Nonostante tutto, è tornata la stagione delle ciliegie, quelle perfette e scure come amarene e quelle piccole, dure e ammaccate dalle intemperie. E mio figlio che le aspettava frementi, come sempre, da un anno intero, le ha salutate con un entusiasmo bambino e una gratitudine sincera, che mi hanno ricordato il valore dell’attesa e il potere straordinario dei desideri.
Nonostante tutto, mia figlia ha imparato a leggere. Ha ascoltato le urla festanti dei compagni al suono della campanella delle 13.30, ha riportato a casa complimenti e rimproveri, libri fitti di lettere sempre più coerenti, disegni e caramelle. E messaggi di piccola amicizia scritti in un italiano adorabile e perfettamente sbilenco.
Nonostante tutto, è di nuovo il momento dei tuoni in lontananza e dei temporali pomeridiani. Di gocce grosse come lacrime di bimbi piccoli che battono sui vetri mentre la luce si fa ocra e l’aria si fa calda e umida.
Nonostante tutto, sono ricomparse le polo a righe di mio padre, sempre uguali da almeno tutti i miei quarant’anni. Nonostante tutto, è di nuovo il tempo di mangiare il gelato, di sporcarsi il sorriso col cioccolato fondente, di ritrovarsi con le mani appiccicose e la pancia piena da scoppiare. Di congelarsi il cervello con un boccone troppo avido e battersi con le dita al centro della fronte, ridendo di fastidio e di semplicissima felicità.
Nonostante tutto, sono tornate le rondini. E i pipistrelli, le zanzare, i fiori del melograno. E i lamenti d’amore dei gatti randagi. Nonostante tutto, i passeri sono tornati a fare il nido dentro il muro di tufo giallo della nostra casa di città. Non hanno trovato, ad attenderli come sempre, un soriano enorme e guardingo, ma la sua famiglia ancora gravida di lutto eppure traboccante di emozione per i loro frulli e pigolii, per le loro zampe leggere che scricchiolano invisibili sul fondo croccante della casa che si ostinano a costruire in un posto improbabile eppure così perfetto.
Nonostante tutto, ci sono di nuovo musei in cui perdersi e teatri in cui sognare, piscine immote da frangere con tuffi privi di stile ma ricchissimi di sentimento e libertà. Prati umidi in cui rotolarsi al sole, sabbia tiepida da far scorrere pigramente tra le dita, libri da leggere sulle panchine e aperitivi da offrire agli amici. C’è ancora il mare, nonostante tutto. Luccicante di mille scaglie di sole, risuonante di gabbiani, profumato di iodio e crema solare e posidonia secca.
Nonostante tutto, ci sono ancora i bicchieri di mirto gelato versati a notte fonda da un amico di sempre, ci sono le promesse di trovarsi presto “per un caffè” con le amiche più care. Più che compagne, quasi sorelle. Che poi io lo detesto, il caffè, ma non è quello il punto. Ci sono le foto di tramonti e panorami marini da inviare ai cugini, storie nuove da raccontare, abbracci da cui sciogliersi “tra un attimo ancora”.
Ci sono ancora aerei da prendere, valigie da riempire. Teste da svuotare e cuori da colmare.
Vita da vivere. Nonostante tutto. Vita da amare fin quando fa male, fin quando ce n’è.