Sono stata il vostro confine, l’orizzonte fisico delle vostre esistenze. Per una quarantina di settimane sono stata il budello in penombra entro il quale dormivate e mangiavate, sognavate e scoprivate che gusto può avere la vita. Non eravate nulla senza di me, non eravate nulla al di fuori di me. Poi, come natura comanda, vi siete liberati dalle membrane trasparenti in cui il mio corpo vi aveva avvolto, e vi siete dati in pasto al mondo. In un attimo preciso e indimenticabile, glorioso eppure disarmante, si è creato un confine eterno tra di noi. E, allo stesso tempo, il confine della mia persona è stato squarciato per sempre. Se prima ero solo dentro di me, adesso sono anche dentro di voi.
Eppure, da quel giorno, non faccio che essere ancora il vostro confine metaforico. Non faccio che contenere la vostra irragionevolezza bambina, mi adopero per individuare dei limiti ai sentieri che io stessa contribuisco a tracciare per voi e con voi. Separo il bene dal mare, distinguo ciò che è giusto da quello che invece vi danneggia e compromette la vostra felicità. Ci provo, in realtà, con una sicurezza che non posso che inventarmi ogni giorno. Improvvisando, qualche volta. Boccheggiando, quasi sempre, per la straordinarietà dello sforzo che mi viene richiesto. I limiti umani della mia maternità sono diventati il vostro nuovo confine, mutevole eppure insormontabile.
Voi, d’altro canto, avete tracciato un nuovo margine invalicabile intorno alla mia esistenza. Siete il segno indelebile entro il quale mi muovo, qualsiasi cosa stia facendo o tentando di fare. Che io sia felice o disperata, che sia sola o in compagnia. Siete, anche quando siamo lontani, addirittura quando non è a voi che penso, l’orizzonte ultimo entro il quale si snodano il mio pensiero e il mio sentimento.
Non siete la mia vita. Siete il confine che la delimita. Siete ciò che mi fa dire che non tutto è perduto, finché voi state bene. E che nient’altro avrebbe senso, se voi vi perdeste.
Fare dei figli vuol dire lacerare definitivamente i margini della propria persona, e allo stesso tempo limitare in qualche modo il proprio orizzonte. Rinunciare in eterno a un pezzo di sé, e accettare che una parte significativa della propria persona viva in qualche modo dentro qualcun altro.
Spalancare i confini di se stessi, eppure serrarne di nuovi, e inviolabili, intorno a sé. La cosa più naturale che esista, eppure la più pazzesca.
2 Commenti
un post STUPENDO, che accomuna tutte noi mamme e che, al tempo stesso, ci rende immensamente uniche come lo sono i nostri figli! complimenti per la capacità narrativa, leggerlo è stato emozionante e introspettivo al tempo stesso. Son settimane che mi sto chiedendo se sto andando nella direzione giusta, quali atteggiamenti posso migliorare per evitare scontri e movenze da “generale”, ma poi mi rendo conto che proprio questi paletti saranno i trampolini per la loro autonomia futura. E allora so che tutto sta andando bene. Buona giornata a tutte
Grazie davvero.