Tratto dalla mia rubrica “Diario di ECOmamma” su La Nuova Ecologia (numero di maggio 2013)
Lo confesso: la prima volta che ho cambiato mio figlio, sono stata felice che indossasse uno di quegli inquinantissimi pannolini usa e getta del reparto maternità in cui è nato. Le prime feci dei bambini, il meconio, sono una disgustosa sostanza verdastra e appiccicosa, che in caso di fuoriuscite indesiderate risulterebbe, suppongo, davvero difficile da gestire. Appena rientrati a casa, però, ho detto addio ai pannolini tradizionali – realizzati con materiali plastici molto inquinanti, trattati con sbiancanti a base di cloro e contenenti gel ad alta assorbenza che surriscaldano le parti intime dei bebè – in favore di una soluzione più sostenibile, sulla quale avevo ragionato fin dai primi mesi di gravidanza.
Qui, però, mi tocca subito un’altra confessione: per i primi tempi in compagnia di Davide ho deciso di rinunciare ai pannolini lavabili e ricorrere ai più pratici monouso. Nelle loro prime settimane, i neonati richiedono in media 8-10 cambi al giorno, producono deiezioni liquide difficili da contenere e, soprattutto, richiedono ore e ore di cure da parte dei loro genitori. Aggiungeteci che mio figlio è nato in pieno inverno e perdonerete, forse, la deroga momentanea all’uso dei lavabili. Il compromesso? Pannolini usa e getta a basso impatto ambientale, del tutto o in parte compostabili, realizzati con amido di mais e altre sostanze naturali, privi di cloro e (quasi) di gel assorbenti. Finora ho sperimentato un paio di marchi di pannolini biodegradabili, che hanno superato la prova: in termini di assorbenza competono con quelli di plastica e, soprattutto, rispettano la pelle dei piccoli.
L’idea, comunque, resta quella di passare ai lavabili appena possibile, contando anche sul favore dell’estate. In tema di lavabili, la scelta è davvero ampia. Si va dai modelli all-in-one, formati da un unico pezzo simile agli usa e getta (pratici da usare, ma con tempi di asciugatura piuttosto lunghi) ai “prefold”, con una parte interna assorbente da ripiegare e una eventuale mutandina esterna impermeabile, fino ai modelli “pocket”, con una tasca in cui inserire uno o più strati di tessuto assorbente. Per tutti, giurano produttori e utilizzatori, i vantaggi si sprecano, sia in termini economici, sia dal punto di vista ambientale (nel corso della sua vita “pannolinata”, ogni bambino genera, suo malgrado, circa una tonnellata di rifiuti). La scelta dei lavabili, infine, si rivela azzeccata anche per il benessere dei pupi, garantendo una maggiore traspirabilità, evitando al bimbo il contatto con sostanze tossiche e aiutandolo a mantenere le anche nella posizione più corretta.