Lo ha scoperto mia figlia, un pomeriggio di primavera in cui mi aspettava sotto casa insieme a mia madre, mentre io andavo a riprendere suo fratello all’asilo. Un meticcio senza particolare bellezza, acciambellato sul sedile posteriore di una utilitaria qualsiasi, parcheggiata a pochi metri da casa nostra. Da allora per Flavia è diventato “il cane nella macchina blu”. Per me, quando ho realizzato che la scena si ripeteva più o meno di frequente, si è trasformato invece in un pensiero via via più angosciante. Un povero cane costretto ad aspettare per ore nell’abitacolo rovente di un’auto. Ho detestato istintivamente il suo proprietario, mi sono chiesta come fare per risolvere la situazione, ho pensato di rivolgermi quanto prima alle autorità. E lo avrei fatto, se mia madre non mi avesse raccontato cosa le ha detto, un bel giorno, il proprietario della macchina blu.
Quel cane viveva randagio nei pressi dell’azienda (o del magazzino, ma è un dettaglio del tutto ininfluente ai fini del mio racconto) in cui lavorava l’anziano guidatore della piccola utilitaria. Il vecchio gli portava tutti i giorni da mangiare, gli concedeva coccole fugaci nelle sue pause di lavoro, gli raccontava la sua vita e immaginava di sentire a sua volta le memorie canine che il meticcio aveva da condividere. A volte riposavano insieme per qualche minuto, in silenzio. Come due vecchi amici sopravvissuti alle stesse tempeste e ad amori diversi. Altre volte, nei pomeriggi più freddi, l’uomo apriva lo sportello posteriore della sua macchina blu, e il cane si andava ad acciambellare alle sue spalle, soddisfatto e tranquillo. Poi la giornata di lavoro finiva, i due si salutavano e l’automobile ripartiva piano, pronta a tornare l’indomani.
Tutto uguale, estate e inverno, per settimane, mesi e anni. Tutto uguale, fino a quello che sarebbe stato l’ultimo giorno di lavoro dell’attempato automobilista. La pensione ad attenderlo, come un premio o come una condanna, oltre l’ultimo timbro di cartellino. Chissà cosa si sono detti, quel giorno, salutandosi l’ultima volta. Questo l’uomo non lo ha raccontato, o forse non se lo ricorda più. Ma il cane, quel pomeriggio di qualche tempo fa, è saltato in macchina e non c’è stato più verso di farlo scendere.
Da allora, quella macchina blu è la sua casa. L’anziano pensionato la tiene pulita, la equipaggia con acqua e viveri, apre il finestrino nelle giornate più calde. Prende il cane di peso e lo accompagna fuori per fargli fare i suoi bisogni, ma ogni volta lui torna ostinato a quel vecchio sedile sformato. Come se in quella seduta stretta ci fosse il senso ultimo della sua vita, il suo posto nel mondo, l’amore che ha trovato alla fine della sua esistenza canina.
La fine di questa storia è ancora da scrivere. Parla di un uomo generoso che io avevo giudicato con troppa fretta e superficialità. Di un animale testardo che ha scelto di invecchiare sul sedile posteriore di una vecchia utilitaria. E di una bambina piccola che ti prende per mano e ti chiede di andare a salutare il cane nella macchina blu.
6 Commenti
Emozionante il tuo racconto, Silvana, prufuma di purezza e semplicità. Credo che i vecchi, i cani ed i bambini abbiano in comune molto più di quanto possa sembrare, una strana eppur cosi’ naturale vocazione alla vita, a trovare quello che hai tu hai definito il loro “posto nel mondo”, senza troppi perché, senza schematizzare, razionalizzare, categorizzare, riempirsi la testa e la bocca di parole, concetti e preconcetti. E’ una forza naturale, atavica, che impetuosa scorre e attraversa, illumina e guida chi la possiede: chi, fedele alla sua natura e alla non-logica dell’amore, non è corrotto e fuorviato dalla cosiddetta “civiltà”, come il cane; chi fa il suo ingresso nel mondo carico di quel suo “non saper nulla” che preserva l’autentica saggezza, come la tua bambina; e chi, come il vecchio, alla fine di un lungo vagare, ricorda magicamente la strada per ritornare all’essenza e a filtrare tutto con gli occhi del cuore. Un carissimo saluto 🙂
Purtroppo in estate non basta aprire il finestrino, il cane in macchina nelle stagioni più fredde va bene, in primavera e soprattutto in estate rischia di grosso una morte atroce in pochissimo tempo, anche con acqua e finestrini aperti, occhio che qualche volta anche se si vuole far bene… 🙁
Immagino, ed è per questo che mi sono subito preoccupata. Questo signore era completamente dedito al suo cane, era consapevole dei rischi e cercava in tutti i modi di convincerlo a spostarsi dentro casa, proprio in vista dell’estate. Ora non li vedo da diverse settimane, confido davvero che lo abbia convinto!
hai mai pensato di scrivere un libro? scrivi veramente bene!
Grazie di cuore, Mina. Ci sto lavorando! 😉
Storia toccante…..