Io me lo ricordo benissimo, quanto era bello giocare. Entrare in un mondo altro, ogni giorno nuovo. Sovvertire regole, farsi beffe delle leggi di natura. Capovolgere i ruoli e liberare la fantasia. Liberare se stessi, in un certo senso. Vivere mille vite diverse in una vita sola. Non ho mai smesso, per dirla tutta, anche se i libri e viaggi sono diventati negli anni il mio gioco “da grande” – sempre di sogni e fantasia, parliamo, in fondo. Avventure e libertà.
Giocare da sola non è mai stato un problema, anche se bramavo, da figlia unica scontenta di esserlo, la compagnia dei coetanei (gli adulti potevano essere un accettabile surrogato occasionale, ma niente di più). Ciurme di pirati e avventurieri in bicicletta, squadre di decatleti ed equipe di maestre. Esploratori spaziali, allevatori di chiocciole, rock star e detective. Domatori di leoni e mercenari sanguinari, sirene e principesse. Ogni pomeriggio di giochi ci catapultava in una dimensione nuova e sconosciuta, in cui gli adulti, più che non graditi, erano semplicemente impossibilitati ad accedere. Come se mancassero loro gli occhi per scorgere la porta d’ingresso nel nostro mondo fatato e crudele.
Il problema, ora che sono madre, è che fatico in un certo senso a sentirmi adulta. Sono tentata di contendere a mio figlio la macchinina più divertente, mi sporco le mani modellando la pasta colorata, rimango un po’ male quando uno dei bambini demolisce ridendo il mio castello di mattoncini. Compagna di giochi quasi alla pari, e non so se questo, alla lunga possa essere un male. Forse sì, forse no. Chi vivrà vedrà, io intanto mi diverto.
E non sono la sola, a quanto pare. Tutte le mamme – che lavorino fuori casa o meno – giocano un sacco di tempo coi propri figli, ma la maggior parte di loro vorrebbe farlo di più e meglio. Moltissime sono convinte che la noia sia per i bambini un’occasione per dar fondo alle proprie risorse e aguzzare la fantasia, ma allo stesso tempo cercano di inventarsele tutte per non farli annoiare. Scelgono giocattoli stimolanti, ma utilizzano anche oggetti di uso quotidiano per l’intrattenimento dei più piccoli.
Sono i dati che emergono dalla survey “Come giochi con i tuoi bambini?” condotta da Fisher-Price e Fattore Mamma su un campione di circa 700 mamme con figli al di sotto dei 3 anni di età nell’ambito del progetto #scopertadoposcoperta. I risultati del sondaggio fotografano madri non così diverse tra loro come spesso siamo portati a credere, sostanzialmente concordi sull’importanza del gioco e sulle modalità con cui proporlo ai bambini, ma non prive di contraddizioni anche rispetto all’attività più naturale e istintiva del mondo. Il 94% del campione, ad esempio, pensa che sia importante incoraggiare i bambini a giocare da soli, e il 76% dichiara di limitarsi ad avviare il gioco per poi lasciare il bambino libero di esprimersi. Oltre la metà ritiene molto stimolanti gli oggetti di uso comune, ma il 43% non rinuncia a proporre ai propri figli giocattoli appositamente ideati per alimentarne la fantasia e la creatività. Quanto alla noia, viene vista come un sentimento utile e positivo, ma il 72% delle mamme cerca comunque di scongiurarla offrendo stimoli sempre nuovi.
La verità? Giocare è un’avventura straordinaria, che non inizia e non finisce mai. Prepara alla vita, la mette in scena, la celebra e la esorcizza. In qualche caso, gioco e vita si annodano e si sovrappongono, si mischiano fino a confondersi. Si ispirano a vicenda. Lunga a vita al gioco, che allunga la vita, aguzza l’ingegno e cementa l’amicizia.
Post in collaborazione con Fisher-Price, nell’ambito del progetto #scopertadoposcoperta