sprecate”. Cosa possiamo fare come consumatori? Informarci sulle politiche di sostenibilità dei vari marchi e sulla provenienza del pesce che mangiamo e preferire prodotti con certificazione MSC (Marine Stewardship Council) o ASC (Aquaculture Stewardship Council), che garantiscono la sostenibilità della pesca o dell’allevamento.

3. La riduzione degli scarti

La riduzione degli scarti è un aspetto fondamentale non solo nel momento della cattura del pesce, ma in tutta la filiera produttiva. Il tonno, da questo punto di vista, è un animale estremamente prezioso in tutte le sue parti (tanto che con gli occhi si producono capsule di Omega3), ma a prescindere dalla specie è importante che anche le confezioni siano sostenibili e che gli scarti di produzione in genere vengano ridotti al minimo. Cosa possiamo fare come consumatori? Possiamo prima di tutto evitare di sprecare cibo, e poi abbiamo il preciso dovere di gestire al meglio i rifiuti, facendo una scrupolosa raccolta differenziata.

4. Energia rinnovabile

La lavorazione e il confezionamento del pesce comporta inevitabilmente un dispendio energetico, che è di certo più sostenibile se proviene da fonti rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica etc). Cosa possiamo fare come consumatori? Scegliere aziende che utilizzano energia rinnovabile nei propri siti produttivi.

5. Le condizioni dei lavoratori

Pesca sostenibile significa anche rispetto dei diritti umani e delle condizioni dei lavoratori coinvolti nella filiera, non solo nei luoghi di produzione e confezionamento. Cosa possiamo fare come consumatori? Informarci sulle politiche delle aziende che scegliamo, premiando quelle che si impegnano anche su questo fronte.


Post in collaborazione con Rio Mare, che dal 2016 ha avviato “Insieme per gli Oceani”, in partnership col WWF per promuovere la pesca sostenibile e la tutela dell’ecosistema marino. Grazie a questo progetto, Rio Mare ha raggiunto, nel 2017, il 52,4% del tonno proveniente da fonti sostenibili, e si è impegnata ad arrivare al 100% (anche per le altre specie lavorate) entro il 2024. L’impegno di Rio Mare verso una maggiore sostenibilità prevede anche una diversificazione delle specie pescate (l’azienda è passata dal 100% di tonno pinne gialle al 56% grazie all’inserimento del tonnetto striato, fermo restando l’impegno a non commercializzare le specie a rischio di estinzione come il tonno rosso), l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, la riduzione dei consumi idrici, il recupero dei rifiuti e la riduzione degli scarti (nel quadriennio 2014-17, l’azienda ha donato al Banco Alimentare 4.000.000 di lattine tra eccedenze di produzione e prodotti non vendibili provenienti dai punti vendita della grande distribuzione). Nell’ambito del progetto Insieme per gli Oceani, tra le altre cose, Rio Mare sta operando per migliorare le condizioni di lavoro dei pescatori lungo tutta la filiera. Inoltre nelle Isole Solomon, ha riqualificato lo stabilimento produttivo.

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