La prima volta, lo confesso, non è stata come l’avevo sempre immaginata. Un po’ di imbarazzo l’ho provato, soprattutto quando non ho potuto proprio evitare di emettere quei suoni incoerenti e un po’ striduli, per giunta ad alta voce. La musica in culla, all’inizio, mi ha fatto un effetto un po’ strano. Mi sentivo una di quelle mamme un po’ fricchettone, una via di mezzo tra una Giovane Marmotta e una neocatecumenale. Ci mancavano solo i marshmallow infilzati su uno spiedo. Il fatto è che si sta lì in cerchio, come a una riunione di genitori anonimi, con le natiche su dei cuscini e le gambe incrociate. E fin qui, in realtà, niente di troppo strano (anche se il fatto di indossare dei calzini antiscivolo non aiuta). I tre quarti d’ora successivi, però, trascorrono canticchiando motivetti che fanno “Iamba-raira” “Ra ri ra ri ra” e “Uhm mmm uh uh”. Tutti in coro. Ad alta voce. Talvolta saltellando.
Eppure, ve lo giuro, ai bambini piace un sacco. E se ci si concede di lasciarsi andare, alla fine risulta in un certo senso liberatorio anche per le mamme. La musica in culla, in sostanza, prevede che i piccoli, a partire già dalle prime settimane di vita, vengano introdotti in un viaggio sonoro fatto di melodie semplici e vocalizzazioni, o più raramente da vere e proprie canzoncine, intonate dall’insegnante che conduce l’incontro e ripetute in coro dai genitori partecipanti. Al canto si accompagnano gesti e movimenti elementari, ripetitivi e ciclici. Alcune delle attività vengono realizzate con l’ausilio di oggetti semplici come nastri, teli colorati, pon-pon di lana e bande elastiche, e i partecipanti vengono invitati a utilizzare, oltre che la voce e le orecchie, anche il proprio corpo, sempre a tempo di musica. Il concetto è di proporre melodie con toni e metri differenti, e di evitare il più possibile di parlare. In questo modo i bambini vengono letteralmente immersi in un vero e proprio “bagno musicale” e già dopo i primi incontri mostrano di riconoscere le melodie e le varie attività che vengono loro proposte, partecipando spontaneamente e rispondendo, a modo loro, con urletti e vocalizzazioni.
Noi abbiamo cominciato quando Davide aveva otto mesi, dopo aver interrotto la piscina per manifesta incapacità della nuova istruttrice. La sua reazione è stata di autentica euforia. Un entusiasmo incontenibile, dimostrato dimenando braccia e gambe, dispensando sorrisi ai quattro venti e ululando a ogni variazione musicale che veniva introdotta. La prima volta che mio figlio ha pronunciato la “R” è stato durante un incontro di musica in culla, in risposta a una canzoncina che faceva Rrriccheteraccheterrrrrà (come la sigla del Ruggito del Coniglio, esattamente). Negli ultimi mesi il suo atteggiamento è inevitabilmente cambiato, segue le attività con maggiore attenzione e più calma, ma tende a distrarsi più facilmente quando, ad esempio, deve aspettare il suo turno per un certo “gioco”. Allo stesso tempo, però, sono aumentate le interazioni con gli altri bambini del gruppo, che ormai mostrano di riconoscersi e, a seconda della personalità di ognuno, di cercare il contatto con gli altri.
Per me, e per il socio che mi accompagna a tutti gli incontri (risparmiandosi quasi sempre lo Iambaraira, però), quello del lunedì pomeriggio è diventato un appuntamento fisso: all’inizio, più che altro, un modo per intrattenere Davide più facilmente e un diversivo per spezzare la routine infrasettimanale; ora un’occasione di socialità per lui e per noi, oltre che il proseguimento di un percorso che, al di là delle mie possibili riserve iniziali, sembra davvero dare i suoi frutti.
Informazioni:
Musica in culla
A Casa di Alice
5 Commenti
Da noi si fa una volta al mese e ci porto Luca da quando aveva 2 mesi direi. La differenza tra lui, che c’è sempre ad ogni incontro, e gli altri bambini è flagrante. Però noi cantiamo anche delle canzoni, in varie lingue, accompagnati da una fisarmonica e facciamo “suonare” i bebe con le maracas, il bastone della pioggia, etc…
Credo che esistano varie scuole. La nostra è quello dello iamba-raira 😀
“La musica in culla, all’inizio, mi ha fatto un effetto un po’ strano. Mi sentivo una di quelle mamme un po’ fricchettone, una via di mezzo tra una Giovane Marmotta e una neocatecumenale”. IDEM! A noi l’hanno regalato per il battesimo, ci siamo andate che lei aveva sei mesi, sono andata alla prima lezione solo per cortesia, volevo sotterrarmi, sono stonata come una campana e non ero ancora abituata ai raduni tra mamme… ma a lei è piaciuto tantissimo, alla fine ho fatto tutte le lezioni in programma, credo che le sia anche servito molto. Non avrei mai pensato, ma lo rifarei….
Cosa non si fa per questi mocciosetti! 🙂
[…] Ai bambini piace un sacco. E se ci si concede di lasciarsi andare, alla fine risulta in un certo senso liberatorio anche per le mamme.La musica in culla, in sostanza, prevede che i piccoli, a partire già dalle prime settimane di vita, vengano introdotti in un viaggio sonoro fatto di melodie semplici e vocalizzazioni, o più raramente da vere e proprie canzoncine, intonate dall’insegnante che conduce l’incontro e ripetute in coro dai genitori partecipanti. […]