Per le volte in cui penso di essere esattamente come te e per quelle, soprattutto, in cui non siamo affatto d’accordo. Per avermi insegnato che la misericordia, spesso, vale più della giustizia. E che essere autorevoli non significa essere autoritari. Perché mi dimostri da 33 anni che fare cose che non vuoi solo perché “le fanno tutti” non è la strada giusta per essere felici (e perché prima o poi riuscirai a farmi accettare che a volte, per essere fedeli a se stessi, si deve pagare un prezzo alto in termini di solitudine).
Per avermi trasmesso l’insofferenza a certi obblighi sociali e la capacità di parlare con le bestie. Perché grazie a te credo ciecamente nella coerenza, ma so che soltanto gli stupidi non cambiano mai idea. So che ogni giorno può essere l’ultimo, ma questo non deve spaventare. Per tutto quello che ho imparato da te e per le volte in cui sono io a insegnarti qualcosa.
Perché hai sempre qualcosa da dire, ma sai perfettamente quando è necessario tacere. Per lo sport, le passeggiate e le fotografie. Per l’arte. Perché sei un uomo di buona volontà e un operatore di pace. Perché la tua fede è immune da qualsiasi fanatismo, dalla superstizione e dall’ignoranza. È la fede di ha conosciuto il dubbio, di chi pone domande più che dare risposte. Che libera invece di incatenare. Per volere bene a mia madre da tutta una vita, mia madre che non potrebbe essere più diversa da te (ma, evidentemente, l’affinità non c’entra sempre con l’amore). Per volere bene a mio figlio e a suo padre come se fossero figli tuoi.
Per gli errori che hai fatto e che io spero di non ripetere.
Grazie.
7 Commenti
🙂 vorrei averlo anche io un padre così. . Il mio è come se fosse morto.. ma è vivo e vegeto.
Mi spiace. Immagino tu abbia provato invano a “risvegliarlo”…
[…] prime me le ha scattate mio padre. Luminose fotografie in bianco e nero, che sviluppava e stampava lui stesso nella piccola camera […]
“girando” sul tuo sito mi sono imbattuta in questo post, sai com’è…un link tira l’altro…
Mai post fu più “destinato” ad incontrare la mia malinconia, mia compagna quotidiana di questi ultimi tempi.
Leggendo di tuo padre attraverso di te, mi sono talmente identificata!
Nel rivedere “quell’uomo di buona volontà e operatore di pace”, quel grande uomo che “ha sempre qualcosa da dire, ma sa perfettamente quando è necessario tacere”, “quell’uomo che ha amato mia madre per tutta una vita, mia madre che non potrebbe essere più diversa da lui”…e da qui ho pensato (cosa di cui ero consapevole già da un po’) che avere un padre come quello che hai descritto o come l’ho avuto io è un dono, una fortuna, è come partire con una marcia in più.
Ho realizzato, anche, che essere figlie e avere il tempo di comprendere la loro grandezza e godersela è una fortuna inestimabile, qualcosa che segna il tuo percorso per sempre.
Ciò che mi fa sorridere, nonostante tutto, è aver avuto la fortuna di vivere mio padre da infante, da adolescente (con tutti gli annessi e connessi tipici dell’età), da giovane e da adulta. Quest’ultima fase è quella del riscatto, quella più bella per me, quella che mi fa sorridere oggi, nonostante tutto. Quella dove la dolcezza si fonde alla saggezza, da entrambi i lati e la condivisione è equilibrata.
La consapevolezza di aver potuto ricevere i suoi insegnamenti, osservare il suo esempio “da adulta”, apprezzarlo, dimostrarglielo e a mia volta essere esempio e forza per lui, è, per me, come una carezza, mi dona pace.
Io e mio padre abbiamo vissuto insieme anni bellissimi, abbiamo condiviso momenti difficili e dolorosi, ma anche e, soprattutto, attimi di straordinaria bellezza perché lui era davvero “bello” e, per certi versi, lo è ancora. Nonostante tutto.
Grazie per questo post, Silvana.
p.s.: Abbraccia tuo padre tutte le volte che puoi e vuoi.
Se parli così è (anche) perché hai avuto il padre che hai avuto. Le tue parole sono la prova tangibile dell’ottimo lavoro che lui ha fatto come genitore, la prova di quanto sia preziosa l’eredita che ha lasciato dentro di te. Hai ragione, la fortuna di essere ancora figli quando si diventa adulti consiste nel poter sperimentare un rapporto diverso, più paritario se non, a tratti, rovesciato. Come se si diventasse quasi genitori del proprio genitore. Un cerchio che si chiude e che, come dici benissimo tu, dona pace. Io spero con tutto il cuore che una serenità solida e consapevole venga presto a farti compagnia (insieme alla nostalgia, che può essere anche molto dolce). Per te e per lui.
Ps. mio padre l’ho visto quasi morto, agonizzante e poi lungamente e dolorosamente convalescente. L’opportunità che ci è stata data (lui la chiama “proroga”) non sta andando sprecata. Grazie!
[…] sera di primavera di tanti anni fa, poi, ho raccolto con mio padre un giovane pipistrello sperduto. Aiutarlo a riprendersi e guardarlo spiccare il volo nel crepuscolo […]
[…] sera di primavera di tanti anni fa, poi, ho raccolto con mio padre un giovane pipistrello sperduto. Aiutarlo a riprendersi e guardarlo spiccare il volo nel crepuscolo […]