Da quando sono nati i miei figli, ho sempre avuto la fortuna di lavorare (ad eccezione di un periodo di stop dopo la nascita di Flavia). Un lavoro autonomo (Partita Iva), nel settore della comunicazione online (scrivo per testate giornalistiche e collaboro con agenzie online in diversi settori, oltre a gestire il blog), portato avanti quasi sempre da casa, con un impegno quotidiano variabile a seconda delle annate e dei periodi. Non è stato sempre facile: la professione autonoma rischia a volte di indurti a dire troppi sì, fagocitandoti progressivamente e privandoti di pause, limiti, interruzioni. E lavorare da casa può essere da una parte frustrante, per l’assenza di interazioni sociali e di riconoscimento pubblico, e dall’altra molto stancante, perché rischi facilmente di confondere il tempo dedicato al lavoro con quello destinato, invece, alle faccende domestiche e a tutto il resto.
Eppure, in qualche modo, per sei anni la mia famiglia è riuscita a barcamenarsi, a trovare un equilibrio e a stare a galla. Con tanti compromessi e molto stress, con tante rinunce (specie, purtroppo, da pare mia), con un investimento per fortuna sostenibile in una scuola per l’infanzia privata, che i miei figli hanno cominciato quando erano molto piccoli. Ma da quando Davide ha iniziato la scuola primaria, la sfida ha raggiunto un livello superiore e l’equilibrio ormai consolidato ha richiesto uno sforzo significativo per riuscire in qualche modo a reggere. Sì, perché nel mio comune di residenza, un paesone vesuviano che sfiora i 40.000 abitanti, le scuole elementari non offrono la possibilità del tempo prolungato (esiste una sola sezione di una singola scuola che lo mette a disposizione). I bambini, quindi, tornano a casa tutti i giorni per pranzo, e devono naturalmente fare i compiti a casa.
Un impegno quotidiano importante che, se entrambi i genitori lavorano, in assenza di scuole a tempo pieno finisce col ricadere su nonni e parenti (ammesso che siano disponibili o in condizione di sobbarcarsi l’onere) o aiuti a pagamento (baby sitter, centri di doposcuola privato, personale che materialmente recupera i bambini a scuola e li porta nel “posto” dove dovranno trascorrere il pomeriggio…). La mia condizione di lavoratrice autonoma si è rivelata, da questo punto di vista, davvero privilegiata, perché ha consentito alla nostra famiglia di consolidare una nuova routine senza investire cifre che sarebbero state importanti e garantendo a nostro figlio quello che ci pare essere il supporto migliore possibile in questa fase della sua vita. Sono felice di potergli dedicare finalmente del tempo in via esclusiva, di preparargli personalmente il pranzo ogni giorno e di sostenerlo nel suo percorso scolastico appena iniziato. Ma la conciliazione tra maternità e famiglia ha richiesto inevitabilmente uno sforzo ulteriore, l’ennesimo riassetto e gli ennesimi compromessi.
Quanto sarebbe più facile, invece, conciliare tutto con una scuola a tempo pieno? Me ne sono accorta davvero in queste prime settimane d’estate, da quando Davide frequenta un campo estivo che lo tiene impegnato anche a pranzo e nelle prime ore del pomeriggio. Da quando io riesco a fare il doppio delle cose che faccio normalmente, per poi dedicarmi ai miei figli con pienezza e serenità nel resto della giornata. La possibilità di scegliere il tempo pieno a scuola farebbe la differenza per molte famiglie e, soprattutto, per molte madri che lavorano. Rappresenta un servizio minimo che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini, un segnale di civiltà, un’opportunità basilare. Che però, evidentemente, è ancora negata a moltissime famiglie.
6 Commenti
Pensa che dove sto io campi Bisenzio nella provincia di Firenze è l esatto contrario!!! Pazzesco …!!!nel nostro caso abbiamo preferito la scuola privata paritaria perché offere un percorso didattico nettamente superiore e di gran gioia per lo studente , cosa che aime non sempre la scuola pubblica almeno qui in questo contesto abitativo riesce sempre a dare vista anche la gran popolazione straniera con le più svariate difficolta’
Non lo trovo molto accettabile che non ci sia offerta di scuole a tempo pieno. Sono anche convinta che per ottenerla siano le famiglie a muoversi e a chiederle. Qui da me le scuole a tempo pieno ci sono ma so che è perché a suo tempo.si sono attivati i genitori per richiederle. Io libera professionista con orari da rispettare, e lui con una attività e orari da.rispettare, senza tempo pieno non avrei la più pallida idea come fare.
Hai perfettamente ragione!!! Io senza il tempo pieno alla materna ed alle elementari (pubblici), non riuscirei a lavorare. Anzi, a me servirebbe pure un tempo pieno più lungo, che si può ottenere con il doposcuola a pagamento. Cifre che alla fine pesano sul bilancio e di cui cerco di fare a meno, ma che sono comunque ancora sostenibili per un servizio che almeno c’è in tutte le scuole del circondario.
E così dovrebbe essere in tutta Italia!
Peccato che nei programmi politici di destra, centro o sinistra che siano, di questo non si parla o, se se ne parla (ma non mi pare proprio), poi non si fa nulla.
Io abito in una città lombarda. Nella maggior parte delle scuole primarie sono previsti tre rientri pomeridiani a settimana fino alle 16, nelle restanti scuole tutti i pomeriggi. Nei due pomeriggi senza rientro c’è il servizio doposcuola a pagamento (costi non elevati). È disponibile anche il servizio prescuola. Mi stupisce che nella tua regione non siano garantiti questi servizi… Ho appena concluso una vacanza dalle tue parti; sono stata per la prima volta a Napoli e mi è piaciuta molto, dalla pizza da Concettina ai Tre Santi al Cristo Velato passando per il Cimitero delle Fontanelle… Tante meravigliose esperienze diverse.
Annosa questione. Primo figlio solo tempo prolungato. Seconda pieno. Molto meglio il pieno, e se ci fosse un servizio pre- post scuola sarebbe anche meglio. E’ un cane che si morde la coda. Quanto occupazione femminile c’e’? (e quindi persone che hanno bisogno del tempo pieno come dell’aria), e quanta occupazione femminile è disincentivata dalla sua mancanza?
Ah, e non perchè voglia liberarmi a tutti i costi dei miei figli: ma 8-16 non copre il tempo di un contratto di lavoro di 8 ore (piu’ mezz’ora di pausa) nemmeno essendo in possesso di un teletrasporto.