Dalla finestra della mia stanza si vede il cielo. Tanto cielo, specie per gli standard della ipercementificata provincia napoletana in cui vivo. È da quella finestra, spalancata verso Occidente, che ho visto i tramonti più struggenti della mia vita. Cremisi, oro e giallo di Napoli. In quel riquadro di luce e aria ho visto accendersi lune e pianeti, sfrecciare stelle cadenti e orbitare satelliti. Passare comete spendenti e planare gabbiani confusi.
Ho aspettato che il giorno si spegnesse dietro le antenne degli edifici lontani, seguito i tuffi delle rondini e le capriole dei pipistrelli. Ho passato ore a spiare le scie degli aeroplani, immaginando rotte e sognando partenze. Provando nostalgia a ogni decollo degli altri.
Negli ultimi anni, il cielo oltre la finestra ha assunto i toni indaco che precedono l’aurora. Si è riempito del cinguettio precoce degli uccelli più mattinieri, è diventato la quinta perfetta di una luna tardiva e un poco spettrale.
La mia finestra inquadra il cielo delle mamme, pieno di sogni interrotti e ninnenanne. Lo stesso cielo di tutti, in effetti. Solo che noi lo guardiamo con gli occhi stanchi e le braccia piene.
8 Commenti
Quanta poesia, Silvana.
E quanto sonno: :’)
Bellissimo Silvana! È lo stesso cielo che vedo io…baci
Baci a te. E grazie 🙂
Grazie, io amo tanto questo tipo di post. Forse sono rimasta tra le poche ma li preferisco ai tutorial e ai consigli, fanno bene alla parte più “immateriale” di noi, ma la più importante è trascurata di tutte.
Io so solo che ho bisogno di scriverli. Grazie a te.
Che bello trovare una persona che, come me, trova il velo nel quotidiano! Anche in quello più duro (la mancanza di sonno!)
Volevo scrivere: trova il bello (non il velo!) nel quotidiano ☺️