L’estate sta finendo, ma qui a Mordor, dove mi è toccato di nascere e dove ho non-scelto di crescere i miei figli, il caldo non accenna ad andarsene. Nella mia camera da letto, da alcuni giorni, ci sono 31 gradi alle otto di mattina. Vorrei che se ne parlasse, che tutti se ne preoccupassero, che ogni giorno ci venissero proposti bollettini, dibattiti a allarmi sul cambiamento climatico e sui rischi che ci aspettano (e che per popolazioni e comunità meno privilegiati di noi, sono già una realtà quotidiana con cui confrontarsi).
L’estate sta finendo, e la scuola, all’ombra delle Due Torri, non è ancora cominciata.
Ormai stento a credere che possa riaprire, è passato così tanto tempo che nemmeno ricordo più come funzionasse il nostro quotidiano con le scuole regolarmente aperte. Mi chiedo come faremo, un giorno, a riabituare i nostri figli a una vita “normale”, a delle relazioni interpersonali senza filtri, senza paura, senza distanza. Come li convinceremo che gli altri non sono dei potenziali veicoli di contagio e di malattia, che possono fidarsi e affidarsi. Abbracciare, stringere, toccare senza paura. La vita e la natura, mi auguro, ci daranno una mano, ma tanti, secondo me, faranno fatica a gettarsi alle spalle il sospetto e l’ansia.
L’estate sta finendo, e io ho voglia di cannella e di cardamomo, di luci calde e di Halloween, delle caldarroste della mia mamma e delle zucche da intagliare. Di riguardare Il Trono di Spade dall’inizio alla fine, di aprire le tende nel tardo pomeriggio per far entrare la luce rotonda e calda del tramonto.
L’estate sta finendo, e io sono grata per quello che mi ha dato. Per gli ampi sprazzi di leggerezza, per i frequenti sospiri di sollievo dopo una primavera col fiato mozzo, e non soltanto per il Covid. Per la ritrovata salute dopo un intervento con una convalescenza più lunga del previsto, per la miriade di esperienze, incontri, attività e per i chilometri percorsi con ogni mezzo possibile.
L’estate sta finendo, ed è strano pensare che sia stata l’ultima in cui ho avuto meno di 40 anni. Non che questa consapevolezza mi dispiaccia o mi faccia paura, è solo che non sono esattamente dove avevo sperato di essere all’età in cui ho adesso. E mi chiedo come facciano tanti miei coetanei a dirsi privi di rimpianti e di ripensamenti sul passato.
L’estate sta finendo e io ho voglia di andare al mare. Di aspettare il tramonto con gli occhi fissi sull’orizzonte, di passeggiare sul bagnasciuga senza pensare ad altro che ai sassolini, ai vetri smerigliati e ai frammenti di madreperla che scrocchiano sotto le mie dita dei piedi.
L’estate sta finendo, e quella successiva mi sembra lontana come un miraggio, come una promessa. Come un sogno del primo mattino, quelli che non distingui subito dalla vita vera. L’estate sta finendo, e davanti a noi c’è una stagione nuova. Tutta da inventare.
1 Commenti
Ho letto la tua riflessione. E ha fatto riflettere anche me….