Avete mai visto una mia foto in cui io non avessi la coda di cavallo? Ne dubito. Potrei dire, e non sarebbe una bugia, che non ho il tempo e l’energia per lavare e mettere in piega i miei capelli quanto e come vorrei. Potrei dire, e sarebbe la verità, che Davide e Flavia mi toccano i capelli di continuo, per cui preferisco tenerli legati ed evitare che si sporchino trenta secondi dopo lo shampoo. Ma per dirla tutta io coi capelli ci litigo da ben prima di diventare mamma. O meglio, ci convivo in pace, perfettamente consapevole di non rispettare – neanche in questo – gli standard minimi di accettabilità sociale.
Negli anni sono stata affettuosamente soprannominata “medusina”, Raffaella Carrà, Mortisia e It (il pagliaccio orrorifico, non il cugino. E non so cosa sia peggio). Il fatto è che sono davvero pessima a mettere in piega i miei capelli sottili e svolazzanti. Non ho pazienza, sudo sette camicie, mi si stancano le braccia, mi viene il mal di schiena, mi si addormentano le dita, mi si ingarbugliano le ciocche nella spazzola. Mi sembra di perdere tempo prezioso. Se ho la radio accesa, spengo subito il phon perché copre la musica. Se cerco contemporaneamente di leggere qualcosa (perché, vorreste dirmi che voi non ci avete mai provato?) finisco con l’acconciarmi i capelli alla foggia di quella di The ring. Ho un sacro terrore della piastra lisciante. Una volta, per sbaglio, mi sono marchiata a fuoco con la grata incandescente del vecchio asciugacapelli di mia nonna. Il dolore è stato inferiore solo alla paura, per fortuna infondata, di rimanere tatuata a vita. Ora che ci penso non ho mai sentito neanche l’esigenza di colorarli, i miei poveri capelli. A parte quella volta che il mio ragazzo mi aveva mollato dicendomi “non so più cosa provo”, e io mi ero tinta di un incommentabile prugna che fece dire a mia nonna (la stessa del phon): “Uh ma’, sembri una vecchia!”. E come darle torto, del resto.
Da quando sono nati i miei figli, la mia “beauty routine” applicata ai capelli (ho davvero scritto beauty routine?) prevede di solito un paio di passate di shampoo ecologico per capelli grassi e un rapido avvoltolamento della chioma gocciolante in un turbante approssimativo fatto con un asciugamano di spugna. Fine. Alla piega penso “quando posso”, il che vuol dire, in media, dopo un’ora o due, quando i capelli si sono già asciugati all’interno della cofana infernale. Poi faccio la coda, e arrivederci.
Per questo, quando mi hanno proposto di provare l’asciugacapelli Dyson Supersonic, un vero e proprio concentrato di superlativi – nuovissimo, bellissimo, velocissimo, silenziosissimo e fichissimo, oltre che, oggettivamente, carissimo – ho pensato che fosse l’occasione della vita. E ho accettato (ignara che avrei dovuto poi girare un video, ma ne parliamo dopo) sperando anche di risolvere l’annoso problema delle docce di Flavia che, forse avendo ereditato il mio gene no-style, si trasforma in un Gremlin notturno quando cerchiamo di asciugarle i capelli.
Il video alla fine non l’ho fatto. O meglio ci ho provato, e il risultato, che trovate alla fine del post, fa abbastanza schifo. Ma l’asciugacapelli. Beh. Lui in effetti non fa schifo, e ora vi spiego il perché.
Intanto, il Dyson Supersonic non pesa. E per le mie braccia molli questa è una cosa davvero degna di nota. Gestisce il calore in modo intelligente, per cui non hai quella gradevole sensazione di trovarti immersa in un forno a microonde. Non ti scotti il collo, le mani, il cuoio capelluto. E sai che evidentemente non ti stai bruciando i capelli. Puoi pure togliere il beccuccio o il diffusore senza lasciarci attaccati i polpastrelli, il che – di certo ne converrete – è un fatto positivo. Fa pochissimo rumore, ha diverse modalità di regolazione della temperatura e dell’intensità, e accessori che si attaccano con la calamita al corpo principale. Soprattutto, direi, è molto rapido, grazie a una tecnologia esclusiva che permette di accelerare il processo di asciugatura. Un fatto, questo, che lo rende anche più efficiente dal punto di vista energetico, va da sé. Ma a parte le caratteristiche tecniche (che trovate illustrate nel dettaglio sul sito Dyson), la cosa per me sbalorditiva è che ha funzionato sul serio. Nel giro di 7/8 minuti, i miei capelli escono dalla cofana con un aspetto umano. Quasi da salone di parrucchiere. E credetemi, se ci riesco io può davvero farlo chiunque. Testimonianze fotografiche, inoltre, provano la reazione imprevedibilmente ilare di Flavia, il che, per come la vedo io, rappresenta il fatto più straordinario.
Veniamo però alla questione più delicata: l’asciugacapelli Dyson Supersonic non è, per così dire, un prodotto economico. A me lo hanno regalato, ma il prezzo al pubblico è di 400 euro. Ora vi starete chiedendo, come ho fatto io: ha davvero senso spendere 400 euro per un phon? E io, da negata del parrucco, vi rispondo: dipende. Se avete l’abitudine di andare ogni settimana dal parrucchiere solo per shampoo e piega, questa potrebbe sul serio essere un’alternativa valida e sostenibile. Se di solito utilizzate, o state pensando di acquistare, diverse apparecchiature per lo styling delle vostre chiome (asciugacapelli, piastra, spazzole liscianti, etc), probabilmente potrebbe valere la pena fare un solo acquisto importante e risolvere definitivamente la questione. In ogni caso, il prodotto fa quel che promette, per il resto valutate voi.
Se poi vi starete chiedendo se grazie al Dyson Supersonic abbandonerò definitivamente la mia amata coda, beh, personalmente non ci scommetterei. La coda di cavallo, in fondo, non è una pettinatura, ma uno stile di vita.
4 Commenti
Parola per parola quello che avrei potuto dire io, solo che i miei capelli sono crespi e secchi. MAI spenderei quella cifra per un asciugacapelli, e mai andrei dal parrucchiere una volta a settimana. Bel video comunque 😉
🙂
Ho tagliato i capelli corti corti 12 ore esatte dopo il matrimonio. In un futuro fatto di figli grandi forse forse li farò ricrescere. Per ora evviva il turbante asciugante!
Il migliore che ho usato è Karmin