La coppia che eravamo condivideva le amicizie, quasi tutte. Rideva alle stesse battute, si beava nello stesso umorismo un po’ nerd, un po’ dark, un po’ scemo. La coppia che eravamo diceva le frasi a metà: uno cominciava e l’altra finiva. Passava insieme il suo tempo libero, coltivava gli stessi interessi. Condivideva una parte dei gusti musicali, solo una parte però. La coppia che eravamo si desiderava con l’energia della gioventù, perentoria quasi come un dovere. Si lasciava andare raramente allo scontro, al conflitto, alla rabbia. Non sapeva cosa fosse la gelosia. La coppia che eravamo era una coppia di figli. Adulti, liberi, affrancati dalla dipendenza dei rispettivi genitori.
La coppia che eravamo non aveva niente a che fare con le anime gemelle o con l’affinità elettiva. Niente metà della mela, niente gusci di noce, niente completamento reciproco. Fondava la sua solidità sulla concretezza, sulla nudità dei sentimenti, sulla comunione di intenti. Stessa visione della vita, per molti aspetti: stessa opinione su cosa fosse prioritario, cosa trascurabile, cosa esecrabile.
La coppia che siamo ha perso quasi tutte le amicizie comuni. Ciascuno dei membri che la compone ha dovuto abituarsi a riporre fiducia in persone che l’altro conosce appena, a condividere il suo tempo, i suoi pensieri, le sue emozioni con persone che l’altro conosce appena. E questo, se non ha creato gelosie, a volte ha aumentato in qualche modo la distanza. Ha fatto vacillare, almeno in me, la sensazione di essere complici, sempre e comunque. La coppia che siamo ride ancora alle stesse battute, condivide ancora l’umorismo nerd di una volta, ma ciascuno di noi due ride anche di altro, con altri. E questo forse e un arricchimento e forse è una microscopica voragine. O entrambe le cose insieme, chi lo sa.
La coppia che siamo oggi si desidera con la consapevolezza degli amori più che decennali. Di chi, i propri corpi, non li ha solo condivisi per regalarsi reciproco piacere, ma li ha mescolati, letteralmente, per fare dei figli. Si desidera con la zavorra della familiarità estrema, che è un sedativo o un catalizzatore, a seconda dei momenti e delle circostanze. Con l’impedimento della stanchezza e della responsabilità condivisa. Dei pensieri che appesantiscono, che rallentano, che allontanano.
La coppia che siamo oggi condivide gli stessi interessi di prima. Gli stessi gusti musicali, in parte sovrapponibili e in parte del tutto incompatibili. Lui lo ska e il reggaeton, lei il rock melodico e i cantautori. Condivide la convinzione su cosa sia cruciale e cosa secondario, su cosa sia aberrante. Ma ha scoperto di pensarla diversamente su alcuni aspetti legati alla crescita dei figli, alla loro educazione. E questo, a volte, è un casino. Anche per questo la coppia che siamo oggi litiga e discute, a volte. E forse lo fa nel modo sbagliato, perché non è mai stata abituata a farlo. La coppia che siamo è una coppia di genitori. Indipendenti e adulti, ma legati ai propri genitori da un debito vitalizio di affetto e riconoscenza. E questo, a volte, costringe ciascuno dei due a compromessi che possono far male all’altro.
La coppia che siamo adesso è una famiglia, oltre a essere una coppia. E questo è un privilegio e un vincolo, una fortuna e una responsabilità. Una benedizione e una condanna. È una coppia di sopravvissuti e di reduci, una coppia di avventurieri. Una coppia di matti, di asceti, di sociopatici. Una coppia di illuminati e di disagiati. Una coppia di stoici e di miserabili. Di traditori e di traditi. Una coppia di virtuosi e di ignavi. Una coppia imperfetta di persone imperfette che fanno del loro meglio per non affogare insieme nella propria imperfezione. Insieme, finché possono.
3 Commenti
Tu sei un fottuto genio, lo sai vero? 😉
Bellissimo post!
Ma tu, io? 😛 Grazie mille!
Bravissima ai fatto una sintesi perfetta della realtà dell’evoluzione di coppia,