Le mamme, a primavera

Le mamme, a primavera, si dividono in due gruppi: quelle che si ostinano a bardare i figli con sciarpe, cappelli e pile. E quelle che guardano sudando gli altrui figli bardati con sciarpe, cappelli e pile.

Le mamme, a primavera, aspettano l’estate con una gioia palpabile e autentica, ma in qualche modo “a metà”. Perché sanno che, come ogni anno, in estate ci vorranno sforzi, soldi e fantasia extra per fronteggiare l’interminabile chiusura delle scuole, l’esiguità delle ferie e i costi delle attività estive.

Le mamme, a primavera, tirano un sospiro di sollievo per essere sopravvissute per un altro anno al picco dell’influenza e agli altri malanni invernali (ma sanno che dovranno forse affrontare la varicella e le eventuali allergie).

Le mamme, a primavera, combattono con un sonno mortifero cronico. Proprio come in inverno, in estate e in autunno.

Le mamme, a primavera, gioiscono delle giornate che si allungano e dell’ora legale, che permettono loro di rientrare dal lavoro quando c’è ancora luce, e forse si fa ancora in tempo ad andare a correre al parco.

Le mamme, a primavera, scoprono i loro corpi di madri. Alcuni atletici, altri sottili, altri ancora morbidi o formosi. Alcuni segnati, temporaneamente o per sempre, proprio dall’esperienza della maternità, dalla gravidanza, dal parto, dall’allattamento o da quello che ha preceduto tutto questo. Per molte di loro, scoprirsi richiede un certo sforzo, perché i giudizi altrui, beceri e senza senso, continuano a piovere dagli occhi come spilli avvelenati.

Le mamme, a primavera, si ritrovano figli che sono allo stesso tempo sonnolenti e incontenibili. Proprio come in inverno, in estate e in autunno.

Le mamme, a primavera, comprano fragole, sorseggiano vino ghiacciato, stanno ferme a sole per farsi scaldare le ossa e il ventre. Come facevano prima dei figli, come faranno quando i figli saranno andati via.