Nel corso della mia vita ho fatto sempre fatica a dimenticare certe cose: un amico, un viaggio, un’emozione. Tendo a perdonare i torti, in qualche modo, ma purtroppo, spesso, non riesco a dimenticarli. Sono anche un po’ maniaca del controllo, come se non bastasse: cerco di compensare il caos che regna dentro di me tenendo il più possibile ordinata la mia vita “di fuori”. Le scadenze, la scrivania, la dispensa, il computer.
Però sono una mamma, e una donna, parecchio svampita. Perdo le cose, da sempre. Finisco col dover rifare la carta d’identità almeno due volte l’anno, e ormai quando spariscono le chiavi di casa aspetto almeno una settimana prima di pensare di cambiare la serratura. Tanto so che prima o poi spuntano fuori da sole, all’improvviso. Quando andavo al liceo ho perso il libro di Biologia nel tragitto dalla stazione ferroviaria alla scuola. Ce l’avevo in mano: non sono mai riuscita a capire che fine abbia fatto. E poi non ho la minima memoria fotografica. Sono capace di cominciare a guardare un film e di accorgermi dopo solo mezz’ora che in realtà l’ho già visto in precedenza. E di non riconoscere persone che magari ho frequentato per anni, prima di perderle di vista.
Sono cervellotica e pesante sulle cose “serie”, tanto quanto sono distratta e svampita in quelle che in qualche modo percepisco come “relative”. Sulla proprietà degli oggetti, in modo particolare: i miei cellulari, non a caso sempre scadenti e molto economici, superano raramente l’anno e mezzo di vita. Se ne contano di smarriti, rubati, disintegrati e persino annegati: nel mare, nella birra e nelle bolle di sapone. E se un giorno dovessi divorziare, penso che sarebbe soprattutto a causa della poca attenzione che presto al conservare i soldi. Non nel senso che ne spendo troppi, anzi: intendo dire che li butto nella borsa senza attenzione e senza criterio. Mea culpa.
Ho iniziato un’agenda, quest’anno. Per la settecentesima volta nella mia vita. Ma cerco di usarla con più costanza delle altre volte, perché ora che sono anche più impegnata e più stanca di qualche anno fa (nonché più, ehm, anziana…) ho davvero bisogno di appuntare le cose, di non perdere i pezzi. E siccome due volte su tre non mi accorgo che i miei figli tornano a casa dall’asilo con zaini non loro, personalizzare le loro cose con delle coloratissime etichette personalizzate Stikets mi è sembrata una soluzione molto utile per una mamma svampita come me. Con la speranza, tra l’altro, di insegnare loro ad aver più cura delle piccole cose rispetto a quanto riesca a fare la madre distratta che si ritrovano. E ricordare ai miei figli una volta di più che le etichette termoadesive sono perfette per le t-shirt e quelle adesive per i quaderni, gli astucci e finanche per le scarpe, ma non dovrebbero mai, per nessuna ragione, essere appiccicate alle persone.
Peccato solo di non potermi etichettare il cervello. Qualche volta, davvero, mi sarebbe di grande aiuto.
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1 Commenti
Li uso anche io…quando mi ricordo di metterli sulle cose… ;P