Ha un nome che tradisce le sue origini toscane, una bicicletta pieghevole e un sito in cui racconta le sue avventure in giro per l’Europa. Aveva anche una casa e un lavoro “normali”, ma li ha mollati di soppiatto per inseguire un soffio d’aria fresca che spirava da una finestrella aperta all’improvviso dentro di lui. E ora prova, strada facendo, ad aiutare i bambini cardiopatici dei paesi che visita. Vieri Cammelli è un viaggiatore, un blogger, ma soprattutto un sognatore. Il suo progetto, un po’ romantico e un po’ visionario, si chiama BiCicladi, e lui stesso lo racconta in questa intervista che a tratti diverte e a tratti commuove.
Cominciamo dall’inizio: che ci fai a zonzo per l’Europa in sella a una bicicletta?
Beh, ecco, ho perduto una scommessa con mio padre e la posta in palio era che avrei dovuto raggiungere la Thailandia in bicicletta. In qualche modo dovevo pur partire, no? L’Europa pertanto mi sembrava lo step iniziale più comodo … e del resto anche obbligato!
Sii serio Vieri, cosa facevi prima di partire, e come mai hai deciso di “mollare tutto e andare”?
Allora, la storia è abbastanza lunga, ma proverò a essere sintetico! Dopo una vita molto normale e 8 anni di lavoro come promotore per MSC Crociere, ho cominciato a sentire che la mia condizione era opprimente e insoddisfacente. Avevo la chiara sensazione che non “potesse essere tutto lì”. Mi ero impigrito troppo, adagiandomi nelle mie certezze e nei miei finti comfort. Se poi aggiungiamo il fatto che mi trovavo in una relazione sentimentale tanto incredibile quanto clandestina, ogni mattina mi svegliavo col desiderio di voler cambiare la mia sorte. E così ho deciso di staccare per un periodo, da tutto: ho lasciato il lavoro, ho preso una bicicletta pieghevole e sono partito per la Grecia, con l’intenzione di pedalare alle Cicladi, la scorsa estate, per un po’. Oltre ad aver visto luoghi strepitosi ed aver conosciuto persone magnifiche, ho iniziato a tenere un blog (che io considero più come un diario di viaggio) in cui giornalmente condividevo la mia esperienza con amici e famiglia. Col passare delle settimane, BiCicladi è cresciuto, ed io con lui. Diverse sono state le persone che in seguito mi hanno ringraziato per quello che ho fatto e per il modo in cui lo ho fatto, rendendomi orgoglioso e felice. Non ho mai badato alla quantità, al numero dei follower, bensì alla qualità delle emozioni trasmesse.
Ma poi dalle Cicladi sei tornato…
Esatto, e ho cercato di riprendere una vita “socialmente accettabile”, ma non ci sono riuscito.Ho accettato un lavoro, ma poi mi sono accorto che la voce del cuore era troppo più forte di quella della ragione, e non potevo più metterla a tacere. Inconsciamente avevo iniziato un percorso che sarebbe stato un peccato chiudere subito. Come se, in quei 64 giorni sulle isole greche, avessi dischiuso una finestrella verso una nuova stanza di me, dalla quale un’aria nuova aveva cominciato a spirare. Tuttavia io quella stanza ancora non ero andato a scoprirla, e sapevo che, se non l’avessi fatto, l’avrei rimpianto per il resto dei miei giorni. A 32 anni ero in un momento della mia vita in cui, senza figli, fidanzata, mutuo, lavoro, e con qualche risparmio ancora da parte, potevo farlo. E allora ho scelto di ripartire, questa volta in maniera molto più seria. Tagliando ogni tipo di radice, ipotizzando un itinerario, dedicando un budget, organizzando il minimo indispensabile e null’altro. Partire, essere di nuovo sulla strada, era il mio unico desiderio. Ed è esattamente quello che ho fatto.
Nel tuo viaggio stai visitando degli ospedali pediatrici con l’obiettivo di raccontare quello che vedi e raccogliere fondi. Qual è il tuo rapporto con i bambini?
Sono a mio agio coi bambini, mi sento me stesso e credo davvero che l’animo di un bambino sia quello che per tutta la vita dovremmo cercare di non dimenticare mai. Viviamo circondati da obblighi, doveri sociali, ansie, ambizioni inutili, falsità, disinformazione, e spesso non ricordiamo più che cosa voglia dire andare in giro scalzi, sporcarsi, non curarsi del proprio aspetto e di quello che indossiamo, sorridere con sincerità ed essere liberi. Sono felice quando, in giro per i posti che sto visitando, gioco a pallone con bambini che non conosco, o incontro i loro sguardi curiosi quando piego la bicicletta. Ci sono linguaggi che non hanno bisogno di traduzioni, e quello tra bambini è il mio preferito in assoluto. Tra le persone che più mi mancano ci sono Andrea e Giulia, i figli di mia sorella Cristina (Cristina è la bravissima blogger di OminoUovo, ndr). Hanno 2 anni e 10 mesi e li sto vedendo crescere via Facebook e WhatsApp. So che mi sto perdendo molto, ma spero di essere un giorno anche per loro una sorta di esempio da seguire. Ci sto lavorando, insomma.
E il progetto di beneficenza?
Si chiama Riding Hearts, ed è nato quasi per scherzo. In sostanza mi ripropongo di visitare strutture ospedaliere dove la onlus Bambini Cardiopatici nel Mondo presta il suo servizio, raccontando delle loro situazioni e delle missioni in cui sono impegnati. La speranza è che, così facendo, si riesca ad attivare una raccolta fondi benefica e che il mio viaggio, pertanto, non sia qualcosa per me unicamente. Anche qui non conteranno i numeri (per quanto saranno comunque importanti), bensì la qualità – o in questo caso la profondità – del messaggio che ho preso l’impegno di provare a comunicare. Qualche giorno fa ho visitato il primo ospedale per bambini, a Bucarest, e ho raccontato la mia esperienza in un post, sollecitando l’inizio della raccolta fondi (in fondo all’intervista trovate tutte le informazioni per contribuire, ndr). Poi, in corso d’opera, dovrebbero arrivarne degli altri … insomma, staremo a vedere!
Qual è la cosa più importante che hai imparato nei tuoi viaggi più o meno solitari?
Devo ammettere che il “mollare tutto e partire”, quando il momento arriva, è già un viaggio in sé ed è forse il più complicato. Salutare famiglia e amici senza sapere quando avrei potuto riabbracciarli mi è costato molto. Ma la scelta era stata presa: avrei sfidato me stesso, mi sarei messo alla prova, avrei conosciuto luoghi e persone nuove, avrei appreso nuove arti e avrei fatto nuove esperienze; sarei andato a scoprire che cosa la vita tenesse in serbo per me e – cosa più importante – sarei cresciuto come uomo. Come persona. Questo era quanto avevo già appreso nei miei viaggi precedenti, ed era arrivato il momento di continuare su quella via, lontano da stupidi pregiudizi e paure autoindotte, portando con me solo quello che davvero avrebbe potuto servirmi e lasciandomi guidare dall’istinto e dal flusso delle cose. Credo che nulla accada per caso, specialmente quando viaggi da solo. Se lo fai nella maniera giusta (o per lo meno quella che io ritengo tale), le porte che ti si aprono sono davvero innumerevoli. Verso il mondo e verso te stesso. Basta soltanto portare con sé un sorriso, imparare a dire grazie in altre lingue, non aver paura di parlare, chiedere se necessario e dare ogni volta che puoi, basando la propria vita su poco … e allora l’energia che si genera è estremamente positiva, e attrae energia dello stesso tipo. I momenti duri sono tanti, le difficoltà esistono e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, ma se la base è quella allora tutto poi ti appare come un disegno. E tu non puoi che essere grato per aver imparato a considerare tutto quello che la vita ti dà – o toglie – in ogni caso, come un regalo.
Hai mai avuto paura? E voglia di tornare indietro?
Ogni giorno. E ogni giorno ci penso, soprattutto in quei momenti in cui mi sento stanco, o lontano da casa, o giù di morale, o semplicemente alle prese con problemi che non devo dimostrare a nulla e nessuno di essere in grado di superare. Ma poi penso che, se mi lasciassi vincere da quei pochi attimi di scoramento e tornassi indietro adesso, sarei sì rilassato, circondato da affetti e magari anche felice, ma lo sarei soltanto per pochi giorni. Poi tornerei a provare quell’irrequietezza che ho sempre in qualche modo provato, con l’aggravante però che, a quel punto, i rimpianti e i rimorsi avrebbero il sopravvento. Oltre a ciò, non avrei più modo di vivere tutte quelle meravigliose esperienze che ho la fortuna di poter vivere adesso, e condividerle con tutte quelle persone che stanno “viaggiando insieme a me” … quindi per ora non se ne parla proprio! 🙂
Utilizzi un pannello solare per ricaricare i tuoi dispositivi: quanto è importante per te la sostenibilità ambientale?
Faccio molta attenzione a questo tema. Non è un caso che, da quando mi è stata rubata l’auto (proprio appena rientrato dalla Grecia … chiaramente un segno!), mi sono sempre spostato unicamente con mezzi e bicicletta. E non è un caso che abbia scelto una bici pieghevole per il mio viaggio, dal momento che mi consente di avere totale libertà nei miei spostamenti, scegliendo quando muovermi su due ruote e quando invece usare treni o autobus. Il pannello solare, invece, ho pensato che potesse tornarmi utile nel caso in cui decida di pedalare per diversi giorni di fila, campeggiando per la notte dove capita e servendomene così per ricaricare i devices con cui viaggio. Per ora, a essere sinceri, lo ho utilizzato ancora poco … ma è davvero un gran bell’aggeggio. Mi permette di essere autonomo al 100% e di poter mantenere il mio viaggio a impatto zero quasi del tutto! Una piccola menzione vorrei spenderla così per Brompton Italia, Brompton Junction Milano e Tregoo, per aver creduto in me e nel progetto, e per avermi fornito parte del materiale con cui viaggio. Sono loro gli unici sponsor, puramente tecnici, che ho cercato e voluto come compagni di avventura.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Fin dove vuoi arrivare in sella alla tua bici pieghevole?
Beh, in questo esatto momento mi trovo a Belgrado, al 43 esimo giorno di viaggio, trascorso per ora quasi unicamente nei Balcani. Da qui la mia idea è di pedalare verso Nord, lungo il Danubio, passando Serbia, Ungheria, Slovacchia, quindi Polonia e paesi Baltici. Da lì arrivare a Helsinki, richiedere il visto per la Russia e poi salire sulla Transiberiana. Infine Mongolia e Cina, oppure chissà quali altri paesi, per arrivare fino in Thailandia. E poi lì si vedrà. Magari mi fermerò prima da qualche parte, magari deciderò di continuare, magari troverò una buona proposta di lavoro, magari scriverò un libro o magari mi innamorerò e metterò radici.
Sia chiaro, non voglio vivere la mia vita da vagabondo. Mi manca la mia famiglia, mi mancano i miei amici e so anche che ci sono altre cose che mancano nella mia vita in questo momento: un luogo dove potermi considerare “a casa” e senz’altro un amore. Ma entrambe queste cose è più facile che ora le incontri sulla mia strada, piuttosto che rimanendo fermo dove sono sempre stato.
Un porto sicuro e un luogo che è casa mia del resto c’è già è ci sarà sempre, e so che presto ci tornerò. Quando avrò scoperto che cosa c’era in quella stanza che tanto volevo andare a vedere, e così sarò completo. Senza rimpianti, sarò pronto per ritornare e ricominciare. Sperando, nel frattempo, di aver contribuito a creare qualcosa di buono. E, perché no, di essere tornato ad essere un uomo capace di ricordare che cosa voglia dire essere bambino.
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Come causale, indicare “BiCicladi – Il Cuore di Giampy”.