I miei figli fanno cinque pasti al giorno, e in genere hanno un paio di alternative a colazione e a merenda. Mangiano verdure a chilometro zero e pollo biologico, succhi di frutta senza zucchero e pasta artigianale.
I miei figli vanno a scuola da quando avevano più o meno un anno e mezzo, affidati alle amorevoli cure di tante maestre. Il più grande dei due, all’alba dei 5 anni, sta imparando pian piano a leggere e a scrivere. La casa in cui stanno crescendo è piena di libri, di musica, di sagome per le ombre cinesi e lampade magiche per inventare storie.
I miei figli hanno un ottimo pediatra che, gratuitamente, li segue da quando sono nati, controlla che stiano crescendo bene e ci spiega come curarli quando si ammalano. I miei figli hanno ricevuto gratuitamente le vaccinazioni (a parte una, che abbiamo scelto di pagare perché potevamo permettercelo). Se hanno bisogno del paracetamolo per la febbre, basta andare in una delle tante farmacie disponibili e comprarne una scatola per pochi euro.
I miei figli hanno una scatola enorme di materiali creativi per giocare. Acquerelli, sabbia cinetica, gessetti, pastelli a cera, forbici, colla, plastilina, stecchette di legno, calamite e chi più ne ha più ne metta. Una parete della loro camera è fatta di lavagna, così che possano esprimere liberamente la propria creatività.
I miei figli hanno la bici e il monopattino, e braccioli per nuotare al mare, in piscina, alle terme. Spazi sicuri in cui correre, scavare, innaffiare piante e arrampicarsi. Hanno a disposizione la tecnologia migliore e i limiti per non abusarne. Cartoni animati educativi, spettacoli teatrali, musei interattivi e concerti per bambini. Laboratori didattici e feste in ludoteca.
Il mio figlio maggiore è stato in una decina di paesi, sua sorella in pochi di meno. Hanno viaggiato in aereo, in nave, in treno, in pullman, in sottomarino. Sono stati a cavallo, vivono con un gatto, hanno accarezzato scimmie selvatiche e animali da cortile.
I miei figli sono dei privilegiati. Fanno parte della percentuale minoritaria di esseri umani che hanno accesso a istruzione, cibo e cure mediche adeguate. Che hanno aspettative di vita altissime, e la facoltà di scegliere cosa fare della propria esistenza. Della percentuale minoritaria di bambini che possono crescere giocando, imparando, divertendosi. Facendo davvero i bambini.
Possiamo aiutare tanti bimbi che questa fortuna non ce l’hanno, e soprattutto sostenere tutta la loro comunità, in modo che le prossime generazioni vedano invece garantito il diritto inalienabile di ogni bambino a crescere in salute e a studiare. In che modo? Con il sostegno a distanza di Amref Health Africa – Italia, ONG riconosciuta dal Ministero degli affari Esteri italiano che dal 2009 ha garantito istruzione e salute a oltre 10.000 bambini in 20 scuole della costa del Kenia. Con solo 1 euro al giorno si può aiutare un bambino e tutta la sua comunità scolastica, grazie a un programma che prevede corsi di educazione sanitaria e la costruzione nelle scuole di servizi igienici, sistemi di lavaggio delle mani e del viso e cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Oltre a ricevere aggiornamenti sul bambino che stanno aiutando, i sostenitori a distanza possono scrivergli e anche andare a visitare la sua scuola.
Tutte le informazioni sul sostegno a distanza di Amref le trovate qui —–> https://sostegnoadistanza.amref.it/adotta-un-bambino/
Il nostro privilegio, il privilegio dei nostri figli, non è certamente una colpa. Ma ci mette di fronte a una grande responsabilità.