Com’era. Com’è.

by Silvana Santo - Una mamma green

Il mio cuore riposa. Tra pietre millenarie e spiriti ancestrali. Circondato da rune misteriose, rituali arcaici, tracce di un passato remotissimo. Si rigenera nel silenzio di scogliere affilate, si perde nella vista di isole nebbiose abitate da una moltitudine di anime sconosciute e benevole.

Il mio cuore si culla nelle musiche sacre dei druidi, si affida alla mano potente e materna delle divinità norrene, si abbandona agli inni e agli incensi paleocristiani. Si rifugia nell’umidità erbacea delle sepolture preistoriche e nella penombra dorata dei monasteri medievali. Il mio cuore si nasconde tranqullo tra rovine diroccate, conigli selvatici e armenti al pascolo.

Il mio cuore si solleva con la forza del vento occidentale. Si libra insieme a gabbiani nordici col piumaggio giovanile, memori di un nido lasciato al momento giusto ma che fa sentire, prepotente, la nostalgia di sé. Il mio cuore spicca un volo radente insieme a nugoli di corvi lucenti come ossidiana, invadenti e indifferenti a un tempo, come il tempo. Atterra su scogli di granito insieme ai cormorani, docili alla vita che la vita ha scelto per ciascuno di loro.

Il mio cuore canta alla voce inconfondibile dell’Atlantico. Al ritmo delle sue maree poderose, al suono della risacca lenta della sera che lambisce le sue spiagge infinite. Si bagna dei suoi flutti gelidi colorati d’acciaio, si lascia sopraffare dai suoi odori densissimi e unici. Salini. Uterini. Primordiali ed esiziali insieme.

Il mio cuore corre su prati smeraldini e brughiere tempestate di fiori selvatici. Insegue nuvole evanescenti, scivola sul dorso di arcobaleni luccicanti di pioggia fresca. Danza al trillo delle fate, ride al fruscio degli elfi, esita al passo dei giganti. Trema al canto agghiacciante delle banshee. Il mio cuore vive. Si specchia in un lago glaciale e, finalmente, si riconosce. Il mio cuore freme caldo e leggero di libertà.

[Il mio cuore boccheggia. Fugge lontano da me e dai confini asfittici in cui si dipana la mia vita. Cerca di tornare al mondo a cui appartiene, disperato ed esausto. Solitario e dolente. Il mio cuore boccheggia come un pesce preso all’amo, stanco finanche di dibattersi. Rallenta il ritmo per ritardare la resa, dilaniato tra disperazione e responsabilità. Il mio cuore scrive il proprio epitaffio. Si nasconde e si rintana nel buio, in attesa di una luce nuova che lo possa salvare].

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