Una mamma green: quando il pupo è verde

Se una si sposa, facile che prima o poi faccia un figlio. E se una sceglie di sposarsi con una cerimonia all’insegna dell’ecologia, è probabile che, quando sarà il momento, cerchi in tutti i modi di rendere “verde” anche il suddetto bambino (non verde nel senso dell’incredibile Hulk, voglio dire, ma verde come sostenibile, ecologico, green, ecofriendly. Insomma, ci siamo capiti).

Quello che sto cercando di dire – con pochissima lucidità dovuta alla carenza cronica di sonno e all’odore di latte acido che impregna tutti i miei abiti, o almeno i pochi che mi entrano ancora – è che qualche settimana fa ho avuto un bambino. E che per tutta la gravidanza ho cercato di dare ascolto alla mia coscienza ecologista, tentando di viverla all’insegna del rispetto dell’ambiente e, soprattutto, di prepararmi ad allevare lo gnomo in arrivo nel modo più sostenibile possibile.

Non che sia un’impresa facile, ve lo dico subito (da quando Davide è nato, il tradizionale giorno di bucato settimanale si è trasformato in un sovra-sfruttamento della mia lavatrice salvaspazio, e i piatti di vetro opaco presi con i punti della farmacia – lo giuro, è la verità! – vengono spesso sostituiti da pratiche ma ben più inquinanti stoviglie monouso compostabili), ma noi ci stiamo provando, e vorrei raccontarlo in questo blog.

Cominciando dai pezzi della nuova rubrica che da qualche mese ho iniziato su La Nuova Ecologia (il mensile di Legambiente), che si intitola – ma va?! – “Diario di ECOmamma”.

Perché sposarsi green è facile. Essere green tutti i giorni, e con un pupo urlante al seguito, lo è molto meno.

Stay tuned.

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